"GRILLO SEMBRA BATTISTI DOPO MOGOL, ANZI NO, SEMBRA GIULI"! DAL “VAFFA” ALLE FRASI CONTORTE DA INTERPRETARE (L’ALOE VERA, IL MAGO DI OZ, LE PECORE CHE TRADISCONO), L’ULTIMA VERSIONE DI BEPPE MAO È UN MIX TRA ERMETISMO RICERCATO E INCOMPRENSIBILITÀ MANIFESTA - IN UN POST INDIRIZZATO A CONTE, HA SCRITTO: "CHE FACCIAMO TUTTI QUANDO AVANZA MEZZA BOTTIGLIA DI SPUMANTE? TUTTI COL CUCCHIAINO", CON RIMANDO A UN ARTICOLO SCIENTIFICO CHE SMONTAVA GLI EFFETTI BENEFICI DEL CUCCHIAINO COME ARGINE ALLA FUGA DI BOLLICINE DALLO SPUMANTE. LA MITICA SCATOLETTA DI TONNO GLI AVEVA PORTATO PIÙ FORTUNA...
-Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
«Nel marketing della Aloe vera la parola chiave è “vera”. Se una cosa è “vera” già nel nome, la sua efficacia non può essere falsa», ha scritto l’altro giorno in un post sul suo blog, di cui tutti hanno ripreso solo il post scriptum («Anche persone che pensiamo siano vere sono false») interpretandolo come l’ennesimo attacco a Giuseppe Conte.
Poco prima si era fatto persino più contorto, verosimilmente perseguendo lo stesso intento di punzecchiare l’ex presidente del Consiglio, annotando che «si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo». E prima ancora c’erano il Mago di Oz e anche la storia del Movimento che non c’è più perché «evaporato (…) però come tutte le evaporazioni anche il mare evapora (…) e poi magari questa evaporazione si trasforma in una tromba d’aria…», eccetera eccetera.
Se decine di indizi fanno una prova, l’ultima versione di Beppe Grillo è un mix tra ermetismo ricercato e incomprensibilità manifesta; tra il perifrasare accanito che tra le altre cose era valso a un big della Prima Repubblica come Arnaldo Forlani l’appellativo di «coniglio mannaro» e quella ricercatezza aulica nell’argomentare propria di altri secoli, altri millenni.
L’uomo della schiettezza elevata a messaggio politico, passato dalla comicità militante alla fondazione di quella che è stata la prima forza politica italiana soprattutto grazie alla fulminante brutalità del «vaffa», ormai va interpretato. Non si capisce subito; va letto, riletto e interpretato.
All’interno del Movimento ci sono quelli che gli sono affezionati, e che benevolmente riconoscono nel messaggio quell’evoluzione che Lucio Battisti riconosceva a se stesso una volta abbandonato Mogol, cosa che ovviamente gli era valsa parecchi dischi venduti in meno; altri, più perfidamente, notano la sostanziale prossimità al modello Giuli, nel senso del neo-ministro della Cultura Alessandro, che di recente ha sorpreso l’uditorio della Camera con concetti che dentro Montecitorio forse non s’erano mai affacciati.
«Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice», e questo è Giuli; «Ridurre il tempo di lavoro retribuito non vuol dire ridurre il tempo di tutto il lavoro (…) Vuol dire evolverci verso una società del lavoro intero che divide il tempo di lavoro in un terzo per il lavoro salariato, un terzo per il lavoro per sé e la famiglia, un terzo per il lavoro civile volontario», e questo è Grillo.
Quando non immediatamente comprensibile, il frasario si fa sibillino, tanto che Grillo è tornato a guadagnarsi sul campo anche l’imitazione del suo conterraneo Maurizio Crozza.
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In un post dell’altro giorno, sempre indirizzato a Conte, ha scritto: «E che facciamo tutti quando avanza mezza bottiglia di spumante? Tutti col cucchiaino…». Mezza riga dopo c’era il rimando a un articolo scientifico che smontava gli effetti benefici del cucchiaino come argine alla fuga di bollicine dallo spumante. La mitica scatoletta di tonno gli aveva portato più fortuna. Molta di più.