QUALCOSA SI E’ ROTTO TRA BIDEN E ZELENSKY? - “SLEEPY JOE” HA RIMPROVERATO IL PRESIDENTE UCRAINO: “NON HA VOLUTO ASCOLTARE IL NOSTRO AVVERTIMENTO SULL'IMMINENTE INVASIONE RUSSA” - E ZELENSKY HA RINTUZZATO: “CHIEDEMMO ALL'AMERICA DI METTERE SANZIONI PREVENTIVE, IL NOSTRO APPELLO È RIMASTO INASCOLTATO” - KIEV OSTENTA LA CONVINZIONE DI VINCERE MA LA DOTAZIONE D’ARTIGLIERIA E’ TOTALMENTE A FAVORE DEI RUSSI - GLI USA SONO PRONTI A IMBARCARSI IN UN CONFLITTO SENZA ORIZZONTE? QUALI SONO LE INTENZIONI DEGLI UCRAINI?
-1 - I TRE DILEMMI DI BIDEN: EUROPA, ZELENSKY E FRONTE INTERNO
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
La prospettiva di una guerra «a oltranza» sta ponendo tre problemi a Joe Biden. Innanzitutto il rapporto con Zelensky. Venerdì scorso il presidente americano ha rimproverato al leader ucraino di «non averlo ascoltato» a metà febbraio, sottovalutando le reali intenzioni di Vladimir Putin. È uno scenario che la Casa Bianca non vorrebbe che si ripetesse adesso, nel momento cruciale del conflitto.
L'Amministrazione di Washington continua ad assicurare il sostegno alla resistenza ucraina. Si vorrebbe, però, capire quali siano le reali intenzioni di Volodymyr Zelensky. Pensa davvero che basterebbero 60 batterie di razzi a lunga gittata per cacciare i russi dal Paese? Se è questo l'obiettivo di Kiev, allora Biden dovrà decidere se consegnare i sistemi missilistici necessari, mentre finora ne ha spediti solo quattro. Ma, soprattutto, sciogliere il nodo politico di fondo: gli Usa sono pronti a imbarcarsi in un conflitto senza orizzonte?
E qui sorge il secondo tema. Come si muoveranno gli europei? Finora il fronte si è mostrato compatto. Tuttavia è sempre più nitida la differenza tra i fautori della linea dura, guidati dalla Polonia, e i «tre tenori» Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Mario Draghi, disponibili al negoziato. Biden si propone come il leader «naturale» dell'Occidente: ma per quanto sarà in grado di trovare un punto di equilibrio? Infine il versante interno.
Il Congresso resta compatto. Eppure, sotto la superficie, alcuni parlamentari, sia democratici che repubblicani, iniziano a chiedersi se non sia il caso di cercare una soluzione al conflitto e concentrarsi sui guai americani. A cominciare dall'inflazione.
2 - SCINTILLE CON WASHINGTON BIDEN: "NON CI AVETE ASCOLTATI"
Alberto Simoni per “la Stampa”
«Zelensky non ha voluto ascoltare il nostro avvertimento sull'imminente invasione russa», dice Joe Biden davanti a una platea di democratici in un evento di raccolta fondi a Los Angeles. Poche ore dopo il presidente ucraino gli risponde intervenendo al Shangri-La Dialogue di Singapore: «Chiedemmo all'America di mettere sanzioni preventive, il nostro appello è rimasto inascoltato».
E il consigliere Mykhailo Podolyak aggiunge: «La situazione sarebbe diversa se avessimo ricevuto armi prima». Nessuno dei due presidenti svela cose inedite su quel che accadde prima del 24 febbraio, ma rivangare quelle cose dà la misura della tensione che serpeggia.
Zelensky è tornato a chiedere che la consegna di armi sia più rapida. Washington ha speso finora 6,2 miliardi e qualche problema logistico nel recapitare i sistemi di armamenti necessari è evidente. Ma - lamentano fonti della Difesa Usa - è evidente che gli ucraini al momento sono in difficoltà, e che la sproporzione di forze nelle trincee del Donbass comincia a pesare in modo sfavorevole.
L'Institute for Study of War ha stimato che i russi dispongono di artiglieria in proporzione quindici volte superiore a quella ucraina. La guerra ha cambiato fisionomia. In marzo, confessò il segretario di Stato Antony Blinken, gli ucraini avevano 10 missili anticarro per ogni tank russo.
Oggi quegli armamenti sono meno efficaci in un conflitto che sta assumendo nel Donbass caratteristiche di guerra da posizionamento e dove l'artiglieria - lanciarazzi mobili e non, cannoni M777 e altro - è determinante. Fra l'altro anche gli stock di armamenti dei depositi ex sovietici sono ormai in esaurimento.
Quindi l'appello per accelerare le consegne è urgente. Zelensky ostenta la convinzione di vincere. Gli Usa hanno abbassato i toni della retorica da resistenza e vittoria anche se la strategia non cambia: armare l'Ucraina per renderla forte ad eventuali negoziati.
Il sottosegretario di Stato Jessica Lewis è in missione in Europa con un doppio scopo: il primo discutere di cooperazione sul commercio di armamenti e il secondo è rafforzare l'assistenza militare all'Ucraina. Washington sta incontrando difficoltà anche sul fronte diplomatico tradizionale.
La coalizione anti-Russia non si è allargata negli ultimi mesi e durante il Summit delle Americhe, Biden ha trovato molta prudenza fra i leader nel rompere i legami con Mosca. Il brasiliano Bolsonaro gli ha ricordato che «devo gestire un Paese» e ha confermato che da Bielorussia e Russia continuerà ad acquistare fertilizzanti. Pure l'India starebbe per intensificare le relazioni commerciali con Mosca.
E' in quest' ottima di difficoltà nello stringere la morsa attorno a Putin, che la Casa Bianca si appresta a schiacciare il bottone del reset nelle relazioni con l'Arabia Saudita. Secondo fonti dell'Amministrazione, infatti, Biden andrà in luglio a Riad, vedrà Bin Salman. Il presidente però ieri da Los Angeles ha detto che non è ancora deciso e ha parlato di un meeting allargato ad altri Paesi del Golfo.