"MENO VINCOLI DALL'UE SUI RISPARMI DI ENERGIA" - LA MAGGIOR PARTE DEI GOVERNI EUROPEI CHIEDE CHE LA RIDUZIONE DELLA DOMANDA ELETTRICA IMPONGA LIMITI MENO STRINGENTI: IL TAGLIO OBBLIGATORIO DEI CONSUMI DEL 10% POTREBBE NON ESSERE PIÙ CALCOLATO SU BASE MENSILE, COME PROPONE BRUXELLES, MA SULL'INTERO PERIODO “FRA IL 1° DICEMBRE 2022 E IL 31 MARZO 2023” - DISCORSO ANALOGO PER LE ORE DI PICCO DEI PREZZI – MA LA FLESSIBILITÀ NECESSARIA A RAGGIUNGERE IL COMPROMESSO FRA I 27 LASCERA’ LA PORTA APERTA A MILLE SCAPPATOIE…
-Luigi Grassia per “la Stampa”
Il tempo stringe: l'Europa sente già i primi freddi di un periodo autunno/inverno che si annuncia problematico per le forniture energetiche. All'origine c'è anche la guerra in Ucraina (benché certe difficoltà fossero cominciate prima) perciò la politica è chiamata a trovare soluzioni. A Bruxelles si sta negoziando uno "scudo" dell'Ue contro il caro-energia, in vista della riunione straordinaria dei ministri dell'Energia in programma venerdì. Purtroppo trovare un'intesa fra 27 Paesi, con interessi spesso divergenti, è difficile, e per adesso si procede fra limature e compromessi al ribasso.
La base di partenza è il pacchetto di misure annunciato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: la lista comprende un taglio dei consumi dell'elettricità del 10%, di cui il 5% nelle ore di punta; un tetto di 180 euro per MegaWattora ai ricavi "inframarginali" (è il termine tecnico usato) delle compagnie che producono elettricità con le energie rinnovabili; e un contributo di solidarietà a carico delle imprese attive nel settore dei combustibili tradizionali. Ma il diavolo, come spesso succede, sta nei dettagli.
Ogni variazione di percentuale, nelle bozze di compromesso che continuano a essere aggiornate, coinvolge vasti interessi. La maggior parte dei governi chiede che la riduzione della domanda elettrica imponga limiti meno stringenti: il taglio obbligatorio dei consumi del 10% potrebbe non essere più calcolato su base mensile, come propone Bruxelles, ma sull'intero periodo «fra il 1° dicembre 2022 e il 31 marzo 2023». Discorso analogo per le ore di picco dei prezzi. Il timore è che la flessibilità necessaria a raggiungere il compromesso fra i 27 lasci la porta aperta a scappatoie.
La maglie si stanno allargando anche sulla questione della base imponibile del contributo di solidarietà chiesto alle compagnie che lavorano i combustibili fossili. Secondo la maggioranza degli Stati dovrebbe essere calcolato sulla base degli utili di 4 anni a partire dal 2018, contro il periodo 2019-2021 proposto da Bruxelles. Spetterà poi ai governi stipulare accordi di solidarietà tra loro, ma lo faranno davvero?
Purtroppo non si sa ancora nulla sulla misura considerata più importante, cioè il tetto al prezzo del gas. Ci stanno lavorando i tecnici della Commissione europea. Un punto fermo dovrebbe essere un documento atteso per mercoledì.
Ieri l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, ha fatto sapere che «il prossimo inverno riusciremo a sostituire più del 50% di metano russo col gas naturale liquefatto, e in quello 2023-2024 saliremo all'80% ma per riuscirci abbiamo assolutamente bisogno dei nuovi rigassificatori». L'amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, ha detto che «bisogna accelerare le autorizzazioni degli impianti eolici e fotovoltaici»: Terna è sommersa da richieste di allacciamento alla sua rete, per un totale di 280 GigaWatt di potenza, cioè «il quadruplo dell'obiettivo che l'Italia si è data fino al 2030», ma le lungaggini burocratiche ostacolano i progetti.