PIAZZA LA BOMBA E SCAPPA! - VANTAGGIATO “HA PREMEDITATO L’ATTENTATO, CONOSCEVA BENE L’ESPLOSIVO E I SUOI EFFETTI E HA SCELTO LA SCUOLA PERCHÉ ERA UN OBIETTIVO FACILE DELLA CASERMA DEI CARABINIERI” - LA CRISI GENERA MOSTRI: “VOLEVA EFFETTUARE UN GESTO DIMOSTRATIVO, PERCHÉ VITTIMA DI TRUFFE CHE LO HANNO MESSO IN GINOCCHIO” - VANTAGGIATO USA TROPPO SPESSO IL PLURALE: CHI È L’UOMO COL BERRETTO AVVISTATO DAVANTI LA SCUOLA LA NOTTE PRIMA DELL’ATTENTATO?...
Niccolò Zancan per "la Stampa"
All'inizio voleva colpire una caserma dei carabinieri. Ma piazzare la bomba davanti a scuola comportava meno rischi. «Giovanni Vantaggiato ha ammesso di essersi recato a Brindisi prima dell'attentato per effettuare dei sopralluoghi e di aver scelto la scuola più vicina all'uscita della città perché, rispetto ad altri obiettivi, come una caserma dei carabinieri, era più facile da colpire».
In sette pagine di ordinanza di custodia cautelare, il gip di Lecce Ines Casciaro ricostruisce l'attentato davanti all'Istituto Morvillo Falcone, costato la vita a Melissa Bassi e «gravi e gravissime menomazioni» a quattro compagne di classe. E allora bisogna provare a immaginarlo, quest'uomo gonfio di rancore, mentre gioca al piccolo chimico nelle campagne del Salento. Un uomo che sta preparando con cura la sua vendetta contro il mondo.
«Egli ha riferito di aver iniziato a programmare il delitto fin prima di Natale e di aver comprato quattro telecomandi, di cui tre si erano inceppati durante le numerose prove. Egli ha riferito di aver composto il materiale esplodente utilizzando «potassa» e «acido nitrico» e di aver più volte testato la miscela nelle campagne vicino Leverano, prima di utilizzarla nell'attentato».
Voleva fare male. Doveva esserci qualcuno davanti alla sua bomba. «Vantaggiato ha ripetuto più volte di non aver azionato il telecomando in ore notturne perché voleva ottenere esattamente l'effetto ottenuto: di notte era un tempo ideale soltanto per fare i preparativi senza essere notati».
E quindi, particolare inedito, dopo avere piazzato nel cassonetto le bombole caricate con polvere pirica, alle tre di notte torna a Copertino, per dormire un po'. Due ore di sonno. Quindi si mette la sveglia, fa colazione e riparte per Brindisi - 58 chilometri a nord - per azionare il telecomando. Sono le 7,40 di sabato 19 maggio.
Qualcosa si inceppa, ma lui prova per sessanta secondi consecutivi, pigia il tasto ancora e ancora, fino alla fiammata. Dopo l'esplosione, mentre tutti urlano, piangono, corrono, mentre Melissa Bassi muore, lui si allontana con tranquillità. Tanto che una signora che si affaccia alla finestra, lo nota per questo comportamento incongruo. Scrive il gip: «Vantaggiato ha dichiarato di conoscere molto bene le differenze fra i vari esplosivi. Non ha mai negato di conoscere gli effetti che avrebbe prodotto. Non ha esitato nel decidere ed elaborare un progetto per stroncare giovani vite umane. Voleva effettuare un gesto dimostrativo nei confronti del mondo intero, perché vittima di truffe che lo hanno messo in ginocchio».
Ecco perché resta la qualificazione giuridica di atto terroristico: «È stato provocato un grave danno al Paese, si è diffuso il terrore nelle scuole, sono state incentivate le misure a salvaguardia dei magistrati, come i servizi di vigilanza presso gli obiettivi sensibili...». Eppure: un uomo solo nelle campagne a fare le prove, a consultare un manuale di chimica, a fondere telecomandi. Un uomo che, secondo gli investigatori, già nel 2008 a Torre Santa Susanna aveva fatto esplodere una bomba identica contro Cosimo Parato, l'uomo che considerava causa delle sue disgrazie economiche.
Ora si è scoperto che la fidanzata del figlio di Parato è iscritta proprio all'Istituto Morvillo Falcone. E andava a scuola in pullman. Particolare al vaglio. Ma per quanto possa sembrare minimalista questa ricostruzione, investigatori di alto profilo ci dicono che la storia all'attentato di Brindisi è tutta qui. Non ci sono altri scenari. È vero, il gip, cautelativamente, ha scritto: «Al momento non si può escludere la presenza di terze persone». Ma il dubbio resta formalmente per due motivi.
1) Nella sua ricostruzione dei fatti, Giovanni Vantaggiato ha usato spesso il plurale. Però sarebbe il suo modo abituale di esprimersi.
2) Un testimone nota e descrive, all'1.30 della notte dell'attentato, proprio davanti al cassonetto con dentro la bomba, una persona fisicamente diversa da Vantaggiato. Ma si tratterebbe di un uomo che fruga solitamente fra i rifiuti.
Resterà un caso di scuola per quanto sono andate lontano dal vero le ipotesi a caldo. Resterà un caso di scuola per l'emotività che ha travolto quasi tutti. Ieri, l'ufficio scolastico regionale ha sospeso il preside dell'Istituto Morvillo Falcone. Le «conferenze stampa» di Angelo Rampino sono state giudicate «inopportune». In particolare, non è piaciuto il fatto che proprio lui sia stato uno dei primi a guardare il video con le immagini del killer. Notizia riservata che si è diffusa troppo velocemente.