"GIUSEPPI" RINCULA! - COME DAGOANTICIPATO, CONTE CERCA LA TREGUA CON BEPPE GRILLO ED E' GIA' PRONTO A TRANGUGIARE QUALSIASI DIKTAT DELL'"ELEVATO DI TORNO" - LA NOTIZIA DI UN "PARTITO DI CONTE" ERA SOLO UNA "CASALINATA" CHE SI E' SGONFIATA PRIMA DI NASCERE - BEPPEMAO ARRIVA A ROMA E INCONTRERA' L'AVVOCATO DI PADRE PIO, INSIEME AI RISPETTIVI LEGALI, PER CHIUDERE (A SUO FAVORE) LA QUESTIONE STATUTO...
-Federico Capurso per "la Stampa"
Giuseppe Conte, adesso, ha voglia di deporre le armi. Lo scontro con Beppe Grillo è durato anche troppo, l’ex premier rischia di indebolirsi e, nel migliore dei casi, di vedere azzoppato il suo progetto di rifondazione prima ancora che possa partire. Per questo, assicura ai cronisti in Senato, «se Beppe scenderà a Roma, ci vedremo senz’altro». E Grillo oggi ci sarà – dopo essersi negato per giorni – per incontrare nel pomeriggio i parlamentari M5S a Montecitorio. Il faccia a faccia tra i due, però, potrebbe tenersi prima.
Si starebbe cercando di organizzare un incontro a pranzo sulla terrazza dell’hotel Forum, la storica base romana del fondatore, e intorno al tavolo potrebbero esserci anche i legali. Segno che, se pure c’è la volontà di trovare un punto di caduta, le distanze sono ancora marcate. Dopo il silenzio di questi giorni, però, Conte sfodera ottimismo.
«Troveremo una sintesi. Con Beppe non dobbiamo ricucire, non abbiamo mai rotto. Il dialogo c’è ed è continuo», risponde ai giornalisti che lo incontrano nei corridoi del Senato. In realtà, sembra che i canali comunicativi siano rimasti chiusi per giorni e riaperti, a fatica, solo ieri. Ma l’ex premier è convinto che si arriverà ad una soluzione, perché è nell’interesse di entrambi: «Dobbiamo solo definire i dettagli», sostiene.
Cerca di spegnere l’enfasi dello scontro, ma non si tratta proprio di dettagli. Grillo non ha intenzione di essere esautorato dei suoi poteri di intervento, vuole poter decidere le sorti del Movimento, delle alleanze e dei progetti su cui puntare. Conte, invece, come ha spiegato anche ai senatori M5S incontrati ieri pomeriggio, è fermo su un’idea diversa: «Credo che la linea politica debba essere definita dal capo politico e dagli organi collegiali che lo supportano nelle decisioni.
Il Garante, invece, resterà il custode dei principi e dei valori del Movimento». E nello spazio grigio in cui verrebbe lasciata libertà di azione a Grillo, quello dei «principi e valori» da custodire, ci si starebbe muovendo per arrivare a una mediazione che soddisfi tutti. I parlamentari però sono preoccupati, nonostante scommettano sulla pace finale. Conte non vuole altre fibrillazioni e decide di riunire lo stato maggiore grillino a palazzo Madama, per chiedergli di tenere unito il gruppo. Intorno al tavolo ci sono Paola Taverna, Stefano Patuanelli e il direttivo del Senato, guidato dal capogruppo Ettore Licheri.
«Dobbiamo fare in fretta», lo incalzano i colonnelli M5S, vista anche la necessità di chiudere le liste e bollinare le candidature per le Amministrative di ottobre. Un vertice breve, quello con i big di Palazzo Madama, cui segue una lunga serie di incontri con i senatori, divisi in piccoli gruppi. Di fronte alla porta degli uffici grillini si fa la fila per vedere Conte. Gli chiedono di portare un «cambiamento radicale» nella struttura del Movimento e lui conferma: «Ci sarà una netta divisione di compiti e funzioni».
Il Neo-Movimento – spiega poi nel dettaglio – vedrà al fianco del capo politico la nascita di una sorta di Consiglio nazionale, sotto il quale si svilupperà una struttura divisa in tre diversi rami: uno politico, uno di garanzia e uno amministrativo. E anche sulle alleanze, il progetto prosegue sui binari già tracciati: «Il confronto con Pd e Leu nei territori andrà avanti», dice citando – a riprova della sua volontà – l’incontro a pranzo, appena concluso, con la candidata in Calabria, Maria Antonietta Ventura, appoggiata anche dai Dem. Il progetto di lasciare tutto e far nascere un partito personale, accarezzato nel momento di massima tensione con Grillo, è archiviato.
Lo conferma il presidente della Camera Roberto Fico: «Non c’è nessun partito di Conte – dice ad Agorà. «Una sciocchezza» anche per Luigi Di Maio, che si dice convinto: «Si troverà un accordo, ma meglio perdere qualche giorno in più che trascinarci il problema nei prossimi anni». Adesso va solo convinto Grillo. Uno abituato a convincere gli altri.