"NEL PD C'E' SCARSA VOGLIA DI VINCERE, SI PRENDONO POCHI RISCHI" - DOPO DE LUCA, ANCHE BEPPE SALA SFERZA ELLY SCHLEIN E SI PREPARA ALLA CORSA PER IL NAZARENO DOPO LE EUROPEE: “IO FEDERATORE DEL CENTROSINISTRA? OGGI IL TEMA NON SI PONE. IL MIO MANDATO DA SINDACO DURA ANCORA 3 ANNI” - DAGONEWS: "QUANDO SCADRA' IL SUO SECONDO MANDATO DA SINDACO SALA INTENDE RESTARE IN POLITICA. PENSA DI ESSERE LA PERSONA GIUSTA PER CONVOGLIARE I RIFORMISTI DEM ATTORNO ALLA SUA FIGURA. IN CASO DI FLOP DI ELLY ALLE EUROPEE, NON E' DETTO CHE..."
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BEPPE SALA
Maurizio Giannattasio per corriere.it - Estratti
La sferzata al Pd, la «follia» dell’autonomia differenziata, l’assenza del governo e di Giorgia Meloni da una città centrale per il Paese che se da un lato anticipa le difficoltà dall’altra individua le soluzioni. L’ultima tappa del Corriere delle città con il vicedirettore Venanzio Postiglione e Maria Serena Natale porta a Milano.
Sindaco Beppe Sala come sta la città?
«Sono di parte, ma rispetto a 20 anni fa Milano sta meglio, una città sempre più internazionale, con settori come quello delle università in grande crescita. Poi ci sono i problemi comuni alle grandi città come il caro affitti, la sicurezza, la stessa qualità dell’aria. Il mio rammarico è che le analisi non sono quasi mai tecniche ma ideologiche. Prendiamo l’aria: dal 2000 il Pm si è ridotto del 50 per cento. È sufficiente? Certo che no, ma un miglioramento c’è stato».
Il Senato ha dato il via libera all’autonomia differenziata. Le piace o non le piace?
«Non mi piace perché non considera le grandi città. Penso sia una follia il rischio di avere venti politiche energetiche diverse. Il tema dell’autonomia sta portando incredibilmente tante regioni a differenziarsi su questioni fondamentali. Rispetto l’amico Bonaccini che sul fine vita dice “lo regolamento io perché non lo fa lo Stato”.
Ma è pensabile che in 20 regioni ci siano 20 diverse leggi sul fine vita? Io sono a favore di una regolamentazione e ritengo che siano molti i casi in cui è lecito togliersi la vita, ma è pensabile che se un milanese sente questo bisogno debba prendere la residenza in Piemonte perché magari lì è permesso e in Lombardia è vietato?».
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Come sono i rapporti con il governo Meloni?
«Non possono che essere critici su alcune cose. Posso dire che le dita di una mano sono troppe per contare i ministri che sono venuti qui. È un governo assente dal territorio. La premier idem. Le ho chiesto più volte di venire a Milano perché è la città dove le cose accadono e dove i problemi si evidenziano, ma anche il luogo dove si sviluppa l’energia imprenditoriale, culturale e creativa».
Chi sono i ministri «assenti».
«Facciamo prima al contrario. Chi è venuto a Milano in questi mesi? Piantedosi, Sangiuliano, con cui ho il dossier della Scala, e Abodi».
Il ministro Salvini che ha casa a Milano?
«È notorio che il mio rapporto con il ministro Salvini non sia sempre semplice. Ma è evidente che se Salvini sta a Milano e mi dice parliamo della metropolitana ci si parla e si cerca di trovare una soluzione».
A proposito di ministri milanesi, Valditara è intervenuto sull’occupazione del liceo Severi dicendo che gli studenti devono pagare i danni. È d’accordo?
«Non avendo figli ma vivendo con la mia compagna, che ne ha tre che studiano tra liceo e università, penso che con i ragazzi si debba dialogare, ma penso anche che chi fa un danno debba pagare. Ma non si vive di sola repressione».
Veniamo al centrosinistra. Come sta il Pd, cosa non va?
«Non va soprattutto la scarsa voglia di vincere che alberga all’interno del partito. C’è la volontà di rimanere su un terreno di conferma dei valori del proprio elettorato vero o presunto. Ci si prende pochi rischi. Però se ti assumi pochi rischi rimani al 20 per cento. L’Italia ha bisogno di un Pd forte.
Vorrei vedere più aggressività nella volontà di vittoria. Poi è chiaro che per vincere bisogna essere in coalizione e qui cominciano i dolori. Se dovessi fare un invito alla coalizione potenziale direi due cose. Primo: cercare ciò che ci unisce al posto di andare a cercare ciò che ci divide. Secondo: dimenticare al momento tutte queste storie sul federatore. Oggi il tema non si pone».
Tra i nomi dei potenziali federatori c’è anche il suo...
«Il mio mandato da sindaco dura ancora tre anni che in politica sono un lasso di tempo enorme. Ho voglia di fare politica, ma dalla vita ho avuto veramente tantissimo. Sono più alla ricerca del senso che del potere. Ne parlavo nei giorni scorsi con Prodi. Anche a lui dicevo che bisogna trasmettere la volontà di vittoria e di rappresentare veramente un’alternativa. Oggi vedo un po’ di accondiscendenza verso il nostro elettorato, non prendersi mai rischi e dire sempre la cosa giusta. Non va bene. Schlein ha un compito molto difficile».
Come valuta la possibile candidatura di Schlein alle europee?
«Deciderà lei, in autonomia e penso che deciderà per il bene del partito. Ma ritengo intollerabile che le elezioni europee vengano percepite come la prova definitiva della verità su Schlein. Deve continuare a lavorare. Non sarebbe né saggio né corretto immaginare che di fronte a un risultato non eccellente si cambi segreteria».
È così difficile allearsi con i 5 Stelle?
«È difficile se non si ha voglia di cercare di capire persone e logiche. Sono stato molto criticato perché parlavo con Di Maio. Se uno si ferma al Di Maio che diceva di aver abolito la povertà è subito finita. Ma se uno cerca di capire magari... Le differenze ci sono. Credo che il Pd debba aspirare a una crescita sua quasi a prescindere dai 5 Stelle e poi i conti sulla coalizione si faranno più avanti».
Salvini insiste sul terzo mandato per i governatori. Se valesse anche per i sindaci che cosa farebbe?
«Per fare questo lavoro ci vuole un’energia psicofisica non indifferente. Dopo 11 anni da sindaco e 5 di Expo immagino che sarò abbastanza stanco. Poi tutto può essere, ma ormai nella vita ho fatto molto di piu di quello che avrei potuto fare. Se però penso ai dossier che ho sul tavolo, da San Siro, al rinnovo dei vertici della Scala, al contratto della polizia locale, confesso che dormo male. So anche che nei momenti difficili divento più pugnace. È un lavoro veramente faticoso ma non mi sono mai pentito di aver fatto questa scelta. Sono un uomo più felice ora di quando facevo il manager».
Milano delle fabbriche, Milano del terziario, Milano di Expo. Quale sarà la Milano del futuro?
«La Milano del futuro è una città che lavora sulla creatività e l’innovazione, facendo tesoro di tutto quello che ha. Questa è la parte buona. Poi bisogna tenere conto della sensibilità dei cittadini, dall’ambiente alla sicurezza che è un diritto. C’è molto da lavorare. A partire dal costo degli affitti. Ma non è vero che la gente scappa da Milano, è vero il contrario».