QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DELL’INPS – LA BOMBA SULL’ISTITUTO PREVIDENZIALE: IL VICEPRESIDENTE ADRIANO MORRONE NON HA MAI VERAMENTE FATTO IL SUO LAVORO – LA NOMINA, VOLUTA DA SALVINI NEL MARZO 2019 PER CONTROBILANCIARE TRIDICO, ERA SOLO UNA MANOVRA DI PALAZZO. MA ORA C’È UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI CHE RISCHIA DI ANNULLARE TUTTI GLI ATTI VARATI NEL GIRO DI UN ANNO…
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Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Una nomina fittizia rischia di far crollare come un castello di carte l'intero primo anno di gestione dell'Inps di Pasquale Tridico.
La carica di vicepresidente pro tempore, creata a sorpresa nel marzo 2019 per accontentare la Lega e che l'allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio affidò al dirigente Adriano Morrone, assume ora le sembianze del più diabolico dei boomerang, tanto da poter diventare la causa dell'invalidità degli atti compiuti nella "fase di transizione", cominciata quando il ministero ha deciso di ripristinare gli organi di governance dell'Istituto previdenziale (14 marzo 2019) e conclusa con l'insediamento ufficiale del presidente e dei quattro membri del consiglio di amministrazione (25 marzo 2020).
(...) Morrone non ha mai veramente fatto il vicepresidente. Non ha partecipato ad una decisione che sia una. Ha fatto tutto Tridico, da solo. E questo, da un punto di vista giuridico, è un problema.
L'esposto in due procure
Lo si deduce leggendo l'esposto del magistrato contabile delegato al controllo dell'Inps, Antonio Buccarelli, arrivato il 24 aprile scorso alla procura della Corte dei Conti del Lazio e alla procura ordinaria di Roma.
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Per dodici mesi Morrone è stato nel suo ufficio di vicepresidente sostanzialmente a fissare il muro. Non si è nemmeno messo in aspettativa, come un dirigente che riceve un incarico di gestione è obbligato a fare, se non vuole violare la legge sull'Anticorruzione.
Anzi, a un certo punto Morrone ha minacciato di fare causa all'Inps, perché lo stipendio da vicepresidente era più basso del suo da dirigente.
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Torniamo a quei giorni. Di Maio vuole mettere l'economista "padre" del reddito di cittadinanza alla guida dell'Istituto che quel reddito sarà chiamato a erogare. L'alleato di governo Matteo Salvini chiede un contrappeso essendo anche lui interessato alla riforma delle pensioni e quota cento, su cui ha basato la campagna elettorale.
Il silenzioso braccio di ferro è condotto per i salviniani dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Per sbrogliare il nodo, quindi, si inventano un nuovo organo: il vicepresidente. Per il ruolo la Lega propone Mauro Nori, ex direttore generale dell'Inps, ma il nome è giudicato troppo di peso da Di Maio.
Provano con Francesco Verbaro, già segretario generale del ministero del Lavoro ai tempi di Sacconi, ma alla fine virano sul "carneade" Adriano Morrone, dirigente di seconda fascia dell'Inps. La scelta, in sé, già denota chiaramente quale caratteristica dovrà avere il vicepresidente di Tridico: l'invisibilità. Ma nella ricerca dell'equilibrismo politico, commettono un errore che si rivela esiziale.
Gli atti a rischio invalidità
Quando il decreto che reintroduce la governance viene convertito in legge, siamo alla fine del marzo 2019, si stabilisce che il vicepresidente "nominato su proposta del ministro del Lavoro" assuma le funzioni del cda fino al momento in cui si insedieranno i veri consiglieri.
Ed ecco la toppa diventare peggiore del buco. Morrone, come detto, non ha fatto niente, ha lasciato l'Inps in mano a Tridico.
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