PIETRANGELO PRIMA DI BUTTAFUOCO – ARCHEO! L’INTERVISTA BY GIORDANO BRUNO GUERRI AL NEO DIRETTORE DELLA BIENNALE DI VENEZIA, QUANDO (NEL 1995) ANCORA NON SI ERA CONVERTITO ALL’ISLAM MA ERA GIA' FUORI DI TESTA: “LA COSA CHE MI PIACE DI PIÙ AL MONDO? È FOTTERE. SCOPEREI NOTTE E GIORNO, HO SEMPRE VOGLIA” – “SONO FASCISTA DI SINISTRA: LIBERTARIO. HO SEMPRE VOTATO MOVIMENTO SOCIALE” - “LA MAFIA NON ESISTE ED È UN PECCATO CHE NON CI SIA” – “L’ITALIA UNITA? NON ME NE FOTTE UN CAZZO - SONO UN GRANDE SCRITTORE. FOTTO TUTTI PERCHÉ PENSO E SCRIVO IN SICILIANO” – BERLUSCONI E LA DEFINIZIONE “MORTADELLA DAL VOLTO UMANO” PER PRODI


1. LA BIENNALE BUTTAFUOCO

Estratto dell’articolo di Antonio Bozzo per “Prima Comunicazione”

 

meloni buttafuoco

Si potrebbe dir così: un pellerossa siederà sulla poltrona di presidente della Biennale di Venezia dal 3 marzo 2024, il giorno dopo che l'attuale reggitore dell'istituzione, Roberto Cicutto, lascerà l'incarico.

 

Lo sanno anche i sassi che il nuovo presidente si chiama Pietrangelo Buttafuoco, 60 anni, catanese, cresciuto nel defunto Movimento sociale italiano (lo zio Antonino ne fu parlamentare), intellettuale con saggi e romanzi all'attivo, giornalista che ha scritto per Il Secolo d'Italia quando era organo del partito neofascista, Il Giornale, Panorama, Il Foglio, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e altre testate, conduttore radio e tv, presidente di teatri.

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA - MEME BY EDOARDO BARALDI

Ebbene, è lui che ha ottenuto lo scalpo di un'istituzione prestigiosa come la Biennale, e lo mostrerebbe orgoglioso assieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che lo ha nominato quale trofeo dell'occupazione operata dalla destra al governo nei feudi dove regnava la sinistra. A dipingere Buttafuoco nei panni di un feroce Apache […], è Piero Fassino, già segretario Ds e ministro, attualmente deputato Pd nel collegio veneziano. Mentre la destra, partito di Giorgia Meloni in testa, esulta [...].

 

[…] Ma farsi domande su Buttafuoco alla Biennale, la più importante fondazione culturale italiana, nata nel 1895, sotto la quale ricadono le esposizioni d'arte appunto biennali, la Mostra del Cinema di Venezia (il più antico festival cinematografico al mondo, inaugurato nel 1930), le mostre di teatro, architettura, il festival di danza contemporanea, non è ozioso.

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO SALI E TABACCHI

Per esempio: Buttafuoco si è convertito all'Islam, e abbiamo ragione di credere non si sia trattato di una mossa situazionista, per épater les bourgeois'. "Avrebbe anche assunto il nome di Giafar al-Siqilli, in omaggio al generale arabo -siciliano che conquistò il Nord Africa per conto della dinastia dei Fatimidi poco prima del Mille", leggiamo in un pezzo di Paolo Conti sul Corriere.

 

Articolo che ricorda come Giorgia Meloni nel 2015, anni luce distante da Palazzo Chigi, ne stoppò la candidatura a presidente della Regione Sicilia proprio a causa di questa fede. E ora? Un musulmano al vertice della Biennale non costituisce un problema? […]

 

Fogli consanguinei di Pietrangelo Buttafuoco - pubblicato da Aristocrazia Ariana

[…] In sé, il problema di un islamico al vertice delle Biennale non dovrebbe esistere: ognuno è libero di professare la fede che preferisce, o di non professarne alcuna. Ma l'aderenza all'Islam tende a farsi Stato, a determinare ogni scelta del fedele in misura maggiore rispetto a religioni più laiche (per intenderci), o perlomeno uguale in intensità a ciò che accadrebbe se stessimo parlando di integralismo cattolico.

