IL PEGGIOR NEMICO DI HAMAS È…HAMAS – IL MOVIMENTO TERRORISTICO PALESTINESE È SPACCATO IN DUE: L’ALA MILITARE, CHE SI NASCONDE NEI TUNNEL DI GAZA SOTTO LE BOMBE ISRAELIANE, CHIEDE, IN CAMBIO DI UNA TREGUA, IL RILASCIO DI MARWAN BARGHOUTI, LEADER DELLA SECONDA INTIFADA, L’UOMO IN TESTA A OGNI SONDAGGIO. MA L’ALA POLITICA, CHE VIVE NEL LUSSO DEL QATAR, SI RIFIUTA: È DISPOSTA A LIBERARE TUTTI GLI OSTAGGI, SENZA CONTROPARTITA, AFFINCHÉ SIA NETANYAHU A MOLLARE LA STRISCIA…
-Estratto dell’articolo di Francesca Borri per “la Repubblica”
Yahya Sinwar è irremovibile: in cambio degli ostaggi, o di una tregua, chiede il rilascio di Marwan Barghouti. Il più noto dei prigionieri. E il più amato. L’uomo che i palestinesi più vogliono riavere, è quello però che Fatah e Hamas più vogliono evitare. Proprio perché è saldamente in testa a ogni sondaggio. E spazzerebbe via tutti. I sondaggi lo danno al 47% in un eventuale elezione presidenziale.
Yahya Sinwar - il capo di Hamas dentro alla Striscia di Gaza […] - chiede tre prigionieri. Chiede Abdullah Barghouti, lo specialista di esplosivi di Hamas che tra i detenuti, è quello che sconta la pena maggiore: 67 ergastoli e 5.200 anni per una serie di attentati costati la vita a 67 israeliani.
Chiede Ahmad Sa’adat, il segretario del Pflp, il Fronte Popolare. Che tra i detenuti, invece, è il più simbolico. Ricercato come mandante dell’omicidio del ministro del Turismo Rehavam Ze’evi, si rifugiò nella Muqata e Arafat, per non consegnarlo finì sotto assedio. Fino alla morte.
E poi, appunto, chiede Marwan Barghouti, il leader della Seconda Intifada. Di Fatah. Condannato a 5 ergastoli e 40 anni. Tre nomi, uno di Hamas, uno del Pflp, uno di Fatah: è un segnale chiaro e forte. Yahya Sinwar mira all’unità. E mira a un nuovo sistema politico.
Perché sa di essere morto, ormai. Per Israele non è semplice localizzarlo, ma ieri mattina tra gli uomini di Hamas ci sono stati momenti di fibrillazione perché pare che Sinwar fosse molto vicino a un’area bombardata nella Striscia. Sinwar sa che non andrà via vivo dai tunnel. Né vedrà mai più la luce Mohammed Deif, il capo delle Brigate al-Qassam a Gaza, l’altro super ricercato da Israele.
[…] Marwan Barghouti ha molto più in comune con Sinwar che con il resto di Fatah. In questi mesi, le sue Brigate al-Aqsa hanno sfidato Abu Mazen. Quella di Yahya Sinwar non è la proposta di un’alleanza: è la sua ratifica.
Si parla sempre di Fatah e Hamas, ma ormai, tra Fatah e Hamas si è consolidato un partito trasversale: il Partito dei Prigionieri. Che per molti, sono le figure di riferimento. Sono quelli che si battono contro Israele, mentre Fatah e Hamas non pensano che al potere e agli affari.
Il Documento dei Prigionieri, redatto nel 2006 dai detenuti più autorevoli di ogni partito proprio per superare le faide, è ancora adesso la posizione ufficiale palestinese: allargamento dell’Olp ad Hamas, in cambio del suo riconoscimento implicito di Israele, e nuove elezioni con un sistema proporzionale che generi un governo di coalizione.
Yahya Sinwar è stato in carcere 23 anni. Marwan Barghouti 27 anni. E per nove anni sono stati insieme. E infatti, a opporsi a Yahya Sinwar è Khaled Meshal, tra i leader di Hamas a Doha. […] A lungo capo di Hamas, e suo leader più carismatico. Khaled Meshal è pronto a liberare tutti gli ostaggi, subito, senza contropartita: perché sia Netanyahu a tirarsi fuori da una guerra che combatte più per salvare se stesso che Israele, dice.
Ma soprattutto, perché teme Marwan Barghouti. A differenza di Yahya Sinwar, Meshal non è agli sgoccioli. E non vuole cedere ad altri quella che considera la vittoria del 7 ottobre.
E quindi, in queste ore ogni mossa di Hamas viene smentita da Hamas. Perché a decidere è Ismail Haniyeh, che è allineato con Khaled Meshal, ma la comunicazione è gestita da Basem Naim. Che sta con Yahya Sinwar.
Apparentemente, conta più Yahya Sinwar. Che sta a Gaza. E ha i combattenti. Ma non è così. Khaled Meshal ha il sostegno dei sostenitori di Hamas. Ha dalla sua il Qatar, dove vive. Ha dalla sua anche l’Egitto di al-Sisi, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, che vogliono la normalizzazione con Israele. E anche l’Iran. […]
Il prolungarsi della battaglia a Gaza […] conduce Hamas allo smarrimento. Che sia vero o no che Netanyahu voglia forzare i palestinesi ad andare via, il ritorno a casa degli sfollati si fa ogni giorno più difficile. Proprio come quello dei leader di Hamas. Che vagano di capitale in capitale. In Qatar, c’è l’Ufficio Centrale: ma anche la base militare Usa. E gli agenti del Mossad sono ovunque. L’addetto stampa di Haniyeh ha un’aria spersa. Novità? chiedi. E ti dice solo: non so neppure dove sarò domani.
DAGOREPORT DELL’11 NOVEMBRE 2023 - NELLA GUERRA IN MEDIORIENTE STA PER CAMBIARE TUTTO: HAMAS È SPACCATO IN DUE - L’ALA MILITARE, CHE COMBATTE CONTRO ISRAELE NELLA STRISCIA, È IN-GAZATA NERA CON QUELLA POLITICA, GUIDATA DA ISMAIL HANIYEH, CAPACE SOLO DI DARE ORDINI E FARE LA BELLA VITA IN QATAR