"LASCIO, MA NON SONO MAI STATO FASCISTA, GLI ATTACCHI SONO UN ALIBI" - COME DAGO ANTICIPATO, DURIGON SI DIMETTE (NON POTEVA FARE ALTRO DOPO ESSERE STATO SCARICATO DA SALVINI E GIORGETTI) E PROVA A DIFENDERSI: "SONO E SARÒ SEMPRE CONTRO OGNI DITTATURA E OGNI IDEOLOGIA TOTALITARIA, DI DESTRA O DI SINISTRA" - IL DAGO-RETROSCENA E L'ULTIMATUM DI DRAGHI A SALVINI: "FAI DIMETTERE DURIGON OPPURE RITIRERO' LE DELEGHE DI SOTTO-SEGRETARIO"
-
Marco Cremonesi per www.corriere.it
L’epilogo annunciato, ora è stato scritto. Con una lunga lettera, il sottosegretario alle Finanze Claudio Durigon ha dato le dimissioni nella tarda serata di ieri. Matteo Salvini lo ringrazia in modo tutt’altro che formale e si augura che «questo gesto di responsabilità e generosità induca a seria riflessione altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrando all’altezza del loro ruolo».
Probabilmente un riferimento a Luciana Lamorgese. La «moral suasion» esercitata dal premier Mario Draghi sul segretario leghista nell’incontro di lunedì scorso, e da quest’ultimo sullo stesso Durigon ha sortito il risultato chiesto da moltissimi parlamentari dopo che, lo scorso 4 agosto, il sottosegretario ha proposto di reintitolare il parco di Latina dedicato a Falcone e Borsellino al fratello del Duce, Arnaldo Mussolini.
Durigon parte con un mea culpa: «Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio». E dunque, nella sua proposta «in assoluta buona fede», ha «commesso degli errori».
Nell’identità fascista, infatti, l’ex sindacalista non si riconosce «in alcun modo: non sono, e non sono mai stato, fascista. Sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra».
A Durigon spiace soprattutto che le sue parole, «lette e interpretate frettolosamente e superficialmente, abbiano potuto portare qualcuno a insinuare che per me la lotta alla mafia non sia importante. È infatti vero esattamente il contrario: la legalità, e il contrasto alle organizzazioni criminali, sono per me dei valori assoluti».
Di qui, «le scuse alle famiglie Falcone e Borsellino, e a quelle degli agenti di scorta». I due magistrati sono «non solo due figure eroiche, ma anche dei modelli di etica, di civismo, di senso dello Stato». Poi, Durigon si lancia in un omaggio alla bonifica dell’Agro Pontino di cui, dice «sono figlio».
Il sottosegretario dimissionario ricorda le sue origini venete e il concorso delle forze di tutto il paese per l’opera immensa di recupero delle allora paludi malariche: «Nella mia mal formulata proposta, io avevo a cuore solo l’idea di ricordare questa storia così intensa e così particolare».
L’esponente leghista sostiene che il parco era già intitolato ad Arnaldo Mussolini, anche se ieri il sindaco di Latina Damiano Coletta ha detto che l’area verde «che dal 2017 è dedicata a Falcone e Borsellino, si chiamava “parco comunale” e non “parco Arnaldo Mussolini”».
Prosegue Durigon: «Al di là dei miei errori di comunicazione (nella forma), nella sostanza sono stato strumentalmente attaccato per aver proposto di salvare la memoria storica di cui sopra», ad opera di «professionisti della strumentalizzazione che hanno usato le mie parole con l’unico fine di colpire me e il partito che rappresento. Si tratta di un’operazione che, come detto, mi ferisce profondamente e che non posso più tollerare».
A sua volta, lui coglie l’occasione per attaccare la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: «Tutta questa polemica sta diventando l’alibi di chi, in malafede, intende coprire altri problemi: mi riferisco in particolare ai limiti del Viminale».
L’ex sottosegretario arriva al punto chiave: «Per tutto questo, per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, ho deciso di dimettermi dal mio incarico di governo». Con un grazie ai «militanti» e a Salvini «per il sostegno, la vicinanza politica, morale e umana che ha avuto nei miei confronti».