LA PRIMA PROVA D'AMORE DI ZINGARETTI PER I 5 STELLE: DA GOVERNATORE DEL LAZIO LANCIA UNA CIAMBELLA DI SALVATAGGIO ALLA RAGGI CHE AFFOGA NEI RIFIUTI. LA REGIONE È PRONTA A PROLUNGARE L'ORDINANZA DI EMERGENZA FINO AL 2020, COSTRINGENDO GLI ALTRI COMUNI LAZIALI A CIUCCIARSI LA MONNEZZA ROMANA
-Lorenzo De Cicco per www.ilmessaggero.it
Serve una nuova manovra di salvataggio per evitare che Roma risprofondi nelle secche della crisi dei rifiuti: la Regione Lazio è pronta a prolungare l’ordinanza con misure straordinarie per la Capitale «fino al primo gennaio 2020». Altri quattro mesi in emergenza, con tutti gli impianti regionali che dovranno accettare il pattume proveniente dall’Urbe, come conferma al Messaggero l’assessore ai Rifiuti della Pisana, Massimiliano Valeriani. Se si è arrivati a questo punto è perché nonostante il pressing del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e la prima ordinanza, sfornata dal governatore Nicola Zingaretti il 5 luglio, non sono mai diventate operative soluzioni strutturali. Quelle che permetterebbero alla città di evitare che i problemi si ripresentino ciclicamente, a partire da quando riapriranno le scuole e molti uffici.
Il piano per portare i rifiuti all’estero era la principale opzione individuata il 9 luglio dalla cabina di regia con Costa, Zingaretti e la sindaca Virginia Raggi. Ma finora dall’Ama non è stato siglato nemmeno un contratto oltreconfine. La partecipata dei rifiuti sta trattando con la Svezia, che però al momento si è detta disponibile ad accogliere solo 6mila tonnellate d’immondizia, quanto la Capitale produce in due giorni. Una goccia nel mare. Un misterioso, sedicente «intermediario della Bulgaria» qualche settimana fa si è presentato negli uffici della Direzione Rifiuti del Comune, ma è subito stato cacciato dalla responsabile, Laura D’Aprile, perché le trattative, gli è stato giustamente ricordato, «le fa l’Ama».
Si stanno cercando altri sbocchi ma di fatto, a quasi due mesi dall’ordinanza, nulla c’è di certo. Anche dalle altre regioni lungo lo Stivale non sono arrivati segnali incoraggianti (l’Abruzzo aveva detto no, si spera in un ripensamento; altro niet dall’Emilia). Solo dalle Marche è faticosamente arrivato il via libera a una quota di spazzatura di Roma, 5mila tonnellate al mese, ma solo per il trattamento. Nella delibera che giovedì dovrebbe varare la Pisana non è previsto lo smaltimento in una discarica o in un inceneritore, quindi in sostanza i rifiuti, una volta trattati ad Ascoli, torneranno indietro.
GLI IMPIANTI KO
Come se non bastasse, i due impianti di trattamento privati di Malagrotta, che lavorano a singhiozzo da inizio estate per lavori di manutenzione, rimarranno in queste condizioni non fino a metà settembre, come era stato previsto, ma per tutto novembre, per via di un incidente probatorio legato a un’inchiesta.
È per questo che la Pisana concederà una proroga più ampia di quella ipotizzata fin qui, cioè al massimo 30 giorni oltre la scadenza iniziale del 30 settembre. No, le misure anti-emergenza dureranno «fino al 1 gennaio 2020», spiega l’assessore regionale Valeriani. «Stiamo lavorando - dice - alla proroga dell’ordinanza regionale per tre mesi». All’Ama vengono mosse una serie di critiche: «L’azienda capitolina non ha ancora preso altri impianti di trattamento mobili», previsti invece dall’ordinanza di luglio, «ed è in forte ritardo con l’attivazione dei centri di trasbordo e con l’individuazione delle stazioni di trasferenza», per il travaso dei camion dei netturbini.
In sostanza, molti impegni presi dall’Ama sarebbero ancora niente più che punti annotati sulla carta. Come i nuovi “tritovagliatori” mobili da attivare in diverse zone della città per trattare gli scarti: finora è in funzione solo quello di Ostia e lavora a ritmi lentissimi, anche perché il M5S, che in questo distretto ha stravinto le elezioni del novembre 2017, si è sempre dichiarato contrario all’impianto, poco amato dai residenti. Gli altri centri mobili ancora non si sono visti.
Per un pasticcio burocratico non sono stati aperti nemmeno i nuovi siti per i camion dell’Ama, fondamentali per velocizzare la raccolta: la partecipata prima aveva avallato le aree proposte dal Campidoglio, poi ha incredibilmente cambiato idea, poi ancora le ha dovute accettare. «Da parte nostra, massima collaborazione - dice ancora l’assessore regionale Valeriani - ma dal Comune serve una svolta. Con la proroga scongiuriamo possibili criticità per le feste natalizie, ma resta fondamentale lavorare da subito per soluzioni durature che consentano a Roma di raggiungere l’autosufficienza».