"IO GIRO L'ITALIA PER FARE COMIZI E LE COSE IMPORTANTI LE DECIDETE VOI QUI A ROMA. LA RICREAZIONE È FINITA" – LA CACIARA SULLA DELEGA FISCALE E L'INCONTRO CON DRAGHI SERVIVANO A SALVINI PER MOSTRARE I MUSCOLI CONTRO GLI AVVERSARI INTERNI. IL “CAPITONE” VOLEVA FAR CAPIRE A GIORGETTI, ZAIA E FEDRIGA CHE L'UNICO INTERLOCUTORE DI DRAGHI DENTRO LA LEGA È LUI - UNA VOLTA OTTENUTA LA LEGITTIMAZIONE POLITICA DAL PREMIER (CHE GLI HA DATO IL CONTENTINO SULLA CAPIENZA DELLE DISCOTECHE), È ARRIVATO IL PASSO INDIETRO SULLA RIFORMA DEL CATASTO

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Alessandro Barbera e Francesco Olivo per "la Stampa"

 

mario draghi 1

Il canovaccio è ormai sempre lo stesso: Salvini alza la posta, Draghi tiene il punto, infine il disgelo. Dei leader della strana maggioranza, il leghista è quello che ha varcato più di ogni altro il portone di Palazzo Chigi.

 

Questa volta l'oggetto del contendere era la delega fiscale, un generico progetto di riordino del sistema tributario che dovrà in ogni caso superare il voto del Parlamento. Salvini, in piena campagna elettorale per i ballottaggi, non aveva digerito la promessa del governo di rivedere gli estimi catastali a partire dal 2026. Il premier lo ha rassicurato: «Questo governo non alzerà le tasse».

 

SALVINI DRAGHI

Poiché i tempi della politica non sono quelli del buonsenso, il premier ha messo sul tavolo qualcosa di più: il sì ad un aumento della capienza delle discoteche al di sopra del limite proposto dal Comitato tecnico scientifico. Era ipotizzato al 35 per cento, il Consiglio dei ministri ha concesso il 50.

 

Se il racconto si dovesse fermare agli atti formali, l'ultima puntata della saga sulla Lega di lotta e di governo potrebbe finire qui. Ma ieri l'incontro è stato più delicato del solito, e lo testimonia la presenza di Salvini a Palazzo Chigi nelle ore del Consiglio dei ministri e il suo incontro con la delegazione del partito, prima e dopo. Il messaggio recapitato al premier - e confermato da fonti di Palazzo - lo si può riassumere così: «Il leader della Lega ero e resto io».

giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

 

Un messaggio che è un avvertimento anche a chi - dentro il partito - soffre sempre di più la linea del segretario: il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. Per spegnere il lungo dibattito sul dualismo tra governisti e barricaderi, Salvini ha ottenuto che le sue riunioni con il premier abbiano una cadenza settimanale. «Un modo per evitare mediazioni e malintesi»,fanno sapere fonti leghiste che celebrano il ritorno «alla centralità del segretario».

 

 Se queste cose vanno ribadite in maniera così esplicita è segno che qualche problema, e non solo nel rapporto con il governo, c'era. L'obiettivo di Salvini è avere un contatto sempre diretto con Draghi, senza intermediazioni che possono riverberarsi dentro alla Lega. Sarebbe stato lo stesso Giorgetti, tuttora capo delegazione leghista nel governo, a invitare il leader a intestarsi fino in fondo il peso delle decisioni con Palazzo Chigi.

 

mario draghi

 La cronaca di ieri dà in effetti una plastica dimostrazione di un atteggiamento diverso. Prima di essere ricevuto da Draghi, Salvini ha dato appuntamento nel suo studio di Palazzo Madama a Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza Stato-Regioni e a Giancarlo Giorgetti, ovvero i due esponenti più importanti dell'ala governista, quella che ormai da settimane si contrappone alla sua.

 

MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

Quell'appello, «basta voci fuori dal coro», rivolto a tutto il partito mercoledì scorso è stato esteso a Fedriga e Giorgetti con i quali il segretario si sarebbe lamentato: «Io giro l'Italia per fare comizi e poi le cose importanti le decidete voi qui a Roma». Al mattino la strigliata l'avevano dovuta ascoltare i coordinatori regionali della Lega, riuniti per discutere dei risultati poco brillanti al primo turno delle amministrative.

 

«La ricreazione è finita», ha detto Salvini invitando i dirigenti a controllare meglio il territorio, in vista dei congressi promessi per le prossime settimane. Infine l'incontro a Palazzo Chigi, dove, dopo l'incontro con il premier, ha blindato i tre ministri che tre giorni fa, su suo preciso ordine, avevano disertato il Consiglio sulla delega fiscale: «Un incidente che si sarebbe potuto evitare se la bozza fosse stata consegnata ai ministri al mattino e non un'ora prima della riunione», sottolinea una fonte governativa.

MATTEO SALVINI

 

Resta da capire se il nuovo Salvini cambierà metodo anche sui dossier di governo. Fin qui ha rivendicato ogni scelta. Ieri ha ottenuto la riapertura dei locali con una capienza lievemente superiore al previsto. Da Palazzo Chigi fanno notare che la decisione ci sarebbe stata comunque grazie al forte aumento delle immunizzazioni fra i più giovani: oggi sono il 61 per cento nella fascia 12-19 anni, il 77 fra i 20 e i 29, il 72 fra i 30 e i 39. «Con l'introduzione del passaporto vaccinale non c'era più ragione per attendere». In casa leghista il dibattito è se abbia senso fare così rumore per ottenere risultati politicamente modesti.-

MATTEO SALVINI
MARIO DRAGHI E IL GREEN PASS BY OSHO