LO "MISE" IN TASCA - PATUANELLI VORREBBE COME SEGRETARIO GENERALE DEL MISE MARCELLA PANUCCI, OGGI DG DI CONFINDUSTRIA. PRENDEREBBE IL POSTO DI SALVATORE BARCA, AMICO DI POMIGLIANO DI LUIGI MAIO, DESTINATO AL RUOLO DI AMMINISTRATORE DELEGATO DI CONSAP - L’ATTACCO DI “LIBERO”: “LE 150 PRATICHE EREDITATE DA DI MAIO SONO TUTTE ANCORA LÌ. DA JABIL A BECKAERT, DALL'EX ALCOA A WHIRLPOOL, NESSUNO DEI PRINCIPALI DOSSIER È STATO PORTATO A TERMINE…”

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1 - DAGONEWS

STEFANO PATUANELLI

Il ministro dello sviluppo, Stefano Patuanelli, vorrebbe come Segretario generale del Mise Marcella Panucci, Dg di Confindustria. Prenderebbe il posto di Salvatore Barca, vicino a Di Maio, destinato al ruolo di Amministratore delegato di Consap.

 

2 - PATUANELLI È UN ALTRO BIDONE TANTE CHIACCHIERE, ZERO FATTI

Sandro Iacometti per “Libero quotidiano”

 

Diciamoci la verità: far bella figura dopo Luigi Di Maio non era difficile. E all'inizio la cosa ha funzionato. Quando Stefano Patuanelli il 21 settembre del 2019, a pochi giorni dalla sua investitura, si è presentato davanti agli industriali di Vicenza, la platea è rimasta colpita. «Voglio pensare ai 14 mesi del governo passato come a un'esperienza», ha ammesso il ministro dello Sviluppo, «che ci ha insegnato anche dove abbiamo sbagliato. E forse in questo rapporto mancato ciò è successo. Dobbiamo ricostruire questo rapporto con la vostra associazione di categoria e con le altre».

 

marcella panucci

Una mano tesa che ha fatto ben sperare le imprese. «Sono lieto di vedere che Patuanelli abbia accettato il nostro invito, spero che sia l'inizio di una collaborazione», ha spiegato soddisfatto il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi. Triestino, classe 1974, sposato con tre figli, il ministro è del resto uno dei pochi tra i grillini ad avere una qualche vaga idea di come funziona il mondo delle imprese e degli affari. Dopo la laurea in ingegneria con lode ha esercitato la libera professione, specializzandosi nella progettazione e gestione di lavori edili. Non che nel suo campo abbia fatto moltissima strada, intendiamoci.

 

stefano patuanelli

Nella paginetta di curriculum pubblicata sul sito dello Sviluppo economico, scritta di suo pugno con lo stile di un temino, l'attività più rilevante che si può trovare è l'incarico di consigliere e tesoriere dell'ordine degli ingegneri provinciale. Ma si tratta pur sempre di una partita Iva, come quelle solitamente trascurate dai suoi Cinquestelle. Se nel lavoro stenta a sfondare, in politica va come un treno. Nel 2005, agli albori del movimento, Patuanelli si iscrive ai Meetup pentastellati è dà vita al Gruppo Beppe Grillo Trieste. Nel 2011 arriva l'elezione come consigliere comunale. Una legislatura di esperienza e l'ingegnere è pronto per il grande salto. Nel 2018 finisce nelle liste blindate per il Senato, dove viene nominato capogruppo. Passa un anno, ed ecco un'altra promozione.

 

LUIGI DI MAIO E SALVATORE BARCA

A 14 anni dall'inizio della militanza, Patuanelli diventa ministro. Non un dicastero qualunque, con poche pretese e pochi soldi. Ma lo Sviluppo economico, fulcro e pietra angolare delle politiche industriali del Paese che il leader del movimento Di Maio aveva voluto per sè nel Conte uno. la volta buona Succedere a Gigino, come dicevamo, non avrebbe dovuto comportare eccessivi rischi. Contemporaneamente capo dei Cinquestelle, vicepremier e ministro del Lavoro, il suo predecessore a Via Veneto non ha proprio fatto faville.

