"GIORGIA MELONI? A UN CERTO PUNTO HO PENSATO CHE AVESSE SENTIMENTI INCONFESSATI NEI MIEI CONFRONTI” – VINCENZO DE LUCA: “MI TIRA SEMPRE IN BALLO, MA DA ROMA ARRIVANO SOLO FIUMI DI PIPPE. NON DI DENARO. L’ULTIMA TRUFFA È QUESTA DEI 388 MILIONI ALLA CAMPANIA: SON SOLDI DEL FONDO SVILUPPO E COESIONE CHE AVANZIAMO!” – “POTEVO RISPARMIARMI LA ‘STRONZA’? DOPO ORE DI TENSIONE, SPINTONI, IN UN CONTESTO PRIVATO. VORREI VEDERE GIORGIA SE FOSSE INTERCETTATA” – QUANDO FU ARRESTATO NEL 1978: “LA GENTE CHIEDEVA LA DISTRIBUZIONE DELLE TERRE. TENTAMMO UN’INCURSIONE E…”


 

 

PIACERE QUELLA STRONZA DELLA MELONI - INCONTRO TRA GIORGIA MELONI E VINCENZO DE LUCA

 

Estratto dell’articolo di Gian Antonio Stella per “Sette – Corriere della Sera”

 

VINCENZO DE LUCA

Maurizio Lupi? «Io non sarò Brad Pitt, ma lui sembra la figlia di Fantozzi». Matteo Salvini? «Il leader dei venditori di cocco». Italo Bocchino e Maurizio Gasparri? «Cric e Croc». Luigi di Maio? «Espressione di quella che Eduardo definiva ciucciaria». […] Ignazio La Russa? «Ha due cani (ariani) che si chiamano Boia e ChiMolla».

 

Elly Schlein? «Ho appreso che si avvale della consulenza d’una armocromista che si fa pagare 300 euro l’ora. La signora si chiama Enrica Chicchio. “Cacchio!” Verrebbe da dire...».

 

Giorgia Meloni? «Con l’invito ai suoi a levarsi in piedi alla Camera per rispetto dell’indiano morto a Latina dicendo “a rega’, arzateve pure voi...” ha inserito nella tragedia lo stile stracciarolo».

 

VINCENZO DE LUCA CONTRO GIORGIA MELONI: LAVORA TU, STRONZA

Quiz: quante di queste battute non sono di Vincenzo De Luca ma del portentoso Maurizio Crozza? Una. E lasciamo al lettore lo sfizio di scoprirlo. Tutte le altre, credeteci o no, sono sue. «Origgginali».

 

Nessuno, nel lontano ’93 in cui pareva un grigio burocrate postcomunista subentrato da «vice» al sindaco di Salerno per «traghettare» il Comune al voto, avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventato il padre-padrone della città  […] per decenni. […] Il tutto senza esser manco salernitano: «Mio padre era di Ruvo del Monte, Basilicata. Lì sono concepito. Durante uno dei suoi (rari) ritorni a casa da Caracas, dov’era emigrato a cercar fortuna».

 

La trovò?

maurizio crozza imita vincenzo de luca 3

«No. Ma tornò con un gruzzolo che gli consentì d’aprire un negozietto a Salerno. Un cugino prete, don Peppino, gli aveva messo in testa che ai figli doveva far fare il liceo classico... Perciò scelse la città. Per farci fare il “Tasso”».

 

Dopo il liceo?

«Medicina. Tre anni. Ma era il tempo della politica, c’era da cambiare il mondo. Vivevo quella scelta con una sensazione di esclusione sociale. Alla fine mi laureai in Filosofia con Biagio De Giovanni. Con una tesi sulla critica dello Stato fra Lenin e Gramsci. Scelsi il tema perché, diceva De Giovanni, nella cultura di sinistra c’è un grande vuoto: la cultura dello Stato, dell’amministrazione. La mia fissa».

 

Dopo la laurea?

«Rinvia rinvia alla fine fui costretto a far la naja. […]...»

VINCENZO DE LUCA MANIFESTAZIONE A ROMA

 

[…] Perché il Pci?

«Salerno era la città della “svolta di Salerno”. Con un forte filone amendoliano. Io ero imbevuto di Gramsci e Gobetti. Diciamo che pesarono la naja, le letture, il martirio di Allende ed esperienze come le sofferenze di mio padre in ospedale alle prese con la burocrazia. Il mio chiodo fisso».

 

Finì sul Corriere, come il «podestà rosso» furibondo con un Decreto del 1933 che le chiedeva un progetto in 97 copie...

«Dico: novantasette copie! Ma volete semplificare la vita della gente?»

 

VINCENZO DE LUCA

[…] Tornando agli esordi politici...

«Cominciai lavorando per il partito e l’Alleanza dei contadini sfruttati».

 

E svuotò per strada un’intera cisterna di latte.

«Era un camion della Cirio. Il latte era comprato a cifre ridicole. Ci fu un blocco stradale. E aprimmo i rubinetti. Era il momento delle quote europee. Che obbligavano a distruggere le arance o i pomodori oltre una certa produzione. Erano lotte dure».

 

Fu allora che l’arrestarono?

