QUANTO DURA COLAO? - CON I 17 ESPERTI DELLA TASK FORCE NON SA CHE FARCI. OGNUNO GLI RIFILA UN APPUNTO, UN MEMO, UN PIANO. ALLA FINE, DECIDE DA SOLO. MA I SUOI SUGGERIMENTI NON VANNO NELLA STESSA DIREZIONE DELL’ALTRO COMITATO CHE AFFIANCA CONTE, QUELLO TECNICO-SCIENTIFICO - QUALCUNO AVVISI CONTE CHE SE COLAO PRENDE LA BORSA E SE NE VA, PER IL SUO GOVERNO È UNA BRUTTISSIMA BOTTA CHE POTREBBE INNESCARE UN’OFFENSIVA CONTRO DI LUI
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DAGOREPORT
Cresce l’insoddisfazione di Colao. Si è sentito con Conte a cui ha riferito apertamente che con i 17 esperti della task force non sa che farci. Ognuno gli rifila un appunto, un memo, un piano e l’immobilismo prende il sopravvento. Alla fine, decide da solo e buonanotte.
Non basta: i suggerimenti di Colao Meravigliao non vanno nella stessa direzione dell’altro Comitato che affianca Conte, quello tecnico-scientifico. Se parte un’industria, si deve rispettare la filiera. Non si partire a macchia di leopardo perché non è competitivo con gli altri paesi. E Conte tentenna, rimanda, insabbia. Qualcuno avvisi Conte che se Colao gira i tacchi, prende la borsa e se ne va, per il suo governo è una bruttissima botta che potrebbe innescare un’offensiva contro di lui.
LA TELECONFERENZA TRA COLAO E IL PREMIER MA DATE E LUOGHI ANCORA NON CI SONO
Lorenzo Salvia Per il "Corriere della Sera"
Due passi indietro.
Chiamata a dare il proprio parere sulla fase due, la task force guidata da Vittorio Colao non darà indicazioni sulle due questioni centrali: quando riaprire, considerato che al momento per il lock down resta la scadenza ufficiale del 3 maggio. E dove riaprire cioè se prima in alcune Regioni, come da giorni chiedono Lombardia e Veneto, oppure nello stesso momento in tutta Italia. La scelta è stata ufficializzata ieri dallo stesso Colao che si è collegato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori.
Già nei giorni scorsi, nel gruppo di lavoro c' era stata una certa sorpresa e un certo stupore per la fuga in avanti della Lombardia che, chiedendo di ripartire prima possibile, aveva di fatto messo in dubbio il ruolo della task force . Ma il clima si è appesantito nelle ultime ore, con la Campania che ha minacciato di chiudere le frontiere in caso di ripartenza anticipata nel Nord. Una situazione senza precedenti dietro la quale non c' è solo il giustificato timore per un tessuto economico e sociale sempre più lacerato.
Ma anche uno scontro puramente politico tra le due regioni a guida leghista e i partiti che appoggiano il governo.
Ecco, è proprio in questo scontro politico che non vuole entrare Colao, già accusato di avere mire politiche per il dopo fase due, con un ruolo di super ministro o forse più.
Sono ipotesi che lui ha sempre smentito. Ma che lo spingono ancora di più a tenersi alla larga da questioni che finirebbero per trascinarlo nell' arena politica.
Anche per questo non è detto che alla fine della prossima settimana, come inizialmente previsto, la task force presenti al premier un vero e proprio documento scritto con le proprie raccomandazioni, cioè i suggerimenti per la fase due che poi il governo dovrebbe tradurre in un nuovo decreto.
Il gruppo di esperti potrebbe limitarsi a dare i propri suggerimenti di massima. E preferirebbe concentrarsi sulla fase tre, cioè l' analisi dei settori che hanno subito le conseguenze più gravi e quindi hanno bisogno di un aiuto più energico da parte dello Stato. Ma su questo punto è stato proprio il premier Conte a prendere tempo, forse perché questo potrebbe essere il vero tavolo sul quale giocare la partita della ricostruzione e che potrebbe portare a un cambio di governo.
La task force finora si è concentrata sulle filiere che possono ripartire prima, e in particolare sul trasporto pubblico locale, il settore più a rischio. Ma senza indicazioni precise per la ripartenza, in freezer per le indicazioni di medio periodo, nel gruppo di lavoro cresce il malessere per un ruolo e dei poteri che sembrano sempre più oscuri .