 

E Patuanelli fin da subito ha voluto marcare la differenza. Grande attenzione alle imprese, dialogo, continue dichiarazioni in difesa del tessuto produttivo, battaglie sui temi cari alle aziende, dal costo del lavoro agli incentivi. A parole il nuovo ministro dello Sviluppo ha fatto per un po' dimenticare il fastidioso spirito anti-imprenditoriale tipico di M5S e ingigantito dalla nuova alleanza col Pd. Vuoi vedere che è la volta buona? Che i Pentastellati hanno finalmente capito l'importanza di sostenere chi crea ricchezza invece di chi la brucia?

 

stefano patuanelli foto di bacco (2)

Macché. Passano le settimane, i mesi, e le imprese iniziano a mangiare la foglia. Anche perché nel frattempo, senza che l'ingegnere muova un dito, il governo infila nella finanziaria una raffica di tasse: da quella sulla plastica a quella sullo zucchero, fino all'aumento dell'addizionale Ires per i concessionari dei trasporti e alla rimodulazione dei balzelli sulle auto aziendali. il bluff Tra i primi ad accorgersi del bluff c'è proprio Vescovi, che lo aveva tenuto a battesimo. «Quando a settembre venne qui a Vicenza, nella nostra assemblea scelta per il suo debutto pubblico, Patuanelli ci fece una buona impressione. Sobrio e concreto», dice l'imprenditore a gennaio, «Poi non è accaduto assolutamente più nulla, a parte il moltiplicarsi di tavoli inconcludenti».

 

SALVATORE BARCA

Già, i tavoli. Si pensava che l'incapacità di chiudere le vertenze fosse un talento di Di Maio. E invece, le 150 pratiche ereditate da Gigino sono tutte ancora lì, sulle scrivanie del ministero. Da Jabil a Beckaert, dall'ex Alcoa a Whirlpool, da Mercatone Uno a Jindal, da Embraco all'ex Ilva, fino ad Alitalia. Nessuno dei principali dossier è stato portato a termine. E ora che la pandemia ha messo in ginocchio il Paese i guai si moltiplicheranno in maniera esponenziale. Ma Patuanelli non ci sta. «Dire che questo governo è inerte è un falso storico", ha tuonato qualche settimana fa il ministro, rivendicando tutte le iniziative a favore delle imprese. Al di là della paccottiglia delle misure emergenziali messe in campo dal governo per il Covid, l'ingegnere ha sbandierato il suo piano Transizione 4.0, introdotto nell'ultima finanziaria e diventato operativo a giugno.

 

audizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 3

«Abbiamo stanziato 7 miliardi di euro», ha detto con orgoglio il ministro. Bello. Peccato, però, che il progetto che prevede un credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali, ricerca e sviluppo, formazione, non sia proprio una novità. Certo, ha cambiato nome. Ma la struttura portante, stanziamenti pluriennali compresi, è quella di Industria 4.0, programma lanciato da Renzi e Calenda nel 2016, poi trasformato in Impresa 4.0 e ora in Transizione 4.0.

 

A fronte dei 7 miliardi spalmati su più anni, presi in parte dalla vecchia dotazione e da fondi europei promessi da Patuanelli, le imprese hanno fatto sommessamente notare che ci sono 2,5 miliardi di liquidità tolti ogni anno attraverso lo split payment. Ad inizio luglio il governo, malgrado l'emergenza, ha deciso di prorogare il meccanismo per il pagamento dell'Iva alla Pa fino al 2023. Per «ricostruire» un rapporto non è il massimo. riproduzione riservata Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, aveva promesso alle imprese dialogo e sostegno. Sono arrivate soltanto nuove tasse.