 

Da musulmano duro e puro, Buttafuoco dovrebbe armarsi di (metaforica) scimitarra contro le derive della modernità, dell'affermazione femminile, dell'inclusione e dell'apertura. Tutti concetti che invece sono pilastri dell'arte (del cinema, dell'architettura), attività che […] vive ormai da oltre un secolo con gli spiriti abrasivi dell'avanguardia. Come riuscirà Buttafuoco a conciliare gli opposti?

 

Giudicheremo quando comincerà a lavorare. Ma ci facciamo domande anche sulla reale competenza internazionale di Giafar al-Siqilli, esperto di tradizione […], forse meno dei rituali di scambi e incontri connessi con il mondo globale dell'arte contemporanea, nel quale l'unica istanza superiore a cui ubbidire non è Maometto, ma il denaro e l'affermazione della propria personalità con l'uomo al centro e nessun altro sopra.

 

giordano bruno guerri

[…] Qualcuno però vide in Buttafuoco secoli fa, nel 1995, un uomo di cui si sarebbe parlato. Giordano Bruno Guerri lo intervistò per Prima, ricavandone un ritratto dell'artista da cucciolo, quando Buttafuoco aveva 31 anni, si definiva "fascista di sinistra" e si vantava di aver inventato per Prodi la definizione "mortadella dal volto umano". Quell'intervista la riproponiamo: è più rivelatrice di tanti commenti e delle interviste che (forse) Buttafuoco presto darà.

 

2. SARÀ FAMOSO

Estratto dell’articolo di Giordano Bruno Guerri per “Prima comunicazione” - aprile 1995

 

E allora mi sono incazzato per davvero. Erano le due e mezzo di notte ma l'ho chiamato lo stesso, Pietrangelo Buttafuoco: "Vorrei vederti, adesso". "Va bene", risponde, assonnato e tranquillo. Vaffanculo vaffanculo, rimugino mentre esco dall'albergo. Non solo ha trentun anni, accidenti a lui. Non solo è il giornalista più originale che mi capita di leggere da molto. È anche uno scrittore extraordinario.

 

[…] eccomi qui, in una notte romana dove ci sarebbe di meglio da fare, montato su un taxi a cercare la casa di Buttafuoco, vicino alla fontana di Trevi.

pietranglo buttafuoco giuliano ferrara diana de feo

Casa da studente, quattro piani a piedi, mansarda di quelle che sbatti la testa, mobili così, pochi libri, pochi dischi, alle pareti foto di Sciascia e siciliani vari, da Battiato a Verga. Lui è un siciliano Agira, Enna di quelli strani, alto e quasi biondo, occhi azzurri, allegro e misurato. Non fa una piega neanche quando gli irrompo in casa come un lupo mannaro, né chiede che succede. Mi tocca dirglielo io: "Sai che faccio quelle interviste su Prima. Ho cominciato con Mieli e Feltri, il prossimo forse sarà Rinaldi ma in mezzo ci voglio mettere te".

 

È una notizia che dovrebbe fare un po' di impressione a un praticante da 1 milione 770mila lire al mese, ma lui non batte ciglio. Mi fa una rabbia... Scopro il suo punto debole: i polmoni, i bronchi: fatica a respirare. Comincio a fumare, a fumare, gli sbuffo in faccia, tossisce disperatamente tutta la notte, mentre risponde alle domande; a un certo punto si deve anche attaccare all'aerosol, che tiene a portata di mano, ma non geme e non protesta.  Mi si consegna legato mani e piedi. […] si fida, sa benissimo che non voglio fargli del male, anzi: l'intelligenza la si prende dove si trova.

 

meloni buttafuoco

E dire che era lui un mio ammiratore. Si era fatto avanti un giorno, a un convegno per dirmi che aveva letto questo e quest'altro dei miei libri, che non perdeva un articolo, eccetera. Anch'io ero curioso di lui, ne avevo sentito parlare. Ho cominciato a seguire gli articoli che scrive come Angelo Albino e la rubrica che tiene la domenica sul Secolo d'Italia (già, il Secolo d'Italia) e che si permette il lusso di firmare con lo pseudonimo Dragonera (perché il signor praticante firma con lo pseudonimo, non spende il suo prezioso nome che sembra uno pseudonimo anche quello) e ho detto: "Cazzo!".

filippo ceccarelli foto di bacco (3)

 

Comparve al disonore delle cronache per la prima volta nel 1992, quando andò a intervistare Toni Negri a Parigi, e Negri quasi lo picchiava, ma Buttafuoco portò a casa questa dichiarazione, a proposito di giornalismo e terrorismo: "Biagi, Bocca e Montanelli sarebbe stato meglio per loro essere assassinati, così ora non sarebbero costretti a fare i buffoni".

