SULLE PENSIONI MACRON HA VINTO UNA BATTAGLIA. MA LA GUERRA È APPENA INIZIATA – LA SFIDUCIA AL GOVERNO NON È PASSATA PER APPENA 9 VOTI E ORA LE OPPOSIZIONI MINACCIANO DI PARALIZZARE I LAVORI DEL PARLAMENTO. 250 TRA DEPUTATI E SENATORI HANNO PRESENTATO UNA RICHIESTA DI REFERENDUM ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER ABROGARE LA LEGGE. I GIUDICI POTREBBERO PRONUNCIARSI ANCHE SULLA COSTITUZIONALITÀ DEL TESTO – DUE TERZI DEI FRANCESI È CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI, E LA PREMIER ELISABETH BORNE SEMBRA UNA “DEAD WOMAN WALKING”…
-Estratto dell’articolo di Gaia Cesare per “il Giornale”
La sfida in Aula è vinta per un soffio, ma la Via Crucis per Emmanuel Macron è appena cominciata. L’entrata in vigore della riforma delle pensioni segna un punto di non ritorno per la presidenza. […]
La piazza ribolle e la rabbia non accenna a placarsi in strada, […]. I due terzi dei francesi restano contro la riforma delle pensioni e si dichiarano ormai contro il governo di Elisabeth Borne.
La «coalizione delle opposizioni» emersa in Assemblée Nationale, seppure ha mancato l’obiettivo di sfiduciare la premier per appena 9 voti, è pronta a rendere un inferno il futuro dell’esecutivo. Una richiesta di referendum di iniziativa condivisa è già stata presentata alla Corte Costituzionale. Firmata da 250 deputati e senatori, è stata ritenuta ammissibile ed è stata già inviata alla Corte, che ha un mese di tempo per esaminarla.
E la Corte Costituzionale (investita della questione dalla stessa premier) potrebbe essere anche chiamata - attraverso la richiesta di almeno 60 parlamentari - a esprimere un parere sulla costituzionalità del testo. Anche in questo caso avrebbe un mese per esaminare il ricorso, 8 giorni se il governo chiedesse la procedura d’urgenza. La procedura porterebbe alla sospensione della riforma.
Ma la battaglia politica, già cavalcata dagli anti-Macron a causa della mancanza di una maggioranza assoluta per il presidente, nelle prossime settimane è destinata a essere combattuta su ogni singolo provvedimento che l’esecutivo intende portare avanti d’ora in poi, con il forte rischio del moltiplicarsi di nuove mozioni di sfiducia.
[…] La premier Borne, sopravvissuta all’Aula, appare a molti una dead woman walking, una leader di governo defunta, anche se ancora in carica.
Il rischio imminente, per la Francia, è la paralisi governativa e parlamentare. Il governo sarà messo continuamente alla prova e sotto scacco. Macron sembra confermarsi il presidente del caos e la fine del suo mandato rischia di puzzare come la spazzatura che sta invaisi dendo la Francia per lo sciopero dei netturbini.
[...] Accusato di testardaggine, di disprezzo per il Parlamento e per la piazza, Macron sa che non può ignorare la mobilitazione in corso in Francia. La guerra in Ucraina è vicina, ma quella in casa rischia di costare molto caro all’eredità politica del presidente.