PIÙ DEBITO PER TUTTI – IL PREMIER TWITTAROLO TAGLIA LE TASSE SULLA CASA (5 MLD) MA AUMENTA IL DEFICIT PUBBLICO DI 12 MILIARDI – LA SCOMMESSA CON BRUXELLES SI REGGE TUTTA SULLA SPERANZA CHE L’ECONOMIA ITALIANA CRESCA A RITMI DEL 2% ANNUO – DA VERIFICARE ANCHE I FANTA-SOLDI DELLA “CLAUSOLA MIGRANTI”


1 - UNICA CERTEZZA, SALE IL DEBITO

Nicola Porro per “il Giornale

 

RENZI PADOAN

Cerchiamo di farla semplice, nella finanziaria di Matteo Renzi contano solo due numeri. Il primo è cinque miliardi e riguarda l' abolizione totale, per tutti, di ogni imposta sulla prima casa. Il secondo è 12 miliardi e corrisponde all' aumento del deficit pubblico. È mai possibile che per ridurre queste benedette imposte sulla casa dobbiamo indebitarci di più del doppio del loro valore? Il motivo è semplice: si dovevano chiudere buchi che i governi Monti&Letta avevano rimandato ad oggi con ipotesi di aumenti tosti di Iva e accise e che Renzi ha sventato.

 

Zero tasse su casa, terreni agricoli e opifici, 80 euro per i dipendenti confermati, aumento a tremila euro dell' utilizzo del contante e altre frattaglie (da vedere bene nel dettaglio nelle prossime settimane) danno il tono di questa manovra. Meno tasse proprio in quei settori che il centrodestra ha sempre rivendicato come suoi. A Palazzo Chigi si sono resi conto che l' effetto delle riduzioni dell' anno scorso, peraltro aggravate da inasprimenti sulle rendite finanziarie, non ha sortito alcun risultato veramente positivo.

 

RENZI E PADOAN

Serviva una scossetta. E gli annunci di oggi dovrebbero provocarla. Un prezzo da pagare comunque c' è stato. Ed è la vera scommessa che Renzi fa giocare agli italiani nei prossimi anni. Come abbiamo detto il premier ha ridotto le tasse facendo più debito.

A Roma, con saggezza, direbbero «pagando a babbo morto»: insomma, il conto potrebbero doverlo sostenere i nostri figli. Così come i quaranta-cinquantenni di oggi pagano il welfare scellerato dei propri padri.

 

Se l'economia non dovesse prendere la direzione giusta, e cioè crescere a un ritmo del 2 per cento, sarebbero guai. Ecco perché ieri Renzi, che tanto ha combattuto con il Tesoro per affermare la sua linea, si è a lungo soffermato sul previsto (speriamo) calo del debito pubblico nel 2016. Bisogna infine considerare che fino a ieri si abusava del deficit per fare maggiore spesa pubblica, mentre oggi almeno si usa per tagliare le tasse: meglio utilizzare la droga del deficit per il secondo fine che per fare clienti.

 

varoufakis padoan noonan

Resta un grande (il solito) cruccio. In un paese in cui la spesa pubblica supera il 50 per cento del Pil, si avvicina cioè agli 800 miliardi di euro, non si capisce come sia possibile limitare i tagli alle uscite (spending review) a soli cinque miliardi. O, meglio, si capisce perfettamente: ridurre la spesa è impopolare e soprattutto taglia privilegi e consuetudini stratificate nel tempo di cui la politica campa.

 

Ps. Attenzione, le finanziarie si possono davvero giudicare solo quando diventano legge, e cioè a metà dicembre, dopo essere passate sotto le forche caudine delle Camere. Soprattutto se un governo è più portato ad épater le bourgeois con gli annunci che con le concrete realizzazioni.

