LE PRESIDENZIALI NON FINISCONO OGGI: IL FUTURO DELLA FRANCIA (E DELL'EUROPA) DIPENDE DALLE ELEZIONI LEGISLATIVE DI GIUGNO - ANCHE SE VINCE MACRON, SOCIALISTI E REPUBBLICANI HANNO PIÙ UOMINI E POTERE SUL TERRITORIO, E LOTTERANNO PER TENERE I SEGGI. MARINE POTREBBE FINALMENTE VINCERE QUALCHE BALLOTTAGGIO, E IL FUTURO GOVERNO POTREBBE ESSERE DI (DIFFICILE) COALIZIONE
Massimo Nava per il ''Corriere della Sera''
Nelle ultime ore, prima che scattasse il silenzio elettorale, la Francia che non vuole precipitare nel buio del populismo xenofobo e antieuropeo ha fatto sentire la sua voce. Un tambureggiante appello al voto utile per Emmanuel Macron da parte della società civile, dei media, di intellettuali e artisti, di associazioni culturali e religiose.
Un sussulto provocato dalla consapevolezza di una sfida storica per il Paese e per l' Europa e dalle docce fredde delle vittorie di Trump e Brexit, mentre i sondaggi davano per certo il risultato opposto.
Dopo avere subito, quasi senza reagire, la normalità di una presenza del Front National radicata ormai da anni nel territorio e assecondato, o favorito, lo sgretolamento dei partiti tradizionali, la Francia che ancora crede nell' Europa sembra temere il peggio, nonostante che Macron sia accreditato al 63 per cento e la Le Pen abbia perduto terreno nel confronto televisivo.
Dunque, si «tocca legno» come dicono i francesi, ma non è solo scaramanzia. Chi aveva previsto la vittoria di Trump, fa i conti sul livello di astensione che potrebbe avvantaggiare Marine. Ci si interroga su quanti, fra i «Republicains», sceglieranno il Front o la scheda bianca e quanti nell' estrema sinistra seguiranno la libertà di voto suggerita da Mélenchon, peraltro in sintonia con il programma antieuropeo e anti-establishment della Le Pen. C' è indecisione in ambienti cattolici e nella comunità ebraica, al di là delle posizioni ufficiali.
A complicare le cose, il lungo ponte dell' 8 maggio (anniversario della vittoria nella seconda guerra mondiale), l' atteggiamento di coloro che non ritengono necessario andare alle urne, nella convinzione che il risultato sia ormai acquisito, e infine i veleni circolati in seguito al pirataggio delle mail di En Marche.
Se la vittoria di Macron è comunque molto probabile, il clima della vigilia racconta quanto sia importante anche la dimensione del successo.
Una vittoria sul filo dei decimali sarebbe la conferma di un Paese profondamente lacerato, dei due volti contrapposti della società francese, di quanto sia in salita la strada che attende il nuovo presidente.
Marine Le Pen è il miglior avversario possibile se coalizza contro di lei un ampio fronte, ma resta una pesante ipoteca sulla Francia in caso di sconfitta onorevole. E Emmanuel Macron rischia di essere un presidente per default piuttosto che un presidente per adesione.
Ecco perché le elezioni legislative di giugno assumono per la prima volta nella Quinta Repubblica un' importanza persino superiore al risultato dell' Eliseo. Emmanuel Macron si propone di riformare in profondità la macchina dello Stato, il mercato del lavoro, il sistema pensionistico, la scuola e di rilanciare la competitività perduta di un Paese afflitto da crescita molle e spesa pubblica a livelli insostenibili.
Come i suoi predecessori di destra e di sinistra, si scontrerà con le immense resistenze delle corporazioni e con il mito offuscato dello Stato protettore cui restano aggrappati gli elettori della Le Pen e di Mélenchon.
L' impresa sarà ancora più ardua senza una solida maggioranza.
In passato, la vittoria del presidente ha avuto un effetto trainante sulla nuova Assemblea, ma questa volta non è detto che gli elettori di partiti sconfitti decidano di dare un assegno in bianco a Macron.
Al contrario, è fortissima la voglia di continuare ad esistere per il partito socialista e di continuare a contare nel Paese per i «Republicains», i grandi favoriti umiliati. Inoltre, è probabile che per la prima volta, il Front National entri in Assemblea con una consistente pattuglia.
Anche il rinnovo parlamentare prevede il doppio turno.
Basta conquistare il 12,5 per cento degli aventi diritto per qualificarsi. Si assisterà a un rompicapo di sfide triangolari e quadrangolari, il cui esito potrebbe essere una composizione totalmente inedita degli schieramenti, in linea con la stagione che ha messo fine al bipolarismo.
Potrebbe essere l' anticamera di grandi coalizioni per la stabilità, ma anche di un' ingovernabilità fatta di rancori e voglie di rivincite.
mnava@corriere.it.