QUASI AMICI - ''DI MAIO È IL MINISTRO VINAVIL, ATTACCATO ALLA POLTRONA''. SALVINI TOGLIE I GUANTI E INIZIA A MENARE PURE L'EX ALLEATO, NELLA STRATEGIA CHE LO PORTERÀ NELLE PIAZZE. PURE NELLE ALLEANZE INTERNAZIONALI: ''È COSÌ LEGATO ALLA CINA CHE HA CHIAMATO L'AMBASCIATORE COME CAPO DI GABINETTO. LA PROSSIMA SCISSIONE AVVERRÀ TRA I CINQUE STELLE'', CE NE SAREBBERO VARI PRONTI A PASSARE COL CAPITONE…
-Sabrina Cottone per ''il Giornale''
È il giorno dopo lo strappo di Matteo Renzi dal Pd. Ma Matteo Salvini, tornato da Pontida sul palco delle dirette Facebook in attesa della manifestazione romana del 19 ottobre in piazza san Giovanni, ha un nuovo avversario da prendere di mira: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, colui che fin sul pratone caro alla tradizione leghista aveva continuato a definire «amico».
È lo strappo del segretario della Lega del filo che lo teneva legato alla storia gialloverde. Un passo in direzione del «centrodestra allargato» e della nuova prova di forza che progetta con la piazza di Roma nel giorno della Leopolda renziana. Tra i due si avvicina anche un confronto tv, nato da un siparietto a Porta a Porta. Come racconta Bruno Vespa, Salvini ha accettato via whatsapp la sfida proposta da Renzi: «Abbiamo mandato un messaggio e Salvini ha risposto che è pronto».
Nell'attesa continuano gli attacchi contro tutti, contro il «governo poltrone e sofà», «governicchio del tradimento», «nato con la truffa». E se Renzi è un obiettivo («che pena, prima incassa posti e ministeri, poi fonda un nuovo partito»), come Sergio Mattarella, nuovamente contestato per non aver scelto la strada delle elezioni («Pensarci prima e restituire il diritto di voto agli italiani pareva brutto?»), ecco anche Di Maio, colpevole di aver accettato l'ultima puntata renziana di uno scacco che il segretario della Lega non accetta.
«Ministro Vinavil, attaccato alla poltrona, che ora lavora a inciuci in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna», va giù pesante Salvini contro Di Maio. Prima di assestare quel che nelle sue intenzioni è il vero colpo al ministro degli Esteri in una prospettiva atlantica, e cioè l'accusa di essere filocinese: «Di Maio è tanto legato alla Cina da aver preso come capo di gabinetto colui che è già stato ambasciatore italiano in Cina». Il riferimento è a Ettore Francesco Sequi, che ha seguito da vicino anche l'adesione dell'Italia alla Via della Seta. In tempi di guerre combattute tra Usa e Cina combattute anche in territorio italiano, l'intenzione di Salvini è mettere sale su una ferita aperta.
Sostiene Salvini, in quella che appare come una nuova campagna acquisti, che «la prossima scissione avverrà tra i Cinquestelle, che domenica scorsa a Pontida ha incontrato «tanti sostenitori e militanti M5s», arrivati «da Savona, Roma, dall'Emilia, dalla Calabria, da Milano» per dire «ho una dignità, ho creduto nel progetto dei 5 stelle, l'hanno svenduto per due poltrone».
Un attacco in piena regola, seguito dall'ormai consueta strategia delle «porte aperte della Lega» ai transfughi da M5s. Con una variante: l'appello questa volta è diretto ai consiglieri prima che ai deputati, perché l'obiettivo più vicino sono le regionali, a partire da quelle per cui si voterà il 27 ottobre in Umbria. E il nuovo Salvini antigrillino ricorda che se si vota è perché «hanno arrestato per concorsi truccati nella sanità» esponenti del Pd, che erano stati denunciati proprio dai 5stelle. Una situazione difficile per i politici grillini. E la campagna elettorale si annuncia con toni molto forti in tutte le regioni in cui si vota.
Sul suo blog Beppe Grillo muove su Salvini: «Deve crescere i toni ed accelerare l'arroventamento degli animi di tutto lo scontento possibile. Cercherà di trasformare ogni valle del Paese in una piccola Pontida. Non gli basteranno tutti i primogeniti d'Italia per le sue celebrazioni deliranti» attacca l'autore grillino dell'accordo col Pd. Un'aggressività dietro la quale si cela forse il timore che gli affondi di Salvini vadano a segno.