PIU' LA DESTRA SPUTTANA LE MALEFATTE DELLA “POMPEIANA ESPERTA” (DALLE BALLE SULLA LAUREA ALLA FINTA GRAVIDANZA), METTE ANCORA PIU’ A NUDO L’INETTITUDINE E LA MEDIOCRITA' DEL GOVERNO MELONI, CHE DUE ANNI FA HA SCELTO UN MINISTRO-MACCHIETTA, CAPACE SOLO DI FARSI FOTTERE DALLA PRIMA FICA CHE PASSA - QUANDO A PALAZZO CHIGI PARLANO DI COMPLOTTO PER FAR CADERE IL GOVERNO, AVVISATELI CHE IL COMPLOTTO SE L'E' FATTO DA SOLO ''GENNY IL CALDO'', AUTORIZZANDO IL SU E GIU' DELLA POPPEA DI POMPEI NELLE STANZE DEL MINISTERO, PORTANDOLA PER MESI IN GIRO PER CONVEGNI ED EVENTI, ALBERGHI, G7 COMPRESO (MICA DAGOSPIA!) - LA ''VIA TRUCIS'' DI SANGIULIANO E' L'ENNESIMA SPIA DELLA NULLITA' DELLA CLASSE DIRIGENTE DI FDI (DA LOLLO A DELMASTRO, DA MONTARULI A SGARBI) - IN ATTESA DEL RINVIO A GIUDIZIO PER SANTADECHE’…
DAGOREPORT
Fanno quasi tenerezza i politici di destra e i giornalisti a rimorchio che s’affannano a spalare fango su Maria Rosaria Boccia. La donna al centro dello scandalo che ha portato alle dimissioni il ministro Sangiuliano, e che sta tenendo in scacco il governo Meloni con le sue dichiarazioni e i post sibillini su Instagram, ora è il bersaglio numero uno.
Dal direttore del “Giornale”, Alessandro Sallusti, fino alle rivelazioni de “la Verità” di Belpietro, è partita una smitragliata di articoli, allusioni, critiche, ripescando vecchie vicende personali della “pompeiana esperta”, con l’obiettivo dichiarato di abbattere la credibilità della signora Boccia.
Persino ripescando l’ex marito, Marco Mignogna, che ospite a “4 di sera”, stuzzicato da Paolo Del Debbio, ha svelenato: “Non invidio il ministro perché quello che passerà non se lo può neanche immaginare. Noi sposati per dieci anni? Ma lei è pazzo? Dieci anni con la signora Boccia? Un anno mi è bastato e mi è avanzato”.
Non c’è miglior modo di depotenziare le rivelazioni della “Poppea di Pompei” di farla passare per una millantatrice, un’arrampicatrice sociale, una bugiarda, "una escort".
Un escamotage che punta a far passare il “Bombolo del Golfo” come una povera vittima, un circuito a sua insaputa, un ingenuo agnellino nelle fauci dell’Idra.
Abbiamo via via appreso che Maria Rosaria Boccia ha dato informazioni opache sul suo titolo di studio; sui social millantava una “vita smeralda” da influencer (viaggi a Mykonos, eventi di Dior) usando foto saccheggiate dal web; faceva intendere di partecipare a riunioni al Ministero quando non era vero; pubblicava foto dallo studio di “Amici” di Maria De Filippi lasciando immaginare un qualche legame con la trasmissione; ha ricevuto una diffida per atti persecutori da parte di un assessore di un comune della costiera amalfitana.
Ancora: ha millantato una gravidanza; ha ottenuto un “attestato di docenza” per un master in chirurgia estetica dell’Università “Federico II” di Napoli che è stato definito “carta straccia” dagli stessi organizzatori del corso; ha detto di presiedere la Fashion Week Milano Moda, una rivisitazione creativa della “Milano Fashion week”, e in una vecchia intervista Rai alla sua amica Monica Marangoni ha sostenuto: “Organizzo tutti gli eventi collaterali della settimana della moda in Europa, dove partecipano musicisti, poi Sanremo, la settimana della moda Milano e Pitti Firenze”.
