PIÙ CHE I MINISTRI, A TERRORIZZARE GIORGIA MELONI È LA TEMPESTA PERFETTA SUI CONTI PUBBLICI – LA “DRAGHETTA” È AL LAVORO SUI DOSSIER ECONOMICI E CHIEDE L’AIUTO DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA, DANIELE FRANCO – “DONNA GIORGIA” HA INCONTRATO FRANCO PER CAPIRE COME STA MESSO IL NOSTRO DISGRAZIATO PAESE: LA PRIMA URGENZA È TROVARE I SOLDI PER PROROGARE GLI AIUTI SU BENZINA E BOLLETTE A DICEMBRE – LA COMPLICATA PARTITA DELLA SUCCESSIONE AL TESORO
-Ilario Lombardo per “la Stampa”
Non è la squadra dei ministri a terrorizzare Giorgia Meloni. Sono i conti pubblici. È la prospettiva di un travaglio economico che potrebbe compromettere sul nascere il «governo della Patria» a gettare nell'ansia da debutto la futura presidente del Consiglio. Il decreto su cui sono già al lavoro i responsabili economici di Fratelli d'Italia e della Lega, con la regia del Tesoro, sarà il primo atto significativo del nuovo governo.
Mario Draghi ha lasciato una decina di miliardi in eredità. Sembra scontata la proroga degli aiuti su benzina e contro il caro-bollette, in scadenza rispettivamente a fine ottobre e a fine novembre. Resta scoperto ancora tutto il mese di dicembre. Questa è la prima urgenza.
Durante l'incontro dell'altro ieri, il ministro dell'Economia uscente Daniele Franco, ha spiegato a Meloni e ai suoi che dal totale delle risorse potrebbero avanzare tre-quattro miliardi. L'orientamento di FdI è di partire con un aiuto alle famiglie e l'idea sarebbe di alzare il tetto Isee - l'indice che certifica la situazione economica - dai 12.500 euro previsti nell'ultimo provvedimento ad almeno 15 mila euro se non di più.
Il confronto con Franco rappresenta uno snodo cruciale nel passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo governo. Meloni ha chiesto al ministro di entrare nel merito dei dossier, capire che possibilità di spesa si ritroverà in mano il prossimo inquilino del Tesoro e in quale perimetro di priorità potrà muoversi l'esecutivo.
Non si è parlato del successore di Franco, né tantomeno è stata sondata la disponibilità del ministro. Meloni ha già ricevuto, indirettamente, il suo no. Hanno parlato della legge di Bilancio, dei tempi strettissimi per realizzare la manovra e di cosa fare del tesoretto a disposizione. Franco ha dato le sue rassicurazioni.
La struttura del Mef resta in piedi, a partire dal Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, che rimarrà al suo posto per garantire la continuità. Un motivo in più per smentire le voci che lo danno in corsa per la carica di ministro. Su per giù, se il centrodestra non tirerà per le lunghe le trattative, il governo Meloni dovrebbe essere operativo per fine ottobre, inizi novembre. L'Unione europea ha concesso una proroga sul termine di consegna delle bozze della manovra.
Una volta inviata resteranno meno di sessanta giorni per definire l'impianto della legge di Bilancio, licenziarla dal Consiglio dei ministri e farla approvare dalle due camere.
Per la nuova premier un debutto non proprio tranquillo, in mezzo a una crisi energetica che diventerà ancora più evidente con il freddo dell'inverno. Sarà fondamentale - anche questo ha spiegato Franco- il dialogo con la Commissione europea e la burocrazia di Bruxelles, anche in vista del negoziato che deciderà il futuro del patto di Stabilità. Ecco perché, secondo il ministro, è sconsigliabile giocare al rialzo sul debito italiano proprio ora.
Per questo motivo, Meloni sa benissimo che al posto di Franco dovrà sedere un nome che sia una garanzia per l'Europa, inattaccabile dai colleghi dei Paesi più severi del nord che guardano con sospetto all'Italia.
Il no di Fabio Panetta, membro del board Bce, a ieri sembrava irreversibile. E ha fatto crescere l'opzione politica del leghista Giancarlo Giorgetti, come carta da giocare se tutte le altre offerte saranno respinte. Meloni conta molto, però, sul fattore Quirinale.
La formalizzazione dell'incarico potrebbe creare un clima di ufficialità adatto per ammorbidire le resistenze dei tecnici contattati. A partire da Panetta, che la leader non è escluso possa incontrare nelle prossime ore, per un altro confronto sui conti, come fatto con Franco.
Ma per i rapporti con Bruxelles sarà d'aiuto anche chi vestirà i panni di ministro per gli Affari Ue. Ieri al termine del convegno dell'associazione dei sindaci Ali, è stata captata una conversazione tra l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e l'europarlamentare di FdI Raffaele Fitto. «Dove andrai tu? Agli Affari Ue?», ha domandato il primo. «A questo punto credo di sì», la risposta. «Fai bene, nei prossimi mesi sarà un posto cruciale».