POLEMICHE IN QUARANTENA – GIUSEPPE CONTE VUOLE FAR FINTA CHE IL PAESE È COMPATTO E CONVOCA PER OGGI LE OPPOSIZIONI PER AGGIORNARLI SUL DECRETO CHE STANZIA 3,6 MILIARDI PER L’EMERGENZA – MA ANCHE DENTRO LA SUA MAGGIORANZA NON TUTTI SONO CONVINTI CHE BASTERANNO. L’EUROPA DARÀ IL VIA LIBERA ALLA FLESSIBILITÀ, MA QUI SE NON SI FA UN PIANO SERIO DI INVESTIMENTI (IN DEFICIT) RISCHIA DI CROLLARE IL SISTEMA PAESE
-Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Congelare polemiche e tensioni e mostrare al mondo l' immagine di un Paese che, nei giorni neri del coronavirus, non si divide in Parlamento. Con questo obiettivo Giuseppe Conte vedrà alle 16.30 i capi delegazione della maggioranza e, alle 20.30, i capigruppo di tutti i partiti, Lega e Fratelli d' Italia compresi. «Li aggiornerò, come è giusto che sia», conferma la convocazione bipartisan il premier, che punta a incassare il voto unanime del Parlamento.
Sul tavolo delle due riunioni, le misure del decreto da 3,6 miliardi con il quale il governo sta pianificando di sforare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil e che venerdì dovrebbe essere discusso in Consiglio dei ministri.
L' impennata del virus ha colpito duro anche sul fronte economico e l' Ue (che ha creato una task force) darà il via libera alla flessibilità invocata dall' esecutivo. Lo conferma il commissario Paolo Gentiloni, quando dice che la Ue è pronta a usare «ogni strumento» per salvare la crescita: «Considereremo la richiesta italiana, basata sulla clausola delle circostanze eccezionali, con spirito di solidarietà e comprensione».
Dietro il sipario dell' emergenza, i partiti sono in grande agitazione. Le ricette per contrastare una brusca frenata dell' economia divergono e le gelosie stanno ibernando i rapporti tra M5S e Pd.
Il capo delegazione Vito Crimi ha sfogato dai microfoni di Radio 24 l' irritazione verso il ministro dem Gualtieri, colpevole di aver annunciato sui giornali lo sforamento del deficit. «Non ci è piaciuto», commenta Crimi. E chissà se anche lui sospetta una manovra per portare Gualtieri a Palazzo Chigi quando la tempesta sarà passata. Nel vertice di ieri a porte chiuse, Crimi, Fraccaro, Patuanelli, Di Maio e gli altri hanno studiato una «contromanovra» e dato voce ai malumori: «Non bastano 3,6 miliardi, serve di più».
Zingaretti è nel mirino per aver convocato un tavolo con sindacati e imprese, «bruciando» l' incontro analogo fissato per domani nell' agenda del premier. Nel M5S raccontano che Conte «ci è rimasto male» e ricordano come Salvini fosse solito anticipare le mosse del capo del governo. Ma Zingaretti schiva le polemiche, dice di aver «apprezzato molto la volontà delle opposizioni di contribuire» e avverte: buttare giù Conte sarebbe «una sciagura». Con chi ce l' ha, il leader del Pd?
Con Di Maio, che a sentire un senatore dem «sta preparando un pacchettino per Conte»? Con Salvini? Renzi si tira fuori, giudica la situazione «gravissima» sotto il profilo economico e si impegna a «dare una mano al governo». In questo clima il capogruppo del Pd, Marcucci, si appella all' unità: «Serviranno interventi straordinari».