QUALCUNO NON HA CAPITO BENE CHE CON LA RUSSIA BISOGNA ROMPERE - IL COPASIR LANCIA L'ALLARME SULLE AMBIGUITÀ DELLE PARTECIPATE: IL TESORO AVVIA VERIFICHE SU ENI, ENEL E SULLE IMPRESE ITALIANE CHE NON HANNO PRESO ADEGUATAMENTE LE DISTANZA DALLO ZAR - IL DEPUTATO PD BORGHI: "IL GIORNO DELL'INVASIONE DELL'UCRAINA È STATO UNO SPARTIACQUE CHE HA CAMBIATO LA SITUAZIONE GEOPOLITICA E ALCUNI EVIDENTEMENTE NON SE NE SONO RESI CONTO…"
-Ilario Lombardo per “La Stampa”
Ci sono momenti eccezionali in cui gli affari vanno rimodulati e i comportamenti dei manager di società strategiche nelle relazioni geopolitiche devono riflettere la linea politica dell'azionista di governo. Questo è uno di quei momenti, secondo il Copasir e secondo i vertici dell'esecutivo.
Perché c'è una guerra, perché l'Ue sta lottando contro la Russia a colpi di sanzioni e deve evitare che vengano aggirate o neutralizzate dal primato del business. Ieri il Copasir, dopo aver audito il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ha dato il via libera alla secretazione delle armi inviate in Ucraina.
Nella relazione sulle conseguenze della guerra, consegnato invece mercoledì, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha chiarito che non possono esserci ambiguità nei rapporti con Mosca.
Alla luce della strada scelta dall'Italia, di «ferma condanna» dell'aggressione russa, sono apparsi «incoerenti, contraddittori e ambigui» alcuni atteggiamenti di aziende partecipate che non hanno operato una netta «cesura» con il regime di Vladimir Putin e le società controllate dal Cremlino.
È un atto d'accusa duro che rivela una catena di sospetti emersi in questi mesi a proposito di colossi e manager che hanno avuto qualche riluttanza a lasciare il florido mercato russo. E che ora sono finiti sotto il faro del Tesoro, che controlla aziende come Eni, Enel, Snam, Terna, molto attive a Mosca.
Da quanto si apprende, sono state avviate verifiche dal Mef e, al momento, confermano fonti del ministero dell'Economia, non «sono state trovate criticità». Le indagini continuano, anche in seno al Copasir, dopo le segnalazioni di Confindustria su possibili elusioni delle sanzioni da parte di aziende italiane, come ha ricordato ieri in un'intervista al Wall Street Journal il deputato Pd Enrico Borghi: «È una delle tante questioni che il governo sta affrontando. Il giorno dell'invasione dell'Ucraina è stato uno spartiacque che ha cambiato la situazione geopolitica e alcuni evidentemente non se ne sono resi conto».
Da due mesi a questa parte il governo ha chiesto di essere informato su ogni mossa delle società. Ma anche sull'eventuale pressing delle autorità russe e dei partner commerciali di Mosca. D'altronde era stato proprio Draghi, durante la sua audizione al Copasir, a chiedere massima trasparenza ai partiti nei rapporti con la Russia. Lo stesso discorso deve valere per le grandi aziende di Stato.
Una conferma in questo senso arriva da Palazzo Chigi. I toni, viene specificato, non sono quelli della relazione del Comitato, ma il contenuto è condiviso dal premier. L'attenzione deve essere massima. E con una certa particolarità è stata rivolta alle strategie dell'Enel, anche per il perimetro di interessi e di intrecci societari che ha costruito in Russia la multinazionale dell'energia elettrica e del gas.
Le relazioni di Draghi con l'ad Francesco Starace non sono delle migliori, da quando lo scorso fine gennaio ha disatteso all'invito del premier di non partecipare a un summit con Putin rivolto ai big delle imprese italiane. Diverso il caso dell'Eni. Claudio Descalzi è stato il delegato del governo alle trattative in Africa che permetteranno all'Italia di diversificare i fornitori di gas e di affrancarsi dalla dipendenza russa.
Il colosso però deve rispondere alle stesse preoccupazioni sulle attività in Russia e un test, in questo senso, è immediato. Finché l'Europa non comunicherà come evitare il pagamento del gas in rubli imposto da Putin, l'Eni non prenderà alcuna iniziativa.
Ha già predisposto l'apertura del doppio conto corrente presso Gazprombank (il primo in euro, il secondo per riconvertire i pagamenti in rubli) ma aspetta di capire quali saranno le indicazioni del governo, che a sua volta attende l'Ue.
In gioco ci sono anche le nomine dei vertici che scadranno tra un anno. Altro aspetto toccato dal Copasir, preoccupato dei possibili condizionamenti nelle società di cacciatori di teste. Ogni legame con la Russia deve essere reciso.