PD, PALUDE DEMOCRATICA - SULL’ELEGGIBILITA’ DEL CAV. E SUL RINVIO DEL CONGRESSO EPIFANI COMPATTA IL PARTITO: TUTTI CONTRO DI LUI…
Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"
La base, è probabile, non gradirà. Ma Guglielmo Epifani è convinto che Silvio Berlusconi sia eleggibile. E, soprattutto, che il Pd debba votare contro l'esclusione del Cavaliere nella giunta per le elezioni. Perché il nodo, ricorda il segretario parlando al gruppo dem della Camera, «è già stato affrontato altre volte» e i democratici non possono che attestarsi sulle posizioni assunte già in passato. Senza «fragilità identitarie». Non tutti però apprezzano, a partire da Felice Casson e Stefania Pezzopane, due dei membri Pd che decideranno il destino dell'ex premier.
La linea del segretario interpreta l'anima maggioritaria tra i parlamentari. Nonostante le proteste sul web e nonostante l'allergia dei militanti verso il ventennale avversario di Arcore. Nicola Latorre, ad esempio, si incarica di indicare le priorità. Fra le quali non emerge l'ineleggibilità: «È ormai acclarato che Berlusconi è il titolare di Mediaset. Ma l'attuale sistema di verifica che la legge costituzionale affida al Parlamento ha consentito in tutti questi anni di considerarlo eleggibile. Noi esamineremo con rigore anche questa ulteriore richiesta - promette - tenendo conto della prassi fin qui seguita. Ma è chiaro che occorre con urgenza una legge sul conflitto di interessi».
Sconsolata, Laura Puppato ammette: «Il problema di Berlusconi in Parlamento non esiste, perché lui in Parlamento non c'è mai: è un assenteista cronico». Come se non bastasse, i democratici sono alle prese anche con una delicata vigilia congressuale. L'ultima assemblea ha sancito con un voto che l'assise debba tenersi entro ottobre. Eppure potrebbe slittare, forse al 2014. Un cenno l'ha fatto ieri Epifani, rivolgendosi ai deputati e chiedendo di non comprimere i tempi del tesseramento. In privato, poi, il segretario è stato ancora più esplicito: «Dobbiamo affrontare un'ampia discussione politica. E solo dopo mettere in campo i nomi, perché farlo subito significherebbe innescare una guerra tra bande. Non è quello di cui il Pd ha bisogno».
Nel partito Matteo Renzi non si metterà di traverso, né Enrico Letta ha interesse a bruciare le tappe. I giovani turchi, invece, non gradiranno. Pronti con Gianni Cuperlo a tentare la scalata alla segreteria, insisteranno per rispettare gli impegni già assunti. Proprio Cuperlo mette in chiaro: «Il congresso si deve tenere al più presto. Nei circoli c'è delusione e sconcerto. Ma è assurdo aspettare che la rabbia si plachi. E comunque meglio militanti arrabbiati che abbandoni silenziosi». E anche Enzo Amendola si schiera: «Sono contrario al rinvio».
Prima di stabilire una data congressuale, comunque, il board democratico dovrà decidere se sdoppiare le figure di segretario e candidato premier. Se i veltroniani vogliono mantenere lo schema attuale - come anche D'Alema e Renzi - i giovani turchi spingono per dividere i destini dei due ruoli chiave. Davanti ai suoi deputati anche Epifani si è speso per questa seconda tesi, mostrandosi disponibile anche a ragionare sulla possibilità di non far votare solo gli iscritti. Magari attraverso una registrazione.
In attesa della decisiva direzione di martedì, nella quale il Pd è chiamato a sciogliere il rebus della riforma elettorale, Epifani ha cercato di motivare un gruppo parlamentare ancora scosso dal complicatissimo avvio di legislatura: «Dobbiamo avere più fiducia in noi stessi - ha detto - Il governo non può fare miracoli, non ha un euro, bisogna che lo dica. Il quadro economico è difficilissimo. Non siamo alla fine di un tunnel ma ad un bivio».
Non è mancato neanche un richiamo tutto interno, dopo l'incidente sul provvedimento sui partiti presentato da Zanda e Finocchiaro: «Andiamo subito in crisi per qualunque pressione esterna. La vicenda di ieri al Senato è emblematica, prima di presentare i provvedimenti pensiamoci bene. Se li presentiamo, difendiamoli».