RAGGI E RAGGIRI - GRILLO CHIEDE AI SUOI DI CERCARE A TUTTI I COSTI UN ACCORDO CON IL PD PER CANDIDATI NEUTRI, SOPRATTUTTO A ROMA E TORINO, DOVE RAGGI E APPENDINO HANNO GRADIMENTI MISERI, MA SONO I DEM A SPERNACCHIARLO: UN'ALLEANZA COL M5S FAREBBE SALTARE IL PARTITO A LIVELLO LOCALE - E POI LA RAGGI NON VUOLE MOLLARE. E MOLTI BIG SONO D’ACCORDO: ANCHE SE DESTINATA ALLA SCONFITTA, SERVE PER SCARDINARE LA FARSA DEL VINCOLO DEL SECONDO MANDATO…
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1 – GRILLO HA CHIARITO A DI MAIO E FICO CHE SI VA A SBATTERE IMPUNTANDOSI SULLE RICANDIDATURE DI RAGGI E APPENDINO , MEGLIO TROVARE UN ACCORDO SU UN CANDIDATO "NEUTRO" CON IL PD - PECCATO CHE “VIRGY” NON ABBIA INTENZIONE DI MOLLARE. E INFATTI IERI DA FLORIS HA QUASI DATO DEL MAFIOSO A ZINGARETTI (DAGOSPIA DELL’11 GIUGNO 2020)
2 – Il "Vaffa" del Pd a Grillo sulle alleanze "Avete governato male, discorso chiuso"
Bernardo Basilcii Menini per “la Stampa”
Se anche i vertici del Movimento 5 Stelle proveranno a cercare l' intesa con il Partito democratico per le elezioni del 2021, i dem non tenderanno la mano. E avvertono Zingaretti: imporre l' alleanza sarebbe una pessima idea, tale da mettere a rischio la tenuta del partito sul territorio.
Il riferimento è alla mossa del fondatore del M5S, Beppe Grillo: chiedere a eletti e attivisti sul territorio di cercare accordi con l' ex arcinemico in vista delle prossime scadenze regionali e amministrative, nella speranza di evitare delle sconfitte che potrebbero costare carissime al governo nazionale e ai grillini stessi.
Un tentativo da fare pure a Torino, anzi, soprattutto a Torino. Nei palazzi romani si parla insistentemente di uno scambio: Roma al Pd e Torino ai Cinquestelle, anche attraverso operazioni civiche gradite a entrambi i partiti.
Uno schema che non tiene conto degli umori del territorio, segnato da dieci anni di battaglie. Infatti dal Pd spiegano che la porta dell' alleanza è chiusa. Lo dice il segretario cittadino Mimmo Carretta, che un mese fa aveva lanciato la proposta di un centrosinistra unito proprio per "bruciare" subito eventuali tentazioni romane.
«L' ipotesi di Grillo non ci interessa, non vogliamo operazioni di Palazzo. Il partito si è espresso per un allargamento di campo al centrosinistra». Simile il suo omologo regionale, Paolo Furia: «Il problema è di Grillo e non vedo come possa riguardare noi. Qui loro hanno governato male e il sentimento dei cittadini è chiaro».
Categorico, ma sulla stessa linea, il deputato Stefano Lepri: «Qui un' alleanza non è percorribile e al primo turno la diamo per esclusa». Ma se Roma decidesse di rispondere all' appello di Grillo? Cioè se Zingaretti provasse a forzare la mano a Torino? «Non arriverà mai un' imposizione secca dal nazionale - assicura Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e big del fronte zingarettiano -. Noi dobbiamo costruire un campo largo, sul modello dell' Emilia Romagna, e intercettare gli elettori del Movimento 5 Stelle sui temi».
Quindi Zingaretti non tenterà la forzatura? «Il risultato non cambierebbe comunque», spiega il senatore Mauro Laus. Il fatto è che «in città si sono già espressi tutti. Gli spazi e i presupposti non ci sono, mi sembra che la partita sia definitivamente chiusa».