 

2 - LA FINANZIARIA DI RENZI UNA MANOVRA A DEBITO CON PIÙ TWEET CHE TAGLI

Paolo Bracalini per “il Giornale

NICOLA PORRO

 

All' inizio dovevano essere 15 miliardi, poi sono scesi a 10 miliardi, alla fine sono diventati soltanto 5. La spending review, il taglio della spesa pubblica in eccesso, è un ottimo slogan ma metterla in pratica è complicato (lo sa bene Carlo Cottarelli, l' ex commissario rimandato a Washington con tanti saluti). Le coperture della Stabilità arrivano solo per una piccola quota dai tagli alla spesa, a differenza di quanto più volte annunciato.

 

Buona parte della manovra, che Renzi ha spiegato oltre che con le solite slide anche a colpi di tweet, con l' hashtg #italiacolsegnopiù («Abbiamo 25 tweet di buone notizie» ha esordito il premier in conferenza stampa) si basa invece su una previsione di maggiori risorse. Più di 3 miliardi dipendono dal via libera della Ue alla cosiddetta clausola sui migranti, che varrebbe uno 0,2% di flessibilità in più sul deficit, pari a 3,3 miliardi.

padoan

 

Solo se Bruxelles accoglierà la richiesta italiana, «e non possiamo saperlo» spiega il premier, verranno coperti nel 2016 la riduzione dell' Ires e gli investimenti per l' edilizia scolastica. Secondo i piani dell' esecutivo il rapporto deficit/Pil nel 2016 sarà pari al 2,2%, ma potrebbe arrivare al 2,4% in caso di accoglimento da parte dell' Ue della clausola. Sarebbero 12 miliardi cash in più a disposizione del governo.

 

Altre coperture a debito quelle della voluntary disclosure , il rientro di capitali. Il governo si attende un gettito nel 2016 di 2 miliardi, e nel 2017 di altri 1,4 miliardi. Il fiscal compact imponeva a Roma di portare il deficit all' 1,4% entro il 2016, poi il governo italiano ha premuto per ottenere più flessibilità, fino all' obiettivo del 2,4% (vincolato all' ok europeo alla clausola sui migranti), che significherebbe per l' esecutivo un bonus di 12 miliardi di euro.

padoan, ministro dell'economia (d), con il presidente della bce mario draghi

 

Poi c' è il settore giochi d' azzardo (slot e macchinette), con l' aumento di prelievo fiscale da cui Palazzo Chigi prevede di ricavare un miliardo l' anno prossimo. Una manovra a debito. «Ancora una volta sul fronte dei tagli agli sprechi anche questo esecutivo ha ottenuto un mezzo flop - sostiene la Cgia di Mestre - Bene il taglio delle tasse a famiglie e imprese anche se la metà delle coperture sarà garantita da una maggiore flessibilità del rapporto deficit/Pil che, comunque, dovrà ottenere il via libera dall' Unione europea».

 

RENZI PADOAN

Il bottino della spending (5 miliardi, previsti) non è abbastanza neppure secondo il consigliere chiamato da Renzi (gratis) a Palazzo Chigi proprio per tagliare la spesa pubblica, l' economista bocconiano Roberto Perotti. Si è andati molto vicini al divorzio nei giorni scorsi, ma consumarlo proprio nelle ore in cui si presenta la legge di Stabilità sarebbe stato un colpo all' immagine del governo.

 

Dunque la rottura tra Perotti e il governo è rimandata, anche se ormai inevitabile. Il professore si è convinto, dopo un anno di lavoro, che non ci sia la volontà politica per portare a termine una vera spending review . E non è una richiesta frivola, perché vincere le enormi resistenze della burocrazia a mettersi a dieta è un' impresa titanica. Perotti ha studiato a fondo gli sprechi della macchina pubblica (dai costi della politica, alle partecipate, agli stipendi dei dirigenti fino ai sussidi pubblici alle imprese) ma ha ritrovato poco di tutto ciò nella manovra del governo.

 

roberto_perotti

Renzi spera il commissario Perotti resti, «il suo lavoro è prezioso», anche se ammette di non essere intervenuto sulle agevolazioni fiscali, al termine di «una discussione aperta sulla spending review » con il professor Perotti. Che si avvia verso il destino comune a tutti i tagliatori della spesa pubblica: essere tagliati.