"C'E' UN ACCORDO CHE CI ESCLUDE DEL TUTTO" - RENZI E CALENDA SI SONO ACCORTI CHE PD E M5S HANNO DECISO DI SPARTIRSI LE POLTRONE DI VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA E SENATO CHE SPETTANO ALLE OPPOSIZIONI - COME PRIMA E SECONDA FORZA DI OPPOSIZIONE, LETTA E CONTE NON SONO OBBLIGATI A CONDIVIDERE LE SCELTE CON IL TERZO POLO - FORSE ANCHE PER QUESTO RENZI BUTTA UN OCCHIO A DESTRA...
-Serena Riformato per “la Stampa”
«Sarebbe singolare se scoprissimo che si può fare l'opposizione insieme, dopo non essere andati insieme alle elezioni». Quasi quotidianamente Carlo Calenda lo ribadisce: presupposti per unire i partiti che non fanno parte della maggioranza, per ora, non ce ne sono.
Tanto più se si parla di incarichi, e la prossima partita parlamentare è tutta nel campo dell'opposizione: mercoledì si votano i vicepresidenti delle Camere, due a Montecitorio e due a Palazzo Madama.
Nonostante i rapporti ancora faticosi fra dem e Cinquestelle, dal Terzo polo si dicono certi che i due partiti non abbiano intenzione alcuna di cedere nemmeno una delle quattro poltrone: «Credo che ci sia un accordo che ci esclude del tutto», l'ipotesi a cui dà voce il leader di Azione nello studio di Che tempo che fa. «Quando saremo chiamati per le consultazioni - arriva a dire Matteo Richetti capogruppo in pectore di Azione-Italia viva a Montecitorio - denunceremo a Mattarella l'atteggiamento di Pd e M5s non rispettoso delle opposizioni, che sono tre».
I numeri, del resto, non sono equivocabili. Come prima e seconda forza di opposizione, sia alla Camera che al Senato, Pd e M5S non sarebbero obbligati dall'algebra a includere gli uomini e le donne di Renzi e Calenda. Ma per Roberto Giachetti, peraltro ex vice-presidente della Camera, è «una questione di principio o se vogliamo di consuetudine istituzionale», che dovrebbe «preoccupare anche i partiti di maggioranza».
Il deputato di Italia viva ricorda il 2013 a Montecitorio: «L'opposizione di centrodestra voleva escludere il M5S e, come primo partito, il Pd garantì con i propri voti che uno dei due posti da vicepresidente andasse a Di Maio». Se uno spazio si dovesse aprire per il Terzo Polo, i nomi spendibili potrebbero essere quello di Maria Elena Boschi alla Camera o Maria Stella Gelmini al Senato.
La ministra per gli Affari regionali però si schermisce: «Quello che facciamo è un ragionamento di criterio, non legato ai nomi, lo spazio è per il partito». Fino a mercoledì il tempo per trovare un accordo ci sarebbe. Le trattative, però, sono complicate dalle scorie lasciata dai 17 franchi tiratori dell'elezione di Ignazio La Russa al Senato e dal veleno che scorre nero su bianco nelle dichiarazioni quotidiane.
Solo ieri l'ultima bordata della capogruppo a Palazzo Madama di Azione-Italia Viva Raffaella Paita al vicesegretario dem: «Provenzano attacca ancora Renzi. Non capisce la matematica, come dimostrano i numeri. Ma soprattutto non capisce la politica come dimostra la geniale campagna elettorale del Pd».