Insomma, tutti sostengono che alla fine Roma non imporrà il candidato a Torino e che l' appello di Grillo cadrà nel vuoto. A confermare che quella strada è chiusa c' è anche il deputato Davide Gariglio: «È molto difficile che un segretario possa imporre decisioni del genere, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello giuridico».
Il dado è tratto? Non proprio. Molto diranno le elezioni regionali di settembre e le eventuali ricadute sul governo. Però anche dal fronte Cinquestelle il commento alla mossa di Grillo è freddo: «I retroscena non si commentano - dice la capogruppo in Comune Valentina Sganga -. Li lascio agli esponenti del Pd torinese che mi sembrano sempre più convinti di avere la vittoria in tasca. Eppure dal flop del 2016 dovrebbero aver imparato che chi pecca di presunzione, senza avere messo sul tavolo neanche mezzo tema, rischia spiacevoli sorprese».
3 – M5S, sindache in caduta Raggi: io resto in corsa I vertici temporeggiano `
Simone Canettieri per “il Messaggero”
Non commentano. E fanno trapelare che non sarà un sondaggio, seppur impietoso, a mutare le scelte che tra poco dovranno prendere. O meglio: annunciare. Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, gemelle diverse del M5S, sotto l' effetto del Covid sono sprofondate nel gradimento dei cittadini che amministrano.
I NUMERI
Secondo il Governance Poll 2020, un' indagine realizzata per Il Sole 24 Ore da Noto Sondaggi sulla popolarità di sindaci e governatori italiani, le due pentastellate sono bocciate, senza essere rimandate a settembre.
Raggi e Appendino si trovano infatti rispettivamente al penultimo posto (con un calo di 29 punti rispetto al 67,2% del giorno di elezione) e al 97mo (-10,9%). Indietro anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris (al 100mo posto con un calo di 24 punti). Tra le grandi città, in lieve crescita i sindaci di Firenze Dario Nardella (34mo posto) e di Milano Giuseppe Sala (52mo).
Per Raggi - che si vuole ricandidare l' anno prossimo al contrario di Appendino - non proprio un buon viatico. Che però, trapela dal Campidoglio, non muta la rotta di una decisione che sembra ormai già presa. Manca solo l' annuncio, che a questo punto non sarà prossimo. Ci sarà infatti da far passare la brutta pagella del sondaggio.
In Comune, dunque, alzano le spalle: abbiamo un' altra percezione della città reale, dicono. E buttano l' occhio nell' altra colonna, quella che riguarda i presidente di Regione e vede il governatore del Lazio, e leader del Pd Nicola Zingaretti, all' ultimo posto. Anche dallo staff del presidente non commentano, ma si limitano a ricordare che «abbiamo vinto per due volte le elezioni nel Lazio».
Lo stesso Zingaretti probabilmente paga lo scotto della doppia carica nel senso che per la sua attività è probabilmente più conosciuto come leader nazionale che presidente della Regione, anche per quanto riguarda tutta la comunicazione sviluppatasi sul tema Covid.
IL CENTRODESTRA
Le reazioni del centrodestra spingono comunque la sindaca M5S e il leader dem sullo stesso piano. «E' il fallimento di Raggi e Zingaretti, confinati impietosamente al penultimo e ultimo posto della classifica, giudicati come i peggiori amministratori della penisola», attacca Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e big di Fratelli d' Italia.
« Con loro due abbiamo toccato il fondo», dice il senatore e coordinatore romano di Fi Maurizio Gasparri. «Sono un duo catastrofico, simbolo del disastro Pd-M5S», aggiunge Matteo Salvini.
Ma quali saranno gli effetti del sondaggio sul M5S, chiamato a dare il via libera - attraverso il voto su Rousseau - alla richiesta di ricandidatura di Raggi in deroga alla regola del secondