IL PECCATO DI EVA - L’ANTIRICICLAGGIO DELLA GRECIA HA CHIESTO A PANAMA INFORMAZIONI SUI CONTI DELLA EX VICEPRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: EVA KAILI AVREBBE NASCOSTO 20 MILIONI DI EURO PROVENIENTI DAL QATAR NEL PAESE CENTROAMERICANO – “CALUNNIE” LE DEFINISCE IL DIFENSORE DELLA EUROPARLAMENTARE GRECA DEL PASOK - L’EURODEPUTATO ANDREA COZZOLINO È PRONTO A RINUNCIARE ALL’IMMUNITÀ: I LEGAMI CON I SERVIZI DEL MAROCCO E IL RUOLO DEL MARITO DELLA KAILI, LO "SCOPATORE INFLESSIBILE" FRANCESCO GIORGI...
-Giuseppe Guastella per corriere.it
Di certo c’è che l’Antiriciclaggio della Grecia ha chiesto a Panama di verificare se risultano trasferimenti di soldi dal Qatar a conti bancari di Eva Kaili e di suoi familiari, dopo che sui social greci si sono replicati a macchia d’olio post secondo cui la ex vicepresidente del Parlamento europeo avrebbe nascosto 20 milioni di euro nel Paese centroamericano. «Calunnie» le chiama il difensore di Eva Kaili, mentre l’europarlamentare Andrea Cozzolino è pronto a rinunciare all’immunità.
La richiesta del presidente dell’autorità Antiriciclaggio Charalampos Vourliotis, che aveva già congelato i beni della famiglia Kaili, risale al 29 dicembre quando hanno cominciato a girare notizie che dicevano che nella banca Bladex di Panama erano confluiti 20 milioni di euro su due conti intestati ad Eva Kaili, arrestata il 9 dicembre nell’inchiesta sulle presunte interferenze di Qatar e Marocco nel Parlamento europeo, mentre a suo padre Alexandros e sua madre Maria Ignatiadou erano arrivati su altri conti 4 milioni ciascuno. I soldi provenivano da Doha, dicevano i post.
L’esistenza dei conti era stata smentita già il 21 dicembre dalla Bladex che aveva definito «false le informazioni» dato che nella banca, che fornisce servizi solo ad altre banche o a imprese importanti, non risultano «fondi» riferibili in modo «diretto o indiretto» a persone coinvolte nell’inchiesta. «La falsità di questi ipotetici bonifici è provata oltre ogni dubbio», aveva rincarato l’avvocato di Kaili, Michalis Dimitrakopoulos.
Dopo l’arresto in flagranza di reato suo e di suo padre che si stava allontanando con 600 mila euro in contanti, la europarlamentare greca del Pasok non può contare sull’immunità fino alla richiesta di processo. Invece la Procura federale di Bruxelles ha dovuto chiedere al Parlamento la rimozione della protezione per il deputato campano Andrea Cozzolino, sospeso dal Pd, e per il suo collega italo-belga del gruppo S&D Marc Tarabella, coinvolti nell’inchiesta per associazione criminale, corruzione e riciclaggio.
Lunedì Tarabella ha detto di rinunciare all’immunità, ora si prepara a fare lo stesso Cozzolino dopo una lunga riunione via Zoom con gli avvocati Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Beco. Cozzolino è rimasto a Napoli dove lo ha raggiunto la notizia, non inattesa, della richiesta della magistratura. Non a caso il 21 dicembre a sorpresa aveva chiesto di essere ascoltato dai magistrati «per contribuire all’accertamento della verità, rinunciando a tal fine alle guarentigie dell’immunità parlamentare», in un annuncio che preannunciava di fatto la decisione futura.
E oggi, proseguendo su quella linea, dovrebbe chiedere di essere sentito anche dalla commissione Affari giuridici (Juri) dell’Eurocamera che dal 16 gennaio si occuperà del caso. In quella sede, Cozzolino dovrebbe ribadire l’intenzione di non avvalersi dell’immunità, anche se il regolamento del Parlamento europeo non concede al singolo eurodeputato il diritto alla rinuncia, la cui revoca deve essere discussa e poi decisa dall’Assemblea. Anche se tutto fa prevedere che la revoca ci sarà e anche in tempi brevi, vista la corsia preferenziale annunciata dalla presidente Roberta Metsola.
Nella vicenda del Qatargate il nome di Cozzolino è messo in primo piano dalla Procura federale di Bruxelles e dal giudice istruttore Michel Claise. Con il suo assistente Francesco Giorgi e con Antonio Panzeri, l’ex potente assessore campano farebbe parte della «squadra» in grado di condizionare l’orientamento politico di Socialisti&Democratici a favore di Qatar e Marocco.
Negli atti si parla di legami tra Cozzolino e i servizi segreti del Marocco, anche attraverso l’ambasciatore di Rabat in Polonia Abderrahim Atmoun dal quale avrebbe ricevuto, afferma Claise, ordini che arrivavano da Yassine Mansouri, il capo dell’agenzia Dedg che avrebbe anche incontrato personalmente. «Non ho fatto nulla, è inaccettabile», ha sempre ripetuto l’europarlamentare. I tempi perché si presenti ai giudici o sia convocato non sono prevedibili. «Ho massima fiducia nella magistratura del Belgio», afferma con una formula che è anche di maniera.
Ieri, rinvio al 16 gennaio in Appello a Brescia dell’udienza sulla consegna al Belgio di Maria Colleoni e di Silvia Panzeri, moglie e figlia del presidente dell’ong Fight impunity arrestato perché considerato il fulcro delle macchinazioni pro Qatar e Marocco. Non sono arrivate da Bruxelles le informazioni chieste dai giudici dopo che gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, difensori delle due donne (ai domiciliari), hanno sollevato dubbi sulle condizioni di vita nelle carceri belghe.