RAGGI OPACHI - I PM PUNTANO AL GIUDIZIO IMMEDIATO PER LA SINDACA CHE RISCHIA FINO A 3 ANNI - DALLA CHAT EMERGE IL PATTO TRA RAFFAELE MARRA E SALVATORE ROMEO PER SPARTIRSI LE NOMINE GIA’ PRIMA DELLE ELEZIONI - PER I PM, L'ALTERNATIVA AL PROCESSO È IL PATTEGGIAMENTO, CHE PUÒ CHIUDERSI CON LA CONDANNA A UN ANNO, MA E’ DIFFICILE CHE LA RAGGI POSSA ACCETTARLO
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Interrogatorio e poi richiesta di giudizio immediato. Il giorno dopo la consegna dell'avviso a comparire a Virginia Raggi, i magistrati della Procura di Roma tracciano il percorso dell'inchiesta sulla nomina di Renato Marra costato alla sindaca la contestazione di abuso d'ufficio e falso.
L'incrocio tra gli atti firmati dalla stessa Raggi e la conversazione via chat con Raffaele Marra - nel corso della quale lei si lamenta per non essere stata informata che il nuovo incarico avrebbe portato a un aumento di stipendio di 20 mila euro - convince l'accusa di aver ottenuto la prova evidente della sua responsabilità.
E dunque di poter andare subito a processo. Anche perché nuovi elementi emergono dalle chat sequestrate dai carabinieri, dimostrando addirittura l'esistenza di un patto per spartirsi le nomine siglato prima delle elezioni al Campidoglio tra Raffaele Marra e Salvatore Romeo.
LA DOPPIA ACCUSA
Ieri il difensore di Raggi ha incontrato i pubblici ministeri coordinati dall'aggiunto Paolo Ielo per concordare tempi e modi dell'interrogatorio e ha ribadito che la sua assistita «è pronta a chiarire ogni passaggio». Ma l'impresa appare tutt'altro che semplice, visto che la doppia contestazione rischia di trasformarsi in una tenaglia.
L'abuso d' ufficio - sostiene l' accusa - è dimostrato dal fatto che «Renato Marra ha ottenuto un ingiusto vantaggio patrimoniale» grazie al passaggio da vicecapo della Municipale a responsabile del Turismo. E soprattutto che si è proceduto affidando la pratica al fratello, nonostante l'evidente conflitto di interessi. Ecco dunque il nodo: se Raggi negherà davanti ai magistrati di aver compiuto questo abuso ammettendo che la pratica era gestita da Marra, ammetterà automaticamente di aver commesso un falso dichiarando all'autorità anticorruzione del Campidoglio di aver fatto tutto da sola. E a quel punto i pm la informeranno di voler andare subito a processo dove rischia una pena di almeno tre anni.
L'alternativa per l'accusa è il patteggiamento - che può chiudersi con la condanna a un anno - ma sembra difficile, se non impossibile, che la sindaca possa accettarlo. Senza dimenticare lo spettro della legge Severino che fa scattare la sospensione dall' incarico di un amministratore pubblico dopo la condanna in primo grado.
«HO STUDIATO I NOMI»
I pm stanno esaminando nuovi documenti, compreso lo scambio di messaggi del 15 maggio scorso, un mese prima dei ballottaggi. Scrive Marra: «Ho appena finito di studiare i nominativi per gli incarichi delle strutture di diretta collaborazione del sindaco e del vicesindaco». La prova evidente di quanto era già stato raccontato dall'ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e dall'ex capo di gabinetto Carla Raineri, entrambi dimissionari proprio perché intenzionati a non subire la presenza di Marra. Ma anche del capo dell'avvocatura Rodolfo Murra, che per primo ha parlato di una «sindaca sotto ricatto».
L'AMMISSIONE DI MELONI
Quanto è accaduto in questi mesi rende evidente quale fossero le «pressioni» esercitate su Raggi, tanto che fu proprio lei - quando Beppe Grillo le chiese di spostare Marra da vicecapo di gabinetto - a dire che «se va via lui, io mi dimetto».
Spostandolo subito dopo al Personale. Due giorni fa, i pubblici ministeri hanno interrogato l'assessore Meloni proprio per chiarire i passaggi della nomina di Renato Marra visto che il Turismo rientra nelle sue competenze. E lui non ha avuto dubbi nel ricostruire che cosa accadde prima del 9 novembre: «Fu Salvatore a suggerirmi di prendere suo fratello». L'ulteriore conferma di chi prendeva le decisioni e soprattutto della bugia della sindaca sul fatto che era una «sua determinazione».
«TI PUÒ FAR MALE»
Evidentemente Marra - come lui stesso si vantava raccontando di aver guidato i 5 Stelle in campagna elettorale - poteva orientare l' esito delle pratiche e individuare le persone «fidate» da mettere nei posti chiave. Lo ha detto anche Sergio Scarpellini, il costruttore accusato di avergli regalato un appartamento in cambio di averlo «a disposizione» per curare i suoi affari con il Campidoglio intercettato mentre parla con la sua segretaria: «Marra è una personalità, se non ti aiuta ti può far male».