QUOQUE TU, RENZI? - MARINO: ''MI HANNO ACCOLTELLATO IN 26, MA IL MANDANTE È UNO SOLO, E HA NOME E COGNOME''. MA NON LO DICE - ''INVECE DI ANDARE DAL NOTAIO, SI DOVEVA DISCUTERE IN AULA. I CONSIGLIERI SI SONO SOTTOMESSI. DELUSO DAL MIO PARTITO E DAI MIEI DIRIGENTI''
Deluso dal Pd, come se un familiare - dice - l'avesse accoltellato. Perché "chi mi ha accoltellato - insiste - ha nome, cognome e un unico mandante. Quando un familiare ti accoltella, dopo pensi: ma è stato un gesto inconsulto o premeditato? Io questa riflessione non l'ho ancora fatta".
Parla così Ignazio Marino in Campidoglio durante la conferenza stampa convocata a seguito del passo indietro dei 26 consiglieri comunali i quali, dimettendosi, hanno decretato la fine del suo mandato da sindaco di Roma. Ma è sui rapporti col premier e segretario di quel Partito democratico che l'ha deluso - Matteo Renzi - che il passaggio è secco: "Non ho avuto assolutamente nessun rapporto turbolento col presidente del Consiglio. Nell'ultimo anno non ho avuto nessun rapporto" con lui.
"Per me è molto rilevante poter fare queste comunicazioni e alcune riflessioni - esordisce Marino -. La crisi politica che si è aperta al Comune" di Roma "auspicavo si potesse chiudere nell'aula per spiegare con dibattito chiaro e trasparente cosa stesse accadendo. Invece si è preferito andare dal notaio, segno di politica che discute e decide fuori da sedi democratiche". Le dimissioni dei consiglieri "hanno ridotto la politica che ratifica decisioni assunte altrove". Una decisione, quelle delle dimissioni, alla quale i consiglieri "si sono sottomessi".
Soltanto stamani, a margine della inaugurazione di un parco a Tor Vergata, ancora da primo cittadino Marino aveva citato Salvador Allende dicendo: "Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato".
Nel pomeriggio, però, il suo discorso viaggia su altri binari: "La politica che decide fuori dalle sedi democratiche - dichiara - riduce gli eletti a meri soggetti che ratificano decisioni assunte altrove". Poi, riferendosi all'amministrazione della città, insiste: "I conti sono in ordine, Roma è tornata ad essere virtuosa. Abbiamo chiuso il capitolo Parentopoli, abbiamo sbarrato le porte al malaffare".
"Vorrei sapere tuttavia quali sono gli errori che mi si rimproverano - ha proseguito -. Quali di queste scelte non vanno più bene. In aula avrei ascoltato, come si fa in una democrazia, che è una parola importante, il bene supremo della nostra comunità. Avrei risposto punto per punto, com'è dovere di un sindaco eletto. Avrei parlato al Pd, un partito che ho voluto, fondato, per il quale ho corso nel 2009 per la segreteria nazionale e che oggi più mi ha deluso per il comportamento dei suoi dirigenti, perché ha rinunciato alla democrazia tradendo ciò che ha nel suo dna. Dal notaio si va per vendere qualcosa".
La lista del sindaco Marino: dal mappamondo allo scrittoio, promemoria di oggetti
"Ringrazio chi, votandomi, ha deciso di dare inizio a una stagione di grandi cambiamenti. Ringrazio gli assessori, ringrazio i presidenti di municipio. Auguro anche buon lavoro al commissario che verrà, di lavoro ne avrà tanto. Credo che il segno che lasciamo sia un segno profondo. Spero che non si torni indietro, non è in gioco il futuro di Ignazio Marino, è in gioco il futuro di Roma. Si può uccidere una squadra ma non si possono fermare le idee".