"L'ITALIA IN QUESTO MOMENTO FA PAURA ALL'EUROPA" - ROMANO PRODI: "NON C'È DA NOI LA CONSAPEVOLEZZA DELLA PREOCCUPAZIONE DI BRUXELLES E DELLE CAPITALI EUROPEE PER IL RECOVERY PLAN. NON C'E' PIÙ TEMPO: NON POSSIAMO PERMETTERCI DI ANDARE A VOTARE. SE L'ITALIA FALLISCE PER NOI È UNA CATASTROFE, MA È TUTTA L'EUROPA CHE ARRETRA PERCHÉ INTORNO A NOI, CHE RICEVIAMO LA SOMMA PIÙ GRANDE, È COSTRUITO L'INTERO PROGETTO DI RIPRESA..."
-Luciano Nigro per "la Repubblica"
«Non c' è più tempo», scandisce Romano Prodi. «Siamo di fronte a un' emergenza: il Parlamento e le forze politiche devono trovare una soluzione e indicare una strada per il rilancio. Subito. L'Italia non può permettersi di perdere altri mesi per una campagna elettorale. Nessuno ce lo perdonerebbe e l' Europa non capirebbe». Usa parole forti l' ex premier e presidente della commissione Ue. Insolite per lui.
Ma la crisi politica sembra davvero sul punto di precipitare e di aggiungersi a quella sanitaria ed economica nel primo pomeriggio quando lo raggiungiamo via Whatsapp nella sua casa a Bologna. E ancora le agenzie non hanno battuto la notizia che Giuseppe Conte salirà al Quirinale per dimettersi. «C'è la necessità assoluta - dice Prodi - di un governo che prepari un programma nuovo come richiedono l' Europa e la situazione in cui siamo».
È quasi una chiamata alle armi la sua, Professore.
«Me ne rendo conto, ma siamo in uno di quei momenti in cui chi governa deve semplificare gli obiettivi e parlare come si parla nelle grandi crisi. Guerra sì o no?
Piano Marshall sì o no?».
È così grave per lei la situazione?
«Difficile trovare un momento più critico di questo, tra pandemia e recessione economica».
Pensa al milione di persone che non ha ancora ricevuto la cassa integrazione, alle centinaia di migliaia di commercianti e lavoratori a rischio, ai 500 morti al giorno?
«Troppe persone mi chiedono: dove andremo a finire? Il Paese ha bisogno di risposte. E ne ha bisogno in fretta. Gli strumenti per dare queste risposte ci sono. Con Next Generation Ue l'Europa ha messo a disposizione dell' Italia 209 miliardi. Una cifra colossale. È un treno che l'Italia non può permettersi di perdere perché non ne passeranno altri».
Questo lo dicono in tanti.
«In realtà non c'è da noi la consapevolezza della preoccupazione di Bruxelles e delle capitali europee. L'Italia in questo momento fa paura all' Europa».
Perché ha aperto una crisi con il rischio di perdere i fondi del Recovery plan?
«Se l'Italia fallisce per noi è una catastrofe, ma è tutta l' Europa che arretra perché intorno a noi, che riceviamo la somma più grande, è costruito l' intero progetto di ripresa e di solidarietà europea. È per questo che la Ue ha investito una cifra in consulenze mai vista prima: 864 milioni di euro. L' Europa mette così a disposizione dei governi anche gli strumenti tecnici attuare le necessarie riforme e i necessari progetti».
Per questo lei chiede un governo con una maggioranza capace di portare avanti quel piano?
«Qualcuno ha persino parlato di un "lodo Prodi", ma il lodo lo fa chi ha il potere di decidere. Io ho solo il potere di pensare e penso che occorra un nuovo programma dedicato a prendere le urgenti e necessarie decisioni. Un programma con poche cose chiare».
Quali progetti ha in mente, Professore?
«La messa in sicurezza di sanità e scuola, la riduzione dei tempi della giustizia, alcune riforme fiscali urgenti e la semplificazione della burocrazia e degli appalti. Senza questi interventi urgenti, che ci chiede l'Europa, l'Italia non sarà in grado di spendere i fondi disponibili».
Lei ha detto: un programma così deve essere aperto a chi ci sta.
«Può il Parlamento respingere l'unica proposta esistente per il nostro futuro? Ricordo che quando proposi l'alternativa Euro sì - Euro no, l'accompagnai con misure che certamente non facevano piacere a molti, ma furono accettate perché era condiviso l'obiettivo comune. Non posso credere che non vi sia anche oggi in Italia, nelle forze politiche, la volontà di accettare qualche rinuncia rispetto al proprio passato per preparare il futuro».
Lei pensa ancora che occorra una maggioranza Ursula, una coalizione come quella che lei propose due anni fa?
«Anche allora era importante recuperare un rapporto con l'Europa. E per fortuna l'abbiamo fatto, altrimenti non so come potremmo oggi uscire dalla pandemia e dalla crisi».
Per Ursula von der Leyen votarono non solo Pd e Cinque Stelle ma anche Forza Italia. Ritiene che la nuova maggioranza debba aprirsi ai forzisti o ai renziani?
«Io non ho la chiave per aprire o chiudere le porte a nessuno».
C'è chi pensa che queste riflessioni implichino un modo per affossare Conte.
«Ho letto anche questo, ma molti hanno scritto esattamente il contrario. Il presidente del Consiglio è certamente un punto di riferimento e Conte oggi è un elemento di equilibrio. Io però non entro nelle dinamiche parlamentari, mi limito a indicare i tempi e i contenuti per uscire dalla crisi».
Andare in Parlamento con un programma e poi o la va o la spacca? Non è rischioso?
«Al Parlamento va presentata la situazione in tutta la sua drammaticità, insieme alla consapevolezza che questo piano può salvare l'Europa e l'Italia. Poi se il Parlamento vuole spaccare, spacchi. Ma io credo che oggi abbia tutti gli elementi per capire che non può prendersi questa responsabilità».
Perché professore?
«La ripresa dipende solo da due cose: dal vaccino e da un grande piano che punti sulla crescita e sia in grado di dare un futuro a un paese dove 150 miliardi di risparmi aggiuntivi sono bloccati dalla paura nei conti bancari di famiglie e imprese. Serve un'iniezione di fiducia che tolga la paura perché il paese possa ricominciare a correre. E ancora lo può fare».
Conte non ha un partito dietro di sé. Lei ha provato la stessa solitudine, davanti al Parlamento.
«Non so se il presidente del Consiglio raccoglierà attorno a sé i voti necessari. Sono però consapevole che, nella attuali circostanze, più alta e condivisa è l'ambizione di un governo, più aumentano le possibilità di successo. Ci sono stagioni in cui prevalgono le mediazioni, ma in un momento di emergenza come questo, nel quale è in gioco la stessa salvezza del Paese, conta soltanto la forza di una proposta credibile».
Salvezza del Paese: raramente ha usato espressioni così.
«Quello che dico non ha niente di strumentale. Dico che ci si sta giocando il futuro. Con Next Generation Ue abbiamo lo strumento che ci serve per lo sviluppo e per far quindi fronte al crescente indebitamento. Io sono convinto che le forze politiche comprendano il valore e la grandezza di questa sfida».