PIU’ SI AVVICINANO LE ELEZIONI DI MID-TERM E PIU’ WALL STREET TRABALLA - IL DOW JONES PERDE ANCORA OLTRE IL 2%: PESANO I TIMORI DI SCONTRI COMMERCIALI CON LA CINA E GLI ALTI RENDIMENTI DEI T-BOND - ARRETRA ANCHE PIAZZA AFFARI, SPREAD SEMPRE OLTRE 300 PUNTI MA L'ALLARME GLOBALE ORA STA ASSORBENDO IL "CASO ITALIA"
-Anna Guaita per “il Messaggero”
La giornata dopo il mercoledì nero era cominciata con qualche piccola speranza di ripresa. Gli indici di Wall Street si erano avviati al positivo, dopo l'arrivo dei dati sull' inflazione sul mese di settembre, cresciuta meno del previsto e attestatasi al 2,3 per cento su base annua. Ma nel corso della giornata il pessimismo ha di nuovo levato la testa, e i listini sono scivolati nel profondo rosso, anche se non catastrofico come il giorno precedente.
Il Dow Jones ha perso il 2,13%, l'S&P il 2,06 mentre il Nasdaq registrava una caduta dell' 1,25%. Nonostante i dati della mattina, l' elemento inflazione e il conseguente rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed hanno continuato a influire come gli elementi di disturbo più insistenti e di vasta portata.
Mentre la Fed rialza i titoli, e a settembre li ha portati a una forbice fra il 2 e il 2,5%, gli investitori lasciano il mercato dei titoli di Stato (Treasury Bond), causandone un deprezzamento e spingendo contestualmente al rialzo il loro rendimento. In appena cinque sedute, per i titoli a 10 anni lo yield è passato dal 3,05% al 3,25%, come non avveniva da più di sette anni.
Di colpo, il rendimento dei TBond è diventato competitivo con i titoli, e ciò ha fatto esplodere il timore che possa verificarsi una rotazione degli investimenti dalle azioni ai titoli. Nella volatilità caotica di mercoledì, a finire sotto tiro sono stati soprattutto le azioni del settore tecnologico, e difatti il Nasdaq ha subito una Caporetto come non registrava dal 2016, dopo il voto del Brexit. Ma il massacro è stato generale, e ieri la seduta è finita di nuovo in rosso per tutti e tre i listini.
LA SPADA DI DAMOCLE
Di certo su tanta negatività influisce anche la continua spada di Damocle della guerra commerciale con la Cina. Come talvolta succede, i mercati quasi ignorano le notizie positive, per concentrarsi su quelle negative.
L'analista Romain Bostick, della Bloomberg, sottolinea ad esempio come l' accordo commerciale raggiunto da Usa, Messico e Canada a sostituzione del Nafta sarebbe una buona notizia, ma è passata quasi inosservata: «La Cina è quella che fa paura», ricorda Bostick. E da Bali, dove si è inaugurato ieri il summit annuale del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, Christine Lagarde manda il suo rinnovato ammonimento affinché Washington e Pechino lavorino «per disinnescare» la disputa e «correggere le regole del commercio piuttosto che romperle».
La numero uno del Fondo ha espresso il timore che un'escalation della guerra commerciale possa sfociare in guerre valutarie che «metterebbe a rischio passanti innocenti». Anzi, Lagarde ha spiegato che già allo stato attuale l' economia non è «abbastanza forte», e si è «fermata su un plateau».
Tale situazione allarmante al livello mondiale, in un certo senso aiuta il nostro Paese ad avere un profilo più basso. Nella volatilità globale, con le grandi guerre commerciali e i tracolli dei listini, la situazione italiana si stempera. E se ieri Milano ha chiuso in ribasso, non è stata l' ultima della lista: il Ftse-Mib ha perso l' 1,84, ma peggio sono andate Londra, -1,94, e Parigi, -1,92. Intanto continuavano le pressioni sui titoli di Stato italiani, e alla chiusura il differenziale tra Btp e Bund era ancora sopra la soglia dei 300 punti, a quota 304.