"SONO PREOCCUPATO, STELLANTIS E’ TOTALMENTE IN MANI FRANCESI" - A “PIAZZAPULITA” ROMANO PRODI ROMPE IL SILENZIO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO FCA NELLE GRINFIE DI MACRON, CON IL DISINTERESSE DI CONTE: “DAL PUNTO DI VISTA STRATEGICO ERA NECESSARIO, FCA ERA TROPPO PICCOLA E DUNQUE HA UNA SUA LOGICA. LA MAGGIORANZA DEL CDA E IL CONSIGLIERE DELEGATO SONO FRANCESI, IL POTERE DECISIONALE NON È PIÙ IN ITALIA E SPERO CHE IL GOVERNO DRAGHI FACCIA PRESENTE LA QUESTIONE. RITORNIAMO O NO A ESSERE UN PAESE CHE DECIDE DEI PROPRI DESTINI?"

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romano prodi romano prodi

Da www.liberoquotidiano.it

 

"Sono molto preoccupato". Se c'è una dote incontestabile in Romano Prodi, è l'esperienza sul piano geopolitico dei mercati internazionali. E in collegamento con Piazzapulita su La7, incalzato da Corrado Formigli sugli scenari e le prospettive di Fca, va dritto al punto sulla questione della fusione di Fiat Chrysler e Psa in un nuovo colosso dell'automotive, Stellantis.

 

john elkann exor john elkann exor

"Dal punto di vista strategico era necessario, Fca era troppo piccola e dunque ha una sua logica. Ma è totalmente in mani francesi". Di fatto, uno degli ultimi "regalini" di Giuseppe Conte a Emmanuel Macron, visto che il governo uscente non ha speso una parola sulla vicenda, a differenza di quello francese che ha preso fin da subito in mano il dossier per garantire la propria fetta di mercato e gli equilibri occupazionali interni.

 

macron conte macron conte

"La maggioranza del consigliere d'amministrazione e il consigliere delegato sono francesi, il potere decisionale non è più in Italia e spero che il governo Draghi faccia presente la questione - spiega l'ex premier -. In Italia abbiamo salari che sono molto inferiori a quelli francesi e moltissimo inferiori a quelli tedeschi. C'è proprio il problema di riportare il Paese tra quelli che attirano, di rianimarlo. Dal punto di vista economico, è chiaro che sarebbe più conveniente produrre a Pomigliano che a Parigi, ma c'è questo problema dei francesi, che controllano come in molte altre situazioni. Allora la domanda è: ritorniamo o no a essere un Paese che decide dei propri destini?".

 

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