"LA MELONI? LA DESTRA DEVE ROMPERE ROMPERE COL FASCISMO REALIZZATO IN QUESTI ANNI: IL SIFAR, TAMBRONI, LA P2, IL TERRORISMO” – L’EX MINISTRO SOCIALISTA RINO FORMICA RICORDA LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA 30 ANNI FA CON LE MONETINE A CRAXI: "SI SALDÒ UN'ALLEANZA INNATURALE, FAVORITA DAGLI USA, TRA LA DESTRA REAZIONARIA MISSINA E LA SINISTRA. L’AMBASCIATORE AMERICANO BARTHOLOMEW PUNTÒ SU BERLUSCONI, FINI E D’ALEMA, A CUI AFFIANCARONO UN PERSUASORE OCCULTO, FRANCESCO COSSIGA..."
-Estratto dell'articolo di Fab. Mar. per “la Stampa”
Rino Formica, socialista dal 1943, ricorda bene quella primavera di 30 anni fa, quelle ore destinate a segnare uno spartiacque tra la Prima Repubblica che stava morendo e un "nuovo" che doveva ancora nascere: «La vicenda delle monetine lanciate contro Craxi avviene nel mezzo di venti giorni decisivi nella storia della Repubblica, quelli nei quali si saldò un'alleanza innaturale tra la destra reazionaria missina e la sinistra, che finì per sconvolgere il sistema politico italiano.
Riletta oggi la sequenza è chiara; il 18 aprile il referendum, promosso dalla sinistra, che abolisce il sistema proporzionale, il 29 aprile le autorizzazioni a procedere che portano alla decapitazione del punto debole del sistema, il Psi, il 30 le monetine lanciate da militanti dell'Msi e del Pds, il 6 maggio l'uscita dal governo Ciampi della sinistra…».
Nel corso degli ultimi 30 anni ha guadagnato credibilità l'idea che, assieme a un cedimento strutturale della vecchia classe dirigente, ci furono molte forzature, ma fatica a trovare riscontri la prova di un unico disegno, centralizzato…
«Sulla scorta di tutto quello che sappiamo e di quel che so, il patto di quei mesi tra la destra e la sinistra ha portato dei "sacrificati", tutti quelli che sono stati annullati. E dei "beneficati": quelli che, sotto forme diverse, hanno governato nei 30 anni successivi».
Un'alleanza di fatto tra i due partiti che sino ad allora erano stati all'opposizione: quali "prove" a riscontro?
«Tra il 1992 e il 1993 sulla frontiera Est-Ovest oramai scongelata stavano aumentando i punti di fuoco, l'impero sovietico era in via di decomposizione, in Jugoslavia il dopo-Tito era un'incognita e in più le mafie dell'Est rischiavano di saldarsi a quella siciliana. Dopo il sostegno dell'amministrazione Bush a Mani pulite e a Di Pietro, l'Italia rischiava di mettere a rischio equilibri strategici. In quel frangente, il nuovo presidente degli Stati Uniti Bill Clinton nel 1993 decide di mandare da noi Reginald Bartholomew, non uno dei tanti Paperoni che di solito finanziano le campagne elettorali dei Presidenti, ma un ambasciatore di carriera, abituato a trattare con terroristi e militari, in grado di salvaguardare gli interessi strategici americani. Bartholomew capisce che l'Italia è a rischio, che democristiani e socialisti sono inutilizzabili e punta su Berlusconi, D'Alema e Fini».
Perché proprio su quei tre?
«Quando un impero non può scegliersi un alleato forte, preferisce alleati dal passato ingombrante e infatti vengono scelti gli eredi di due sistemi politici autoritari e un imprenditore "compromesso" col precedente sistema. A D'Alema gli americani affiancano un grande persuasore occulto, Francesco Cossiga».
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Oggi, l'esito disastroso di un trentennio inconcludente, dovuto all'incapacità di entrambi i beneficati del 1993 di proseguire la faticosa costruzione realizzata dalla Repubblica della Resistenza, porta la destra a far credere che l'instabilità e il depauperamento democratico di questi anni sarebbero dovuto alla mancata pacificazione. Meloni rompe con la nostalgia del fascismo. Ma quale nostalgia? La destra deve rompere col fascismo realizzato in questi anni: il Sifar, Tambroni, la P2, il terrorismo».