"GIUSEPPI" IL PACIFISTA È LO STESSO CHE ARMAVA L'ITALIA NEL 2020? - "L'ESPRESSO" INCHIODA PEPPINIELLO APPULO E SNOCCIOLA IN DATI DEL REPORT NATO SULLE SPESE MILITARI: BOOM DELL’ITALIA NELL'ANNO DELLA PANDEMIA, CON AL GOVERNO (INDOVINATE CHI?) CONTE, CHE ORA ACCUSA DRAGHI DI UNA CORSA ALLE ARMI - L'ESECUTIVO GUIDATO DAL CAPO DEL M5S, SECONDO I NUMERI UFFICIALI DELL’ALLEANZA ATLANTICA, HA AUMENTATO GLI INVESTIMENTI DI OLTRE 5 MILIARDI DI EURO E...
-Carlo Tecce per www.espresso.repubblica.it
A pagina 141 della relazione annuale dell’alleanza atlantica Nato, un documento ufficiale appena diffuso, si trovano le risposte corrette alle domande sbagliate che la politica italiana si è posta sulle spese militari.
Due punti fermi. L’Italia ha aumentato gli investimenti in maniera considerevole nel 2020, anno del virus, con un salto da 21 miliardi di euro a oltre 26. Il ministro della Difesa è lo stesso di oggi, è Lorenzo Guerini. Il presidente del Consiglio è cambiato, è Giuseppe Conte. Se ne deduce che Conte, oggi capo dei Cinque Stelle fondati nel giorno di San Francesco, non possa attribuire a Mario Draghi improvvide e sfiancanti corse alle armi.
Il parametro di riferimento nei dibattiti politici e televisivi è il 2 per cento del prodotto interno lordo (pil) richiesto dai vertici Nato. I 26,360 miliardi di euro ascritti all’Italia rappresentano circa l’1,6 per cento del pil registrato nel 2020.
La scorsa settimana un pericoloso complottista che guida la Chiesa cattolica, papa Francesco, ha dichiarato che la «guerra in Ucraina era preparata da tempo con il traffico di armi».
Per precisare: Jorge Mario Bergoglio non parteggia per il regime di Vladimir Putin né chiunque arguisca delle tendenze da numeri inanimati e veritieri. Perciò la tabella della Nato, non di una congrega di irriducibili dei «fiori nei cannoni», colpisce per la rilevante crescita in Difesa durante la recessione per la pandemia.
È successo a gran parte dei 30 membri dell’alleanza atlantica capeggiati dagli Stati Uniti e soprattutto agli europei Italia, Germania, Polonia, Romania e i baltici Lituania, Lettonia, Estonia. Nel 2020 ciascuno, nessuno escluso, ha ricalibrato le uscite a fronte di minori entrate, ne ha patito chiunque, tranne l’industria delle armi.
È un fatto. E i fatti non simpatizzano o parteggiano. Il Pil era rosso dappertutto: -8,33 per cento in Italia, -5,34 in Germania, -2,51 in Polonia, -5,13 in Romania, -1,6 in Lituania, -3,73 in Lettonia, -2,7 in Estonia. In rapporto al Pil sono anni che l’Italia stanzia più denaro della Germania.
Le stime Nato per l’Italia sono di 27,395 miliardi di euro nel 2021. Nessuna statistica riflette i dati sui quali si sofferma la discussione politica in Italia e con i quali si riempiono interi palinsesti tv.
I partiti si concentrano sugli equivoci 25,9 miliardi di euro previsti per il 2022 dal bilancio della Difesa che include gli stipendi dei Forestali e il costo dei militari in strada e non include gli acquisti di materiale bellico a carico del ministero dello Sviluppo e i fondi per le missioni internazionali elargiti dal ministero del Tesoro.
Come già illustrato in un recente servizio sull’Espresso, basato sulle analisi del centro studi della Camera, lo Stato ha messo a disposizione della Difesa almeno 30,4 miliardi di euro per il 2022.
Dopo la disfatta in Afghanistan e gli sforzi del 2020/21, la Nato temeva una frenata per il 2023 e il futuro. La guerra ha modificato le previsioni. La direzione è quella lì. Quella indicata, anzi anticipata pure da Conte. Armiamoci di più.