QUANTI VOTI PERDERA’ LA MELONI A PIOMBINO? LA DUCETTA DICE SI’ AL RIGASSIFICATORE, ESPLODE LA PROTESTA DEI TRITAPALLE "NIMBY" - LA RETROMARCIA DELLA LEADER DI FRATELLI D'ITALIA SPIAZZA LA DESTRA TOSCANA E METTE IN IMBARAZZO IL SINDACO FERRARI – INTANTO I COMITATI DEL NO ALL’IMPIANTO NEL TERRITORIO DEL COMUNE MINACCIANO: “MELONI PERDERÀ TANTISSIMI VOTI SU QUESTA STORIA”
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Ernesto Ferrara per “la Repubblica”
«Qui rischiamo di apparire quelli che non appena intravedono il governo voltano le spalle a Piombino» è il tam tam nelle chat e nelle telefonate tra dirigenti e quadri toscani dei Fratelli d'Italia. Il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, astro nascente del partito e fin qui paladino del no, prova a sfoggiare aplomb, a dire che Meloni non ha proprio detto sì al rigassificatore in città: «Che una leader di partito in odore di governo del Paese si dica disponibile, senza che si allunghino i tempi, a prendere in considerazione altre sedi, apre uno spiraglio» scrive sui social. Ma sotto tutti a rimbrottarlo: «Ma dai, chi ci crede?».
Mai psicodramma più amaro aveva agitato la destra toscana da mesi come quello aperto dalle parole di Giorgia Meloni sul rigassificatore: «Se non ci sono alternative si fa a Piombino» ha detto martedì aggiungendo già che ci sarà da parlare delle compensazioni per la città, quelle su cui da mesi battaglia il governatore- commissario, il Pd Eugenio Giani, e di cui Ferrari non ha mai nemmeno voluto ragionare.
La coriacea disciplina di partito meloniana spinge il segretario Fdi piombinese Danilo Dilio a negare subbugli e rivolte: «Se ci verrà davvero chiesto il sacrificio del rigassificatore da un nostro governo ci occuperemo della sicurezza, essenziale».
E però i comitati del no, fin qui a braccetto con Ferrari, si rivoltano: «Meloni perderà tantissimi voti su questa storia» avverte la dirigente Roberta Degani. Ai gazebo della destra a Piombino e dintorni maldipancia e delusione dei militanti fioccano. Ferrari, imbarazzato e spiazzato, ci mette 24 ore a partorire una dichiarazione che concorda passo passo con Meloni e alla fine quasi si mostra più cauto: «Il Comune tutelerà la sua comunità e la sicurezza, consapevole dell'emergenza energetica del Paese». Dieci giorni fa aveva giurato che «Meloni è d'accordo con me, qui il rigassificatore non si deve fare», adesso chi ci ha parlato in privato lo descrive «nero ».
Addirittura con qualcuno si sarebbe spinto a minacciare di lasciare il partito se un governo a guida Meloni non garantisse massimo impegno su un'altra location per la nave gasiera Snam. Pure gli alleati del centrodestra, Lega e Forza Italia, sono in tilt: «Meloni alla fine ha detto sì? Ovviamente...dire di no è impossibile » taglia corto il coordinatore dei berlusconiani Massimo Mallegni, sempre stato abbastanza favorevole.
«La Meloni? Beh, ha espresso cautela. Il prossimo governo comunque si troverà tante cose già fatte...» prova ad arrampicarsi sugli specchi il deputato ricandidato del territorio Manfredi Potenti, uno che girava con le bandiere del no alle manifestazioni. Dicono gli strateghi di Meloni che lei non sta bluffando, è già a caccia di alternative, pensa ad un rigassificatore bis a Ravenna per salvare la città toscana: «Noi facciamo sempre quel che reputiamo giusto, mica quello che è più semplice, altrimenti avremmo appoggiato sia Conte che Draghi» rivendicano. «Positivo il passo avanti di Meloni. Piombino è l'alternativa migliore» si gongola Giani mentre sul Pd fin qui diviso calano le parole di Letta: «Va fatto a Piombino. La resistenza va capita. Le bonifiche vanno fatte».