PENSAVATE CHE ERDOGAN SPINGESSE PUTIN A FARE LA PACE? MACCHÉ, HA BADATO AI CAZZI SUOI - NELL’INCONTRO TRA I DUE IN KAZAKISTAN, IL PRESIDENTE TURCO HA PARLATO SOLO DI AFFARI - PUTIN HA PROPOSTO AL DITTATORELLO DI ANKARA DI CREARE NEL SUO PAESE IL PIÙ GRANDE DEPOSITO DI GAS D'EUROPA - LA TURCHIA È SEMPRE PIÙ L'UNICO STATO EUROPEO CHE ACCOGLIE I RUSSI A BRACCIA APERTE. NEL 2022 GLI SCAMBI COMMERCIALI TRA I DUE PAESI HANNO GIÀ SUPERATO I CINQUANTA MILIARDI DI DOLLARI, BEN OLTRE I 34 DEL 2021…
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Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Nelle foto, il più sorridente è sempre Recep Tayyip Erdogan. Anche ieri il presidente della Turchia ha svolto il suo compito. Grandi dichiarazioni di principio, e altrettanto ottimismo. «Una pace equa in Ucraina può essere raggiunta con l'aiuto della diplomazia», ha detto sottolineando come nella guerra non ci saranno vincitori mentre in una pace giusta non esistono sconfitti. «Il nostro obiettivo è quello di fermare al più presto lo spargimento di sangue, giungendo a un armistizio».
C'era grande aspettativa per il colloquio tra Erdogan e Vladimir Putin, avvenuto ad Astana, capitale del Kazakistan, durante la Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia. Pochi giorni fa, il giornale turco Milliyet , molto vicino al suo governo, scriveva che Ankara già aveva trasmesso a Washington la proposta di organizzare un dialogo dei Paesi occidentali con la Russia sull'Ucraina. In assenza di qualunque rappresentante di Kiev, perché questa sembra essere la pregiudiziale più importante posta da Mosca a un eventuale negoziato.
L'atteso incontro è durato circa un'ora e mezzo, così ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Non si è parlato di pace, ma di affari. «Il tema di una ricomposizione russo-ucraina non è stato discusso». Il presidente russo si è complimentato con la controparte.
«Malgrado le difficoltà, io e lei troviamo comunque la possibilità di incontrarci regolarmente, di comunicare, e questo produce buoni risultati». Per la Turchia, senz' altro. Infatti, Putin ha proposto a Erdogan di creare nel suo Paese il più grande deposito di gas d'Europa. «Se c'è il vostro interesse e quello di eventuali altri acquirenti, potremmo farlo e regolare i prezzi ad un livello normale di mercato, senza alcuna influenza politica».
La Turchia è sempre più l'unico Stato europeo che accoglie Putin e la Russia a braccia aperte. Nel 2022 gli scambi commerciali tra i due Paesi hanno già superato i cinquanta miliardi di dollari, ben oltre i 34 del 2021, che già erano un record. Dall'inizio dell'anno, sono quasi diecimila i russi che hanno acquistato una casa in Turchia. E poi c'è la politica.
«Grazie alla collaborazione con la Turchia, e non con l'Occidente, la Russia resta nella serie A internazionale, come dicono gli sportivi». La tesi del politologo Stanislav Tarasov è chiara. Ma quando un vertice finisce con un nulla di fatto, è lecito interrogarsi sulle cause. Qualche analista di parte russa si dice convinto della frenata degli Usa, che vogliono attendere l'esito della controffensiva dell'Ucraina.
Altri sostengono che Mosca preferisce fare da sé, senza ricorrere a intermediari. Sergey Lavrov, intercettato non certo per caso nei corridoi della Conferenza di Astana dal corrispondente della agenzia statale Izvestia , sembra rivolgersi direttamente agli Usa. «Noi non diciamo di essere aperti al dialogo di punto in bianco. In Occidente continuano a dire che non si parla con la Russia, che ci parlerà Zelensky quando la sua posizione negoziale sarà più forte.
Quindi, siamo obbligati a dire che nessuno si è rivolto a noi con proposte serie. Non correremo dietro a nessuno. Washington, come si dice dalle nostre parti, ha sette venerdì in una settimana, quasi quanti ne ha Zelensky. Quindi, noi non diamo alcun suggerimento. Ma se ci saranno proposte concrete e serie, saremo pronti a esaminarle».
Con posizioni lontanissime, con grande lentezza, il treno della diplomazia sembra essere di nuovo in movimento. Lo conferma anche l'ultima dichiarazione di Peskov, improntata a un notevole realismo politico. «Gli obiettivi dell'Operazione militare speciale non cambiano. Tuttavia, ribadiamo di essere disposti a raggiungerli attraverso un negoziato». Ma la strada è ancora lunga, e al momento non si capisce chi potrebbe essere il macchinista.