UNA POCHETTE DI TRAVERSO PER LA RAGGI - I QUATTRO CONSIGLIERI COMUNALI DI ROMA CHE HANNO LASCIATO IL MOVIMENTO 5 STELLE LO HANNO FATTO PER SCHIERARSI CON L’EX PREMIER, IN CONTRAPPOSIZIONE A GRILLO (E QUINDI A “VIRGY”) - ORA LA SINDACA NON HA PIÙ LA MAGGIORANZA, E CI SARANNO RIPERCUSSIONI SULL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA, CHE SUBIRÀ UNA BATTUTA D’ARRESTO DEFINITIVA DA QUI ALLE ELEZIONI DI OTTOBRE (MA TANTO GIÀ ANDAVA A RILENTO)
-Francesco Pacifico per "il Messaggero"
Il nuovo movimento di Giuseppe Conte non è ancora nato e nessuno sa con certezza se vedrà mai la luce. Intanto l' ex premier può già contare a Roma, precisamente in Campidoglio, su un piccolo gruppo consiliare. Proprio riconoscendosi nell' avvocato del popolo e stigmatizzando l' attivismo del garante Beppe Grillo, in aula Giulio Cesare quattro consiglieri hanno annunciato la loro uscita dal Movimento Cinque stelle.
Ma soprattutto hanno lasciato senza maggioranza Virginia Raggi. La sindaca, quando fu eletta nel 2016 aveva 29 consiglieri, ora, a tre mesi dalle elezioni, può contare su 19 voti a favore in consiglio contro i 25 necessari. Le opposizioni - Pd e Lega - annunciano di voler presentare una mozione di sfiducia. Che difficilmente sarà appoggiata dalla maggioranza dei fuoriusciti grillini (sono dieci in totale).
Anche se nessuno può escludere sorprese in una campagna elettorale, quella romana, che lentamente sta carburando. Invece è certo è che l' attività dell' amministrazione capitolina, già molto a rilento, segnerà una definitiva battuta d' arresto, in prospettiva dell' arrivo in aula di delibere delicate come l' ultima variazione di bilancio (deve sbloccare importanti risorse ai Municipi) e quella per mandare in soffitta il progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle.
GUERRA FRATRICIDA
La guerra fratricida tra il fondatore Grillo e l' ex premier Conte si propaga fino al Campidoglio, dove quattro consiglieri grillini (Donatella Iorio, Enrico Stefàno, Angelo Sturni e Marco Terranova) hanno annunciato la creazione di un nuovo gruppo, Piano Roma. Per la cronaca, è da quasi un anno che fanno la fronda alla sindaca. Ieri, di fatto, hanno soltanto certificato quello che a Roma è chiaro da mesi: cioè che Raggi da tempo ha perso la maggioranza.
E sempre per la cronaca, va detto che i quattro non avrebbero avuto contatti diretti con Conte, ma soltanto con il suo staff. Non a caso, l' inner circle della prima cittadina ha fatto invece notare che Raggi ieri mattina ha chiamato al telefono i duellanti (cioè Conte e Grillo) chiedendo loro di trovare un accordo. Difficile parlare di una mediazione, ma - usando le parole della stessa Raggi - di un auspicio che «si riuscirà a ricomporre anche questo periodo. Sono due persone che stimo e apprezzo».
Per il resto nessun pentastellato ancora fedele alla sindaca ha proferito parola per criticare gli ex compagni. Il capogruppo in Campidoglio, Giuliano Pacetti, li ha «ringraziati per il lavoro fatto» e spera «di continuare a lavorare con loro sui provvedimenti» che restano da approvare. Ma questo strappo avrà effetti sulla campagna per le amministrative. I ribelli sono da tempo in contatto con il centrosinistra e a loro sarebbero stati promessi posti nelle liste civiche che appoggiano Roberto Gualtieri. Poi Enrico Stefàno, il leader di questa corrente, non ha lesinato attacchi alla sindaca: «Dà precedenza ai like, non sopporto più la retorica del va sempre tutto bene e se no è sempre colpa di qualcun altro».
Rivendica «la coerenza nella loro azione», ma non esclude la volontà di lavorare a Roma per un futuro partito di Conte. Il quale, pur appoggiando la Raggi, ha un buon rapporto con Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra. Proprio l' ex ministero dell' Economia si è detto certo di ottenere un endorsement del suo ex presidente del Consiglio al ballottaggio. Ieri ha «riconosciuto la coerenza dei quattro che si sono trovati contro un muro», non ha escluso un futuro assieme, ma soprattutto ha tuonato: «È bene che Raggi si dimetta. Siamo pronti anche alla sfiducia».
I primi a lanciare l' ipotesi della sfiducia sono stati i consiglieri della Lega. «I suoi ex compagni di partito fuggono, probabilmente in direzione Pd. La spina è stata staccata: ora aspettiamo l' ufficializzazione delle dimissioni», dice il sottosegretario Claudio Durigon. Se nel centrodestra Giorgia Meloni parla di «triste epilogo dell' amministrazione Cinque stelle», l' altro sfidante della Raggi, Carlo Calenda, non crede nella sfiducia: «La sindaca non si combatte con le manovre di palazzo e i giochetti della maggioranza. La si sconfigge alle urne».