"NON È CALENDA IL NOSTRO LEADER" - I SINISTRATI DEL PD (ORLANDO, ORFINI E PROVENZANO) TEMONO POSSA SALTARE L’ALLEANZA CON SINISTRA ITALIANA E VERDI, RITROVANDOSI CON AZIONE COME UNICO ALLEATO - SECONDO UNA SIMULAZIONE YOUTREND, LA ROTTURA CON BONELLI E FRATOIANNI POTREBBE FAR PERDERE BEN 14 COLLEGI AL CENTROSINISTRA, AZZERANDO QUASI IL TESORETTO DI 16 COLLEGI PORTATI IN DOTE DALL'ALLEANZA CON CALENDA - E POI FA PAURA L'IPOTESI DI UN "MELENCHON ITALIANO", UNA COALIZIONE M5S, VERDI-SI, CON IL TRAINO ANCHE DI MICHELE SANTORO… - DI MAIO HA CHIESTO 10 POSTI PER I SUOI, MA I DEM NE GARANTISCONO TRE: PER LUI, CASTELLI E SPADAFORA…
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Ale.Di. per “la Stampa”
Dopo una giornata di ordinaria follia, tra incontri saltati e riunioni interlocutorie, Enrico Letta prova a richiamare tutti gli alleati ad un semplice dato di realtà: «Se andiamo divisi mentre il centrodestra è unito, avremo un governo guidato da Giorgia Meloni, con una maggioranza dei due terzi in Parlamento». Il leader democratico parla in televisione, dopo ore trascorse all'Arel a telefonare e incontrare gli alleati, ma anche con molti dirigenti del Pd, perché il rischio di una rottura dell'alleanza con Verdi e Sinistra italiana mette in agitazione tutta la sinistra del partito.
Preoccupa molto la prospettiva di ritrovarsi con Carlo Calenda come unico alleato, il timore è quello di un Pd che slitta sempre più verso il centro. Ma spaventa anche il conto dei posti in Parlamento, che potrebbero diventare troppo pochi per i candidati Pd se si dovranno accontentare anche gli alleati di sinistra e Luigi Di Maio come è stato fatto con Azione-Più Europa.
«Era prevedibile, ora anche Si e Verdi chiedono più posti - dice un parlamentare - e alla fine per noi ne resteranno sempre meno. Questo sarà un grande problema quando andremo a stringere sulle liste». Il fatto è che «Verdi e Sinistra italiana sono davvero in difficoltà», racconta un parlamentare Pd che ha tenuto per tutto il giorno contatti con il partito di Nicola Fratoianni. «La loro base è in rivolta dopo l'accordo con Calenda, c'è bisogno di dare un segnale, bisogna chiarire che non è Calenda il segretario del Pd e che non è l'agenda Draghi il nostro programma».
La direzione di Si, del resto, ha dato l'ok all'alleanza col Pd con una larga maggioranza, ma anche con circa un terzo di voti contrari. E ora che l'accordo scricchiola potrebbero arrivare anche le avance di Giuseppe Conte, perché il leader M5S sa bene che dentro Si in parecchi preferirebbero un'intesa con i 5 stelle. Fa paura l'ipotesi di un "Melenchon italiano", una coalizione M5s, Verdi-Si, con il traino anche di Michele Santoro.
«Una roba che può arrivare al 13-14%», dice un altro dirigente democratico. Secondo una simulazione Youtrend-Cattaneo Zanetto la rottura con Bonelli e Fratoianni potrebbe far perdere ben 14 collegi al centrosinistra, azzerando quasi il tesoretto di 16 collegi portati in dote dall'alleanza con Calenda. Senza contare che a quel punto Conte avrebbe gioco facile a proporsi come unico schieramento progressista. Si fanno sentire in tanti con il segretario. Andrea Orlando, Giuseppe Provenzano, Matteo Orfini si mettono al lavoro per aiutare la trattativa.
Nicola Zingaretti avverte: «È importante fare di tutto affinché tutta la sinistra e gli ambientalisti siano uniti». «È assolutamente indispensabile fare di tutto per recuperarli» dice Orfini. Per Brando Benifei, capodelegazione Pd al Parlamento europeo, devono prevalere « le ragioni dell'unità non solo con i liberali ma anche quella delle forze progressiste».
E poi ci sono anche le richieste di Di Maio. Il ministro è di fatto sparito dalle chat dei parlamentari per 36 ore, dopo che nella riunione di martedì via web era apparso imbarazzato. L'ipotesi di una lista Di Maio senza Di Maio, candidato invece nelle liste Pd, ha scatenato i parlamentari di "Insieme per il futuro". L'incontro con Letta è stato ancora interlocutorio, Di Maio avrebbe chiesto inizialmente 10 posti, poi scesi a 5-6. Per il Pd al massimo si può ragionare su 3 posti, per Di Maio, Castelli e Spadafora. Letta parla con Fratoianni più volte, la richiesta dei rosso-verdi è avere un segnale, sia politico che in termini di collegi.
«Abbiamo quasi gli stessi voti di Calenda, non può darci un terzo dei collegi che dà a lui», si sfoga un esponente di Si. Il leader Pd qualcosa concede, spiega che il programma del Pd non sarà tout court l'agenda Draghi: «Non è sufficiente, è un progetto che era frutto di una unità nazionale». Ma di fatto il segretario è convinto che il patto siglato con Calenda sia assolutamente di centrosinistra e non intende rinnegarlo. E sui collegi, appunto, la discussione si allarga anche al Pd.