UN PREMIER SOLO ALLO SBANDO - RENZI RASSEGNATO ALLA SCONFITTA: “NON MI DIMETTERÒ SE PERDO ROMA E MILANO” - “VERDINI? CON LUI MAI STATI ALLEATI, ERANO CHIACCHIERE DA TALK" (E I VOTI IN PARLAMENTO?) - POI MINACCIA LA MINORANZA: “BASTA GUERRIGLIA INTERNA, USERÒ IL LANCIAFIAMME” -
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
Dopo la domenica negativa della comunali, Matteo Renzi ipotizza lo scenario peggiore per i ballottaggi: una doppia sconfitta nelle principali città. «Se il Pd perde a Roma e a Milano non mi dimetterei, assolutamente no - dice il premier -. Se il Pd perde a Roma ho l’impressione che salterebbero le Olimpiadi del 2024. Se perde a Milano, vorrà dire che amministrerà Parisi».
L’intera posta Renzi continua a giocarla sul referendum di ottobre, ma anche in questa dichiarazione si capisce che il Partito democratico vuole giocarsela. Persino nella Capitale dove Roberto Giachetti parte da 11 punti sotto la candidata grillina.
Renzi però non farà la campagna elettorale per il secondo turno. «Noi di solito non facciamo iniziative con il segretario - spiega -. Andrò solo se ci sarà la necessità». Questo non significa che indirettamente non vedremo una sua partecipazione. A Roma terrà caldo il tema dei giochi olimpici, a Torino «la competenza di Fassino è un punto di forza». E a Napoli? «Lì abbiamo fallito - ammette il premier a Otto e mezzo - ma nel napoletano abbiamo vinto in 7 comuni su 8».
La preoccupazione rimane. «I ballottaggi sono gare da 1X2». Un terno al lotto, un’incognita. Questo non significa abbandonarsi al pessimismo. Renzi risponde duramente a Pier Luigi Bersani. Se l’ex segretario dice che c’è un problema grande come una casa nel partito, «io dico che il Pd è nettamente il primo partito d’Italia, senza discussioni» e «oggi il ballottaggio alle politiche sarebbe tra noi e Forza Italia». Basta lamentarsi, quindi .
«Sono consapevole che si debba cambiare qualcosa nel Pd. Anzi dopo il 20 giugno interverrò con il lanciafiamme». Ma non vuol dire condividere le parole di Bersani: «Mi stupisce che anziché parlare dei problemi veri che ha l’Europa, dall’immigrazione al Mediterraneo, si continua tutti i giorni a cercare di fare una guerriglia interna », accusa riferendosi anche alla moratoria chiesta in direzione a tutte le anime del partito. «Comunque rispetto molto chi da molti anni e con nota coerenza dice che va tutto male nel Pd. Penso che non sia così ».
Renzi torna anche sul referendum: «In Italia troppo spesso c’è stata la casta davvero, con sindacalisti, politici, giornalisti, consiglieri regionali che guadagnano più del presidente degli Stati uniti. La riforma costituzionale credo non sia la migliore del mondo ma consente all’Italia di iniziare il futuro. Se riduci il numero dei politici e attacchi la casta, sarà più semplice avere un Paese che funziona».
Riforma e legge elettorale viaggiano di pari passo. I risultati delle comunali hanno definitivamente convinto il premier che non servono alleanze al Pd. O meglio che non portano voti. «La sinistra di Fassina e Airaudo non è pervenuta». E Verdini e il partito della Nazione? «Con Verdini non siamo mai stati alleati. Erano chiacchiere da talk show». Perciò l’-I-talicum non verrà modificato, premierà ancora la lista che avrà più voti e non la coalizione. «A me piace l’Italicum così come lo abbiamo fatto. Quindi non si tocca».