«No. Nel ’78 a Persano nella piana del Sele dove la gente chiedeva la distribuzione delle terre incolte dei Borbone ora del demanio. L’assemblea più furente fu di sera. Tentammo un’incursione nell’area demaniale, i carabinieri erano in piedi dalle quattro di mattina. E ci riempirono di botte».

 

È vero che la tirò fuori dal carcere Antonio Caldoro, il padre di Stefano che poi sarebbe stato suo avversario alle regionali?

«Lui la racconta così. In realtà tutti noi, dopo la nottata dentro, fummo tirati fuori da una mobilitazione generale».

MEME SUL VIDEO DELLE CILIEGIE DI GIORGIA MELONI

 

In consiglio comunale quando arriva?

«A cavallo degli anni ‘80 faccio prima il responsabile economico poi il segretario provinciale del Pci. E capogruppo in consiglio comunale. Fino a diventare vice-sindaco. E poi dal ’93 sindaco».

 

Da quel ‘93 è sopravvissuto a due segretari del Pds, 3 segretari dei Ds, 9 segretari più 2 reggenti del Pd...

«E tutti con una coerenza assoluta: l’indifferenza al valore e al merito. Non ne ricordo uno con la curiosità di capire come mai io vincessi in una città che eleggeva due senatori di destra e due deputati di destra. Indifferenza totale». […] «[…] I gruppi dirigenti per il 90% non rappresentano nulla nei territori. Estraneità totale alla militanza, alla fatica per la conquista del consenso. Vedo dirigenti sempre rilassati, sereni, la pelle morbida e vellutata. Come in vacanza».

 

Perché durano così poco da anni?

«Non si radicano sul territorio. Magari mi radico troppo. Eccedo. Loro no».

 

Sarebbe questo il segreto della longevità politica?

delucator 1

«Ho sputato sangue. Mica ho preso i voti per il programma di partito. Il consenso lo hai se hai il rispetto della gente al di là della politica. Altrimenti ti buttano a mare».

 

E lei, da quando è partito riportando l’acqua nelle fontane guadagnandosi il nomignolo di “Vincenzo ‘o fontanar’”...

«Colore a parte, anche le fontane fanno parte d’una dignità dei quartieri. Chi si è chiesto come mai abbiamo a Salerno i grandi nomi dell’architettura contemporanea? Ricardo Bofill, Oriol Bohigas, Zaha Hadid... Venti parchi pubblici, una città illuminata, anche il contestato Crescent con la sua piazza immensa è bello. Abbiamo ripulito aree di degrado, ridato una identità a una città che non era nulla. Manco un’espressione geografica».

 

VINCENZO DE LUCA CHIUDE LA CAMPANIA

Non basta offrire una frittura?

«Ma quale frittura... Pigliano una battuta, ci montano una polemica e non vedono il resto. Dico: venti parchi urbani! Ricordo un manifesto di Attilio Fontana sindaco di Varese: Varese non è Salerno. E certo! Ma perché è Salerno che tra le città grandi ha il primato nazionale, 73%, per la raccolta differenziata! E i 33 posti negli asili nido ogni 100 bimbi?».

 

 Grazie ai finanziamenti che arrivano da Roma!

«Provoca? Grazie ai fondi europei che sappiamo spendere, semmai! Da Roma […] non arriva niente».

 

Ma come: fiumi di denaro!

MELONI DE LUCA

«Fiumi di pippe: non di denaro. Con la Meloni, poi! L’ultima truffa è questa dei 388 milioni alla Campania: son soldi del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 che avanziamo! È da ottobre che dialoghiamo con pazienza francescana: ci han fatto perdere un anno sottraendo alla regione due miliardi per operazioni finte tipo la truffa di Bagnoli e costringendo noi ad eliminare progetti cantierabili domattina».

 

Magari se l’è presa perché le ha dato pubblicamente della “stronza”...

«Quando mai pubblicamente! Cinquemila persone e 550 sindaci salgono a protestare a Roma contro l’autonomia differenziata e per lo sblocco dei fondi bloccati, chiedono per ore d’esser ricevuti, sono circondati da agenti in tenuta antisommossa come dei briganti, vanno a Palazzo Chigi e lo trovano sbarrato. E mentre siamo lì la Meloni manda a dire, razzista: “Vadano a lavorare!”. Ma vacci tu a lavorare».

vincenzo de luca contro giorgia meloni 4

 

Poteva risparmiarsela di sbottare così in tv...

«Macché tv! Stavo parlando con Francesco Verderami mica in piazza, su un divano della Camera. E uno si avvicina col cellulare acceso a penzoloni per non farsi vedere. Vorrei vedere Giorgia se fosse intercettata mentre sbotta in un colloquio privato dopo essere stata provocata come me!».

 

La parola “stronza” però se la poteva risparmiare.

«E che non lo so? Ma dopo ore di tensione, spintoni, porte sbarrate... In un contesto privato… Cosa feci io quando uscirono i fuori onda di Giambruno? Espressi alla Meloni la mia solidarietà. È lei che mi ha dedicato tanti momenti polemici che a un certo punto ho pensato che avesse sentimenti inconfessati nei miei confronti».

 

Non mi dica: «inconfessati»!

«Mi tira sempre in ballo, come fossi l’avversario numero uno. Avevamo solo un’ambizione: lavorare in pace. E lei ci fa perdere un sacco di tempo». […]

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