IL POTERE È ANCHE UNA QUESTIONE DI NOME – IL GOVERNO NAZIONALISTA DI MODI HA IMPOSTO NEL G20 DI NEW DELHI IL CAMBIO DI NOME PER IL PAESE: NON PIÙ “INDIA”, LEGATO AL PASSATO COLONIALE BRITANNICO, MA “BHARAT” – IL TERMINE HINDI È APPARSO SULLE TARGHETTE AI TAVOLI DEI LAVORI E SUI DOCUMENTI UFFICIALI – MA I PARTITI DI OPPOSIZIONE CRITICANO LA SCELTA…
-Estratto dell’articolo di Alessandra Muglia per il “Corriere della Sera”
Nel repulisti di New Delhi per il G20 ci è finita anche l’India, ossia il nome ufficiale dall’era coloniale, sostituito del termine hindi Bharat. Non solo sugli inviti alla cena di Stato, inviata dalla presidente Murmu, è apparso il nome «Bharat», ma il termine è diventato protago-nista di tutto il summit: nei discorsi di Modi, sulla targhetta al tavolo dei lavori e sui documenti [...]
Il governo nazionalista indù è impegnato da tempo a eliminare i simboli del dominio britannico dalle città, dalle istituzioni e dai libri di storia, ma questa potrebbe essere la mossa di più grande impatto. I partiti di opposizione hanno criticato la scelta, accusando il governo di voler cambiare il nome del Paese per contrastare la scelta di presentarsi alle prossime elezioni come INDIA (Indian National Developmental Inclusive Alliance).
Vari ministri e membri del partito di maggioranza hanno ricordato che il nome Bharat è stato già usato in alternativa a India e che dal 1949 compare nell’articolo 1 della Costituzione del Paese («India, that is Bharat» [...]).