PRIMO, NON DISCRIMINARE – L’INVIATO SPECIALE DI OBAMA PER I DIRITTI DEI GAY RICEVUTO IN VATICANO – RANDY BERRY: “NOI NON FACCIAMO CAMPAGNA PER I MATRIMONI O PER LE ADOZIONI DEGLI OMOSESSUALI, MA LOTTIAMO CONTRO LE DISCRIMINAZIONI” (AH VABBÈ, COSÌ SON BUONI TUTTI)


Raffaella Menichini per “la Repubblica

RANDY BERRY

 

Dall’aprile scorso la Casa Bianca ha un nuovo “inviato speciale”. La crisi che deve affrontare non è un conflitto tra Stati o etnie, ma una discriminazione diffusa, che ogni giorno riscuote nel mondo un pesante tributo di vite umane, sofferenze, umiliazioni: quella di natura sessuale.

 

RANDY BERRY ELTON JOHN

La difesa della comunità Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali) è diventata un punto cardine del secondo mandato di Barack Obama. In questi giorni ha annunciato di voler emendare il Civil Rights Act del 1964 per introdurre codici di salvaguardia dei Lgbti. L’Equality Act farà fatica a passare, ma conferma in Obama un paladino a viso aperto dei diritti identitari. Tanto che il suo volto campeggia — primo presidente americano della storia — sulla copertina di un magazine LGBTI: Out lo ha nominato «l’alleato dell’anno della comunità». Un’alleanza che ora si estende fuori dai confini degli Stati Uniti.

 

LA COPERTINA DI NEWSWEEK SU OBAMA PRIMO PRESIDENTE GAY

Il suo ambasciatore nel mondo si chiama Randy Berry, ha 50 anni, ed è un diplomatico di carriera. A Roma è passato di ritorno da un tour nell’Est europeo, e qui ha incontrato esponenti politici e anche rappresentanti del Vaticano, su sua richiesta. Time ha rivelato che c’è stato anche un incontro con membri del Collegio pontificio per la pace e la giustizia.

 

Un dialogo mai avuto prima a questo livello, che parte da un obiettivo comune: la missione di Berry è di carattere umanitario. Spiega: «Non facciamo campagna per i matrimoni gay, o per le adozioni in coppie omosessuali. Del resto questa è una questione nuova anche per gli Usa. Ma sul fatto che le persone non debbano essere perseguitate per la loro identità non dovrebbero esistere controversie».

 

Cosa pensa del mutamento di toni impresso da Papa Francesco su queste tematiche?

Obama e reverendo anti-gay

«Sua Santità sta conducendo la Chiesa sui suoi principi naturali: anche la Chiesa non accetta le violenze e le discriminazioni. Lui ha articolato in modo chiaro questa visione, che è coerente con la nostra agenda».

 

Il suo ruolo è un inedito nella diplomazia mondiale… 

«La mia posizione è stata creata nell’aprile scorso nel solco del lavoro che gli Usa stanno facendo per rendere quella dei diritti umani della comunità Lgbti una priorità di politica internazionale. Il presidente Obama parla di tematiche LGBTI in modo aperto, e lo fa anche in privato con i leader mondiali. Questo mi avvantaggia, perché posso dire di avere il sostegno del presidente quando incontro i vari governi».

 

In questi mesi ha viaggiato molto. Quali sono le emergenze che ha individuato?

BERGOGLIO CON SCIARPA GAY

«L’Italia è il trentesimo Paese che ho visitato in questi ultimi sette mesi. I Paesi che mi preoccupano di più sono quelli che mantengono una forma di discriminazione o criminalizzazione legale. E non sono pochi: almeno 75. È un codice diffuso in Africa, nel Medio Oriente, in parti dell’Asia. In molti casi non viene applicato, ma stiamo lavorando perché sia eliminato: il solo fatto che esista crea un clima di tolleranza verso violenze e discriminazioni ».

 

Si è trovato anche a contatto con Ong o attivisti?

«Sempre: sono loro, i cittadini, i reali agenti di cambiamento. Li aiutiamo ad aumentare lo spazio di manovra, a volte forniamo risorse. Le cose non cambiano — non devono cambiare — perché gli Usa dicono che è giusto. Anzi a volte è controproducente. Il nostro contributo è mettere le comunità locali in condizione di fare le proprie battaglie ».

 

Attivista per i diritti dei gay in India

In Italia la situazione legislativa è ancora molto indietro, almeno rispetto ad altri Paesi europei. Cosa ne pensa?

«Ho incontrato esponenti politici e attivisti, sto più che altro informandomi. Posso dire quel che vale per tutti i Paesi: è necessaria una leadership consapevole e coraggiosa, e poi bisogna inquadrare il dibattito su queste questioni nel modo giusto: con chiarezza, apertamente e — detto francamente — in un modo un po’ meno emotivo».

 

Un incarico del genere ha anche connotazioni personali molto forti. Cosa l’ha spinta ad accettare?

GIOVANI PICCHIANO UN ATTIVISTA DEI DIRITTI GAY A MOSCA

«Anche io sono un membro della comunità Lgbti. Ho accettato anche sulla spinta della mia esperienza personale. Perché ora sono anche padre, sto allevando due figli e mi si offre l’opportunità di rendere il mondo un posto migliore per far crescere i miei figli, e i figli di chiunque. È un obiettivo concreto per me, e dovrebbe essere condiviso da migliaia, milioni di genitori nel mondo».