Una valanga di sputtanamenti che basterebbero a demolire qualunque reputazione. Eppure i trombettieri del melonismo ortodosso, da Porro a Belpietro da Sallusti a Del Debbio, non hanno compreso (o fingono di non capire) che ogni siluro sganciato verso la giunonica Boccia va a colpire il facciotto paffuto di Gennaro Sangiuliano. Come si dice, vedono il dito (Boccia) ma non la luna (l'ex ministro).
Come ha fatto l’ex titolare della Cultura a farsi intortare in questo modo, denigrando la decenza delle istituzioni, mettendo a rischio la sicurezza nazionale quando ha dato ordine di comunicare i dati del G7 della Cultura a una signora che non aveva alcun titolo?
Come ha potuto con tanta facilità, come Vittorio Feltri dixit, “farsi fottere dalla pucchiacca”? Ogni informazione che certifica l’inaffidabilità della “non consigliera” è una picconata al governo Meloni, che ha scelto due anni fa un ministro-macchietta alla Cultura. Fino a prova contraria, è stato Genny il Caldo a portare la 41enne nella stanza dei bottoni del Collegio Romano, è stato lui a riconoscerle potere di fare e disfare pur non avendo la donzelletta alcun titolo per farlo, mica Dagospia!
La Boccia si presentava come una stretta collaboratrice del ministro, lo accompagnava agli eventi istituzionali, gestiva i suoi appuntamenti, coordinava l’entourage, dava disposizioni ai collaboratori, ha avuto accesso alle chat whatsapp e mail di Sangiuliano. E’ probabile che abbia maneggiato documenti riservati sul G7 della Cultura a Pompei e registrava di nascosto dei filmati a Montecitorio con i suoi occhiali-smart.
Sarà anche che il paffuto Sangiuliano non sia esperto del ramo "honey traps", che non ha saputo gestire “il Fattore Figa” come dice Cruciani in duplex con Licia Ronzulli, ma la sua vulnerabilità dice molto sulla nullità della classe dirigente di Fratelli d’Italia.
Intanto l’ex direttore del Tg2 diventato ministro aveva gli strumenti per avviare una “due diligence” sul curriculum della Bambolona di Pompei: gli sarebbero bastata una telefonata al Viminale per capire, sapere, indagare.
Anche perché Genny Delon, a un certo punto della tresca, era stato messo in guardia dall'entourage di Arianna Meloni sulla “pericolosità” della Boccia-ridens. Non basta. Uno dei respondabile della segreteria tecnica del ministero, Emanuele Merlino, messo lì da Fazzolari proprio per controllare un ministro come Sangiuliano che non appartiene al "clan", aveva avvisato della situazione pecoreccia creatasi all'interno del Collegio Romano intorno al 'O ministro 'nnammurato.
Le dimissioni non “assolvono” Sangiuliano per la sua indettitudine: resterà a imperitura memoria un allocco panato e fritto. Maria Rosaria Boccia sarà anche una laureata in furbizie e trappole digitali ma la Signora non è mica entrata nottetempo dalla finestra del ministero, bensì mano nella mano con Sangiuliano. Boccia ha acchiappato quello che l’ex ministro le ha dato. È stato Genny a metterle in mano il passpartout.
E ora la “Pompeiana esperta” ha aperto le valvole: ha evocato ricatti a Sangiuliano, ha tirato in ballo altre sue presunte amanti, ha risposto in diretta su Instagram a Giorgia Meloni mentre la premier era ospite a “4 di sera” e mentre era in conferenza stampa al Forum Ambrosetti a Cernobbio.
Di questo scandalo politico, e non di gossip (come molti cojoncelli pensano), resterà sì la Via Trucis di Sangiuliano ma anche la dimostrazione che una classe dirigente non si improvvisa.
Giorgia "Nun me fido" Meloni, arrivata a palazzo Chigi, si è circondata di fedelissimi e di famigli, di vecchi camerati e post-missini di comprovata fede. Risultato? Sangiuliano sfessato e dimesso, Sgarbi indagato e dimesso, Montaruli condannata e dimessa. Senza contare lo spadone di Damocle del rinvio a giudizio che pende sugli zigomi coibentati di Daniela Santanché, sotto inchiesta per falso in bilancio e truffa all’Inps.