"L'ASSALTO AL CAMPIDOGLIO NON È OPERA DI UNA MINORANZA INSIGNIFICANTE. CI SONO 20 MILIONI DI AMERICANI RADICALIZZATI" - ALEC ROSS, EX CONSIGLIERE DI OBAMA, METTE A TACERE GLI OPINIONISTI CHE HANNO GIUDICATO L'ASSALTO A CAPITOL HILL SENZA CAPIRLO: "TRUMP È IL PRODOTTO NON LA CAUSA: IL NOSTRO CAPITALISMO FUNZIONA BENE PER NEW YORK E LOS ANGELES, MA ESCLUDE MOLTE AREE - CI SONO ALMENO ALTRI VENTI O TRENTA TRUMP NEL CONGRESSO O TRA I GOVERNATORI. E POI C'È LA BASE. PER RICUCIRE IL PAESE BIDEN NON DEVE FARE IL TERZO MANDATO DI OBAMA - ZUCKERBERG E DORSEY NON CONOSCONO L'AMERICA"
Francesco Olivo per "la Stampa"
Le maschere e le corna possono ingannare: «L' assalto al Campidoglio non è opera di una minoranza insignificante. Ci sono 20 milioni di americani radicalizzati». Alec Ross, per quattro anni consigliere dell' amministrazione Obama e già membro della squadra della transizione, crede che Biden sia «l'uomo giusto in questo momento», ma l' ottimismo finisce qui, perché «il Paese non si può ricucire in un anno e forse nemmeno in quattro».
Sorpreso per le scene di Capitol Hill?
«Nessuno dovrebbe essere sorpreso. Le retorica violenta di Trump va avanti da 5 anni. Lui non è cambiato. Ora il narcisismo gli impedisce di perdere con dignità».
Teme un'escalation violenta?
«La violenza già c'è. Colpire il Campidoglio è un atto violento in sé. Queste scene si potrebbero ripetere presto».
Chi c'è dietro ai manifestanti?
«Trump ha 74 milioni di elettori. Di questi, circa 20 sono radicalizzati. Il pericolo è qui».
Restano pericolosi anche senza Trump?
«Sì. Ci sono almeno altri venti o trenta Trump nel Congresso o tra i governatori. E poi c' è la base. Io sono del West Virginia e nel mio Stato posso vedere benissimo gli effetti del trumpismo. Ma il processo era in atto da anni, Trump è il prodotto non la causa. Così se fra due settimane dovesse prendere un volo di sola andata per la Scozia, e restasse lì tutta la vita a giocare a golf, il problema resterebbe».
E gli elettori non estremisti?
«Credo siano spaventati da quello che abbiamo visto. Il repubblicani devono scegliere: o il trumpismo o il conservatorismo di Reagan e Bush».
Cosa deve fare Biden per ricucire il Paese?
«Non deve fare il terzo mandato di Obama. Deve puntare sulle grandi infrastrutture per andare incontro ai problemi del centro del Paese. Il nostro capitalismo oggi funziona bene per New York e Los Angeles, ma esclude molte aree. L' estremismo, anche quello di sinistra, nasce da qui».
Mancano 12 giorni all' insediamento di Biden, cosa può succedere nel frattempo?
«Trump è isolato e senza social media: ormai non può fare molto. Se dovesse pretendere qualche assurdità, è probabile che i suoi collaboratori dicano di no. Per molti di loro sarà complicato trovare un lavoro prestigioso, il curriculum è già compromesso».
Facebook e Instagram hanno bloccato l' account di Trump, che ruolo giocano le grandi aziende tecnologiche?
«Conosco bene i fondatori di Facebook e di Twitter. Zuckerberg e Dorsey sono persone molto intelligenti. Ma c' è una differenza tra l' intelligenza e la saggezza. Loro sono ingegneri e, specie Zuckerberg, non conoscono l' America».
Senza social Trump è penalizzato?
«Sì, anche se non si può sottovalutare il ruolo che in questi anni hanno avuto Fox News e alcune catene radiofoniche. Ieri su Fox ho sentito raccontare che l' assalto a Capitol Hill fosse opera di infiltrati di sinistra. E in molti, anche tra i miei compagni di classe del West Virginia, ci credono. Siamo oltre le fake news: qui si nega il principio di realtà».
Lei è stato membro dello staff della transizione, al di là delle bizze di Trump, come sta andando questa fase?
«Dipende dai dipartimenti. Quello della Difesa non sta collaborando. In altri, come al Budget, sì. Al dipartimento di Stato, però, la squadra di Biden non ha bisogno di nessun aiuto».