POLVERE DI CINQUE STELLE – SE UNA SCISSIONE NON BASTA ECCONE IN ARRIVO UN’ALTRA A SBRINDELLARE IL MOVIMENTO: . SE GIUSEPPE CONTE SI CONSEGNERÀ ALL'ALA ORTODOSSA, UNA PATTUGLIA PARLAMENTARE È PRONTA A SGANCIARSI E A BUSSARE ALLE PORTE DI DI MAIO: PRONTI A SFANCULARE “GIUSEPPI” SAREBBERO IN QUINDICI. IL PEZZO PREGIATO DELL'OPERAZIONE È DAVIDE CRIPPA IN ROTTA DA SEMPRE CON PEPPINIELLO APPULO. USCISSE LUI SI PORTEREBBE DIETRO ALMENO DIECI PARLAMENTARI E…
-Lorenzo De Cicco per www.repubblica.it
Un pezzo di Movimento è tentato dalla scissione bis. Se Giuseppe Conte si consegnerà all'ala ortodossa, che soffia da mesi sul fuoco della crisi, una pattuglia parlamentare è pronta a sganciarsi. Quasi tutti sono pronti a bussare alle porte di Luigi Di Maio. Altri guardano al gruppo misto o sognano l'entrata in extremis in un partito già strutturato, sognando la ricandidatura nel 2023.
I contatti sottotraccia, via chat e in Transatlantico, sono frenetici. Con Vincenzo Spadafora, il coordinatore politico di Insieme per il Futuro. O con Iolanda Di Stasio e Primo Di Nicola, i capigruppo di Camera e Senato della formazione post-grillina. Dentro Ipf circola una cifra: 15 verso l'uscita. Nel Movimento temono il doppio, visto come è andata a giugno, con il ministro degli Esteri che ha soffiato a Conte in una notte 60 parlamentari.
Il pezzo pregiato
Il pezzo pregiato dell'operazione è Davide Crippa. Il capogruppo del Movimento alla Camera non è mai stato in buoni rapporti con Conte. È mal sopportato dai deputati più vicini al leader. Alcuni negli ultimi giorni ne hanno addirittura chiesto la testa: "Dobbiamo trovare un modo di defenestrarlo", si sfogava l'altro ieri nel cortile di Montecitorio una deputata. La colpa di Crippa? Avere mal gestito la scissione, troppi esodi. E non essere in sintonia con il leader sul possibile strappo. Il capogruppo per ora resiste.
Ma ha fatto capire, anche nell'ultima, chiassosa, assemblea dei parlamentari 5 Stelle, che lasciare il governo ora sarebbe un errore. La tendenza governista lo rende appetibile per la creatura dimaiana, dove sono convinti che Conte, "questione di giorni", si risolverà per la crisi. Uscisse Crippa, si porterebbe dietro almeno una decina di parlamentari. I più irrequieti, nei confronti dell'ala barricadera del Movimento, e dunque tentati dall'uscita, vanno cercati alla Camera. Francesco Berti, Maurizio Cattoi, Elisabetta Barbuto. Dovrebbero restare nel M5S invece, nonostante i mal di pancia, gli ex ministri Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Giulia Grillo. Per ora.
Capitolo a parte
Un capitolo a parte, anche nei ragionamenti che fanno dentro Ipf, è quello di Fabiana Dadone. La ministra delle Politiche giovanili appare tormentata. Dieci giorni fa se l'è presa con Alessandro Di Battista, che dalla Russia consigliava a Conte di sbrigarsi a mollare Draghi: "Gli uomini della provvidenza che ci vogliono fuori dal governo dovrebbero restare in vacanza", ha risposto su Facebook. Tutto lo staff di Dadone è in pressing da settimane: passa con Di Maio, le dicono, alla svelta.
Lei invoca prudenza: "Dobbiamo resistere". Dentro Ipf però mettono in chiaro che sarebbe difficile, per Dadone, conservare l'incarico. La truppa dimaiana già esprime il ministro degli Esteri, il vice-ministro dell'Economia, Laura Castelli, sottosegretari di peso come Pierpaolo Sileri alla Salute e Manlio Di Stefano alla Farnesina. La poltrona ministeriale, per Dadone, sarebbe tutt'altro che blindata.
In attesa che i nuovi transfughi si materializzino, Di Maio continua a picconare Conte. "Chi oggi minaccia di staccare lo spina lo fa solo per un motivo: perché scende nei sondaggi", ha detto ieri, collegato da Bali, ai parlamentari di Insieme per il Futuro radunati in call.
Negli ultimi sondaggi del resto i 5 Stelle sono scivolati al 10%. Altre rilevazioni la settimana scorsa li davano poco sotto al 7. Il capo della Farnesina un po' gongola, un po' si mostra preoccupato: "Aprire una crisi di governo significa prestare il fianco alla propaganda di Putin, che a sua volta otterrebbe l'obiettivo di sgretolare il nostro governo". Dunque attenzione, predica Di Maio, "a riproporre il Papeete. A luglio come a settembre".