1. QUELLO CHE APPARE E NON CONTA: IL FAMOSO “PROGRAMMA”, LE POLTRONE DA GARANTIRE AGLI ALFANOIDI, LO STOLIDO TOTOMINISTRI, LE 48 ORE IN PIÙ PER FARE UN GOVERNO, BARICCO CHE NON SI BARICCA NEI BARILI DEL PRIMO GOVERNO DI RENZI ER BULLO 2. QUELLO CHE NON APPARE E INVECE CONTA: CHI HA GIÀ DECISO LA POLITICA ECONOMICA DEL PROSSIMO GOVERNO, LA GARANZIA STATALE SULLA BAD BANK, LE NOMINE PUBBLICHE DI PRIMAVERA (ENI, ENEL, TERNA, POSTE) E IL DESTINO DELL’ITALICUM RENZUSCONI 3. IL TESORO ORMAI È COME CERTE MENSE SCOLASTICHE: RISCALDA E SCODELLA CIBI SCELTI, COTTI E CONFEZIONATI DA ALTRI. PAREGGIO IN BILANCIO IN COSTITUZIONE, DISCESA DEL DEBITO PUBBLICO A TAPPE FORZATE, LE FAMOSE “RIFORME” CHE PIACCIONO ALLA TROIKA MONETARIA E RIGORE FISCALE MASSIMO. E’ TUTTO GIÀ DECISO FUORI. QUAGGIÙ SERVE SOLO UNO CHE METTE LA ROBA NEI PIATTI. IL MINISTRO-SOMMINISTRATORE VERRÀ SCELTO DA ANGELA MERKEL, MARIO DRAGHI E RE GIORGIO. SI TRATTA DI DECIDERE SE FAR FINTA CHE SIA UN “POLITICO” O SE FARSI RIFILARE L’ENNESIMO “TECNICO”
Francesco Bonazzi per Dagospia
Quello che appare e non conta: il famoso "programma", la quantità di poltrone da garantire agli Alfanoidi, lo stolido name dropping del totoministri, le 48 ore in più per fare un governo di legislatura, Baricco che non si baricca nei barili del primo governo Renzie.
Quello che non appare e invece conta: chi ha già deciso la politica economica del prossimo governo, la garanzia statale sulla bad bank, le nomine pubbliche di primavera e il destino del Renzusconi.
Ci sono molte cose da fare oggi, anziché perdere tempo a seguire minuto per minuto le trattative Stato-Alfano sulla formazione del nuovo governo. Un buon libro, una passeggiata in montagna, una chiacchierata con il clochard tedesco sotto casa.
Tutto è meglio che interrogarsi sulla conferma di Beatroce Lorenzin alla Sanità o sul ruolo che i "civatiani" riterranno di assumere in questa storica giornata che precede lo storico incarico al Rottam'attore. Quindi andiamo per punti. Partendo dal molesto per arrivare all'onesto (ci si prova).
L'AFFRONTO a quel che resta di una normale dialettica politica è la superballa del programma di governo. Sarebbe pronto, non sarebbe pronto, "prima bisogna vedere il programma". In realtà contano le personalità e non le cose da fare. Pesano i leader e non le idee. Il nuovo governo nasce al grido di "Spostati tu che mi ci metto io". Fino a prova contraria, ovviamente.
L'INSULTO al nobile gioco del poker è questa storia che Al-fano e Matteuccio sarebbero impegnati in una partita che vede sul piatto la quantità di ministeri da spartirsi e sul tavolo la pistola delle elezioni anticipate. Non è esattamente così. L'ex segretario del Cavaliere ha il terrore delle elezioni e quindi alla fine non strapperà mai veramente. Deve solo far vedere ai suoi che ha lottato fino in fondo per portare a casa due o tre ministeri. Con le poltrone che appaiono e scompaiono, più che poker sembra il gioco delle tre carte.
NOMINA sunt consequentia rerum e la parola ministro significa servo, mero esecutore. Alessandro Baricco e Andrea Guerra avrebbero detto di no all'amico Matteo. Quale futuro per Luca di Montezemolo, nei prossimi mesi a corto di poltrone? Dove sarà esteticamente più consigliabile che Renzie piazzi la first lady Maria Elena Boschi? La Bonino, la si nota di più se la tolgono dalla Farnesina o se la confermano? La sola idea di fare il capo delle Ferrovie ministro di qualcosa, quanti milioni di consensi può alienare? Sono quesiti angosciosi per la nazione, in una domenica che non offre scontri al vertice nel campionato di calcio di serie A.
LA PRESA PER I FONDELLI è che una crisi extraparlamentare, decisa a monte di Renzie da persone e interessi che ancora non conosciamo, e ratificata a valle da una delle direzioni di partito più imbarazzate di sempre, sia adesso in una fase "delicata" solo perché Alfanayev ha chiesto 48 ore in più. Ed è subito "palude", "suk", "roba da vecchia Dc". Vogliono stare al governo di qui fino al 2018? Nulla di male se si prendono una settimanella. Basta che funzionino i semafori e per il resto ci si arrangia anche senza governo.
LA VERA CICCIA uscirà dal ministero di Via XX Settembre, come al solito. Ma il Tesoro ormai è come certe mense scolastiche: riscalda e presenta in tavola cibi scelti, cotti e confezionati da altri. Pareggio in bilancio in Costituzione, discesa programmata del debito pubblico a tappe forzate, le famose "riforme" che piacciono alla Troika monetaria e rigore fiscale massimo. E' tutto già deciso fuori. Quaggiù serve solo uno che mette la roba nei piatti. Il ministro-somministratore verrà scelto da Angela Merkel, Mario Draghi e Giorgio Napolitano. Si tratta di decidere se far finta che sia un "politico" o se farsi rifilare l'ennesimo "tecnico".
NON AVRA' ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN anche questo governo affidato al Rottam'attore. La rivalutazione delle quote di Bankitalia è un regalone alle banche che ha già fatto Lettanipote. Adesso si tratta solo di chiudere il cerchio e concedere la garanzia dello Stato alla famosa bad bank, dove i nostri istituti di credito devono scaricare i prestiti marciti. Lor signori gradirebbero anche che il pericoloso concorrente Banco Posta-Poste Vita fosse in qualche modo "privatizzato". Da queste due partite si capirà, nei prossimi mesi, che cosa è successo davvero la scorsa settimana. Da Friedman in poi, tanto per capirsi.
LE NOMINE adesso le fa lui. Eni, Enel, Poste, Terna, Finmeccanica, Cdp: quanta bella roba con cui giocare. Emanuele Macaluso, grande amico di Napolitano Giorgio e di Napolitano Giulio, dice apertamente che Renzie ha dato subito la spallata a Lettanipote per decidere lui, a maggio, chi mettere nei cda delle società di Stato. Forse non è andata così, ma poco importa. Le nomine le farà il Rottam'attore e dalle persone che sceglierà si capiranno molte cose.
SALUTAMI L'ITALICUM! Una legge elettorale nuova di zecca ha un solo, matematico effetto: chiude rapidamente una legislatura. Fino a sette giorni fa l'Italicum era una drammatica urgenza, e adesso? Il governo Ren-fano ci dirà che prima bisogna votare la riforma del Senato e quella del titolo V della Costituzione. Ma il Banana accetterà che l'accordo del Nazareno venga riscritto da Palazzo Chigi? Non avrebbero fatto prima, quel sabato pomeriggio, a invitare anche Alfano?