 

Il primo a segnalare pubblicamente la sua bravura fu Filippo Ceccarelli, che lo intervistò per La Stampa. Di recente è stato stracitato come primo fascista' che ha scritto su Cuore.

Eccolo qui il fascista, che tossisce rovinosamente ascoltando me e Mozart e cerca di salvare almeno le prime vie respiratorie mangiando fette di enormi limoni coperte di sale (buonissime, ho preso il vizio anch'io).

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO - FONDAZIONE LEONARDO

Domanda - Allora, perché sei fascista? Sei fascista?

Risposta - Intanto, non mi sento di destra, perché la destra in Italia si identifica con il conservatorismo, l'ordine, e io tutt'altro sono che un conservatore: non voglio fare il guardamacchine a nessuno. E non sono neanche fascista, secondo il concetto comune. Io sono affascinato dallo stile di vita di un certo fascismo, spavaldo, libertario, guascone, divertente e menefreghista. Sono fascista di sinistra: libertario.

 

D - Per chi hai votato?

R - Sempre per il Movimento sociale.

 

D - Ma il fascista che descrivi non c'era nel Msi e non c'è in Alleanza nazionale. Descrivi Italo Balbo e Berto Ricci.

R - Infatti. Non riesco mai a spiegare come si possa essere fascisti e allo stesso tempo avere il gusto della libertà. Penso al Mussolini libertario, al Mussolini non perbenista... L'unica cosa buona della svolta di Alleanza è che non coinvolgerà più il fascismo nella sua propaganda politica: neanche il Movimento sociale è mai stato fascista.

 

benito mussolini

D - Tu parli di un fascismo che non è mai esistito davvero, che era ridotto ai minimi termini anche ai tempi del regime, un fascismo astratto e probabilmente irrealizzabile. Come la vorresti la destra, oggi?

R - Elitaria, aristocratica, che si preoccupi della bellezza. Adesso solo la sinistra ha la sensibilità per la bellezza, la destra è fatta da ragionieri.

 

D - Liberalizzeresti la droga?

R - Sì.

 

D - Patria?

R - Sicilia (la Sicilia torna sempre nei suoi discorsi. È favorevole alla separazione dell'isola dall'Italia: "Non me ne fotte un cazzo dell'Italia unita").

 

D - Nemico?

R - Conformisti.

 

D - Divorzio?

R - Certo.

 

D - Dimmi perché lo sei diventato, fascista'.

paolo isotta giuliano ferrara pietrangelo buttafuoco

R - Mio zio era un parlamentare del Msi. Mio padre, direttore didattico, e mia madre sono fascisti. La mamma è farmacista e un tempo teneva sotto il banco una bottiglia di acido muriatico, nel caso i rossi' invadessero il negozio. In casa c'era un busto di Mussolini. Ma non ho cominciato a essere di destra per educazione, bensì per ribellione: tutti i miei coetanei erano a sinistra. Leggevo Papini, Prezzolini, Malaparte. Evola mi ha annoiato subito.

 

D - Mussolini chi era, per te?

pietrangelo buttafuoco beatrice venezi

R - Da piccolo mi sembrava un eroe: Achille. Poi mi è piaciuto il Mussolini socialista di Salò, il suo essere un personaggio tragico. Oggi per me è solo una metafora letteraria. Mi sono iscritto al Msi nel 1984 e ho fatto anche parte della direzione nazionale del Fronte della gioventù quando il capo era Fini, ma non ero finiano, ero di sinistra. Conosco Fini da molti anni, abbiamo rapporti cordiali ma non siamo amici. Sono stato anche consigliere provinciale, con scarsi risultati perché la burocrazia mi annoia, ho un sacro terrore delle clientele, della gente che ti scongiura di trovargli il posto. Poi a 23 anni mi sono laureato in filosofia, con una tesi su Ernst Jünger, a Catania. A 25 mi sono sposato con una compagna di scuola, sono ancora sposato ma lei sta in Sicilia, vado a trovarla quasi tutti i fine settimana.Mi sono sposato in chiesa, con il rito latino, perché è tipico dei fascisti e fa incazzare i vescovi. Odio i preti.

 

D - So che hai fatto anche il libraio. Questo ci piace. Racconta.

GIORGIA MELONI ADOLFO URSO - MEME BY EMILIANO CARLI

R - Nell'89 ho aperto con mia moglie una libreria a Leonforte, un paesone siciliano ricco. Anche la libreria era ricca, di lusso, tavoli di marmo nero, novità, catalogo, presentazioni di autori. Ma sono un pessimo venditore, mi vergogno a farmi pagare, e i rappresentanti delle case editrici erano tremendi, mi davano di tutto. È durata quattro anni e ho perso sui 240 milioni.

 

D - Sei ricco?

R - Ho avuto la fortuna di nascere nella famiglia giusta.

 

D - E dopo questa esperienza che idea ti sei fatto dell'editoria?

R - Io facevo il libraio come attività romantica: non ci ho capito niente. Anzi, ho capito che i librai acculturati sono antipatici ai lettori, mentre quelli ignoranti riescono a capire se il libro andrà o no.

 

D - Al giornalismo come ci arrivi?

R - Grazie a Adolfo Urso, oggi deputato di An, che mi fa scrivere sul Roma di Napoli, e a Domenico Mennitti, oggi direttore di Ideazione e allora del Secolo, che mi fa cominciare L'orto delle delizie', la rubrica di Dragonera.

 

pietrangelo buttafuoco matteo renzi foto di bacco (7)

Poi è arrivato Maurizio Gasparri (coordinatore di An) e giocavamo a non andare d'accordo, perché io sono un siciliano e lui è un poliziotto. Comunque mi ha preso come praticante. Ho cercato lavoro in tutti i giornali, scrivevo ai direttori, ma nessuno mi ha mai risposto. Ho fatto anche domanda di assunzione alla Fininvest: al loro esame di giornalismo mi hanno bocciato già allo scritto. Per fortuna poi è arrivato Gennaro Malgieri, maggio 1994, il primo direttore vero che Il Secolo abbia avuto.

 

 

[…] D - Ti piace stare al Secolo, Buttafuoco?

R - Sei matto. Voglio visibilità, voglio sfondare, voglio scappare.

 

D - Se potessi scegliere, cosa ti piacerebbe fare?

R - L'inviato cazzeggione. Raccontare. Fare pezzi di scrittura. Il quotidiano che mi piace di più fra i giornali borghesi è La Stampa, perché è un giornale di inviati.

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO - IL FEROCE SARACINO

D - Non ti dovrebbe essere difficile, adesso, farti assumere in un buon quotidiano.

R - Dici?

 

[…] Il vero problema è capire quanto sia ingenuo e quanto finto ingenuo. Sul finto l'ho beccato una volta sola, quando mi ha detto che si è visto arrivare a casa la Freccia alata senza chiederla solo perché viaggia spesso sul Roma -Catania.

 

(D - Non dire stronzate. Chi sa che hai fatto per averla.  R - Beh, ho scritto un articolo parlando malissimo dell'Alitalia...).

 

[…] D - Tu sei un grande scrittore?

R - Sì. Fotto tutti perché penso e scrivo in siciliano, come Sciascia, Verga, Pirandello: sembra che scriviamo in italiano, ma la struttura linguistica e mentale è siciliana.

 

D - La cosa che ti piace di più al mondo è scrivere?

R - No, è fottere. Scoperei notte e giorno, ho sempre voglia.

 

D - Olè. Omosessualità?

R - Niente.

Vittorio Feltri 2

 

D - Droghe?

R - Macché, neanche sigarette o alcol. Costretto alla sobrietà per la salute.

 

D - E come giornalista, quanto sei bravo?

R - Non mi considero un giornalista. Sono giornalista per caso, perché so leggere, parlare, scrivere: ma i giornalisti spesso perdono la dignità stando nel gregge, mentre il dovere dell'intellettuale è stare nella cattiveria dell'essere contro: penso a Busi, a Carmelo Bene... Comunque non posso parlare male del giornalismo: a me fa divertire.

 

pietrangelo buttafuoco pier francesco pingitore foto di bacco

D - Esci da te medesimo. Parlami del giornalismo come lettore.

R - Il giornalismo italiano è ipocrita. Un giornalismo di dogmi, che gronda di rispetto verso certi personaggi, certi editori, dove non si può dire questo o quest'altro a seconda delle testate.

 

Ma tutti i giornali borghesi si fanno le pippe, aprono con le solite solfe del Galante Garrone o del Norberto Bobbio di turno, coi grandi papi laici che devono profondere le loro elucubrazioni. Ma soprattutto c'è il fatto che nei giornali certe cose non si possono dire, non scrivono mai quel che è vero ma quel che si deve dire, che non è mai vero.

 

EUGENIO SCALFARI

Per esempio, il problema Scalfaro: gli italiani ormai hanno capito che è un sacrestano, un... (censura dell'esperto intervistatore per evitare querela) ma i giornali non lo dicono. Lo dice magari Feltri e allora si pensa che serve Berlusconi; in realtà quello che scrivete di Scalfaro, lui o tu, tutti lo pensano e nessun altro lo scrive. Così come nessuno scrive che in Italia c'è un problema che si chiama Fiat, che lo sviluppo del Paese è deformato perché serviva alla Fiat: pessimo sistema ferroviario, eccetera.

 

giorgio bocca

D - E così perdi venti miliardi di pubblicità e chiudi il giornale.

R - Sì, ma come hanno funzionato Il Popolo d'Italia di Mussolini o L'Indipendente di Feltri, anche con un minimo di pubblicità? Con la violenza del linguaggio, con la velocità del messaggio, con la capacità di scuotere la gente: se tu non procuri un tuffo al cuore al lettore, non fai buon giornalismo. Se dici la verità colpisci sempre il lettore, e lo conquisti. Io farei un giornale con il massimo di raffinatezza nella scrittura e il massimo di volgarità nelle denunce. I giornali borghesi si guardano bene dal fare l'una e l'altra cosa.

 

D - Cosa intendi per "giornale borghese"?

R - È il giornale che ci immaginiamo venga aperto dopo il pranzo la domenica pomeriggio e accompagna lo zapping fra lo sport e Domenica In'. Quello che ospita l'enciclica domenicale di Eugenio Scalfari: è la testata che si incarna nel solco del perbenismo italiano, cioè tutte. Anche Il Secolo ha un'aspirazione a diventare un giornale borghese; borghesissima è L'Unità, battuta solo dal Sole 24 Ore. L'unico quotidiano non borghese che ho visto in Italia era L'Indipendente di Feltri, e anche quello di Pialuisa Bianco.

 

giampiero mughini al grande fratello 4

D - Cuore?

R - È un giornale istituzionale.

 

D - Espresso e Panorama?

R - Di Panorama mi piacciono solo gli articoli di Mughini...

 

D - E ridagli con la Sicilia. Cos'è, un'associazione giornalistico mafiosa?

R - Oh, Mughini è un po' il padre di tutti noi giornalisti siciliani a Roma... Comunque, Panorama è il salotto che compri da Aiazzone, è popolare: il borghese vero è quello che sa accostare i mobili antichi con quelli moderni. L'Espresso in questo senso è borghese borghese borghese, però mi piace tantissimo perché è anche libertario e cazzeggione. È capace di analizzare le grandi trasformazioni della società italiana: peccato che siano così fanatici nella battaglia contro Berlusconi. Berlusconi deve essere visto per quello che è, un ingenuo, certo non un mefistofele.

 

D - Berlusconi un ingenuo?

pietrangelo buttafuoco foto di bacco (4)

R - Ma sì, è più un bravo padre di famiglia che una mente politica. Basta vedere la falsità che c'è dietro il suo sorriso, così palese che solo un uomo ingenuo può credere di riuscire a nasconderla. Secondo me finirà male: il berlusconismo verrà amministrato dal centrosinistra e arriveremo a una società berlusconiana senza Berlusconi, amministrata da gente tipo Prodi che rappresenta il perbenismo beota, la retorica dei tortellini e la bicicletta con la panza.

 

D - Sei tu, vero, ad avere inventato la definizione di Prodi "mortadella dal volto umano"?

R - Sì.

D - E Fini?

R - Tutt'altro che ingenuo. Si è saputo trasformare e ha una grande virtù, il fattore C: il culo, ha un culo straordinario, le circostanze gli sono sempre favorevoli.

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

D - Facciamo che incontri un bambino siciliano e gli devi spiegare chi sono i giornalisti italiani.

R - Per prima cosa gli direi che ci sono un sacco di tagliasacchetti, che non vuol dire tanto borseggiatori quanto avvoltoi, quelli che aspettano sempre il momento giusto per approfittare di qualsiasi cosa: i più sono dei pezzenti, dei cialtroni, dei pompinari.

 

Per esempio, nella vicenda di Alleanza nazionale al governo, le puttane più assolute sono stati i giornalisti, osceni. Noi, che abbiamo sempre avuto un marchio di infamia, ci trovavamo davanti questi personaggi che sono stati democristianini, moderatini, e che d'improvviso plaffete ti facevano vedere la fotografia del padre in orbace: "Guarda, è un orgoglio per me!".

 

C'è anche il giornalismo ipocritissimo e becero, da coglione, non saprei come definirlo altrimenti, che è quello dei tre pontificatori Biagi, Bocca e Montanelli, soprattutto quello malafedissimo di Montanelli, per il quale è ancora valida la definizione di Longanesi: "Montanelli è uno stronzo, uno stronzo, uno stronzo", perché è semplicemente in malafede, col suo turarsi il naso e i vari cambiamenti.

1996. bettino craxi medina hammamet con buttafuoco con luca josi

 

Fra i giornalisti, i più sono impiegati. Del resto è così in qualsiasi istituzione italiana, dall'esercito all'università. Poi hanno questo buffo senso della gerarchia e del nonnismo che a me praticante più bravo di loro fa sempre ridere: questi capiservizio, capicazzo, capieccetera sempre a rivendicare il loro potere.

 

Poi ci sono pochi giornalisti che amano veramente il mestiere e che lo vivono 24 ore su 24, come Ceccarelli o Pier Luigi Battista. Comunque, la categoria più patetica è quella dei frustrati, come spero di non dovere essere io, quei tanti che fanno giornalismo solo perché vorrebbero fare gli scrittori. C'è anche un giornalismo di alta scrittura che non si sente frustrato perché vuole fare proprio quello: Igor Man, Francesco Merlo...

 

salvini e o mussolini buttafuoco

D - Siciliani anche loro. Allora cantami vitti 'na crozza' e non ne parliamo più.

R - Mica per regionalismo, che credi! Ti ho già detto che la lingua siciliana favorisce la grande scrittura.

 

[…] D - E il giornalismo di destra?

R - I più erano reietti che meritavano di esserlo, e che dovrebbero esserlo per sempre. Le eccezioni erano Paolo Isotta e come si chiama quel pazzo simpatico che se la prende coi froci... Piero Buscaroli. Si salva anche Giano Accame. Quanto a oggi, mi piace ovviamente Malgieri, una delle persone più colte che ho conosciuto. Veneziani è un mitomane, anche se di grande livello, colto.

 

D - E il futuro?

R - Il giornalismo di destra dovrà eliminare tutti i suoi tromboni, che sono tantissimi e penosi: quelli che fanno il giornalismo moralista, moralisteggiante, moralizzatore. Ma fra quelli che si occupano di politica non vedo i sostituti, anche perché uno dei vizi più forti della classe dirigente di An è l'analfabetismo. Era molto più colta la dirigenza del Movimento sociale. […]

 

[…] D - Se L'Espresso ti offrisse una rubrica, il tempo lo troveresti?

R - Senz'altro.

 

D - Mafia?

veronica gentili pietrangelo buttafuoco francesca fagnani foto di bacco

R - Non esiste ed è un peccato che non ci sia: è stata sostituita dalla criminalità volgare, anche se ne mantiene le forme e la struttura esoterica della vecchia mafia. La mafia nasceva da un istinto primario dell'uomo, da uno scetticismo di base, dalla consapevolezza che la politica non può dare la felicità a nessuno e che chiunque si mette in testa di creare un paradiso non fa altro che creare un inferno. La mafia è fondata sulla convinzione che tutto è fatuo ed è una struttura che non conosce ipocrisia: era la sua caratteristica più terribile ma anche più interessante.

 

[…] Eccolo qui, il Pietrangelo Buttafuoco. Alla fine della notte mi sembra molto meno bravo, meno interessante di quando scrive. Ma è normale, succede quasi sempre con i grandi scrittori. Vi piaccia o no, ci avremo a che fare.

Intervista di Giordano Bruno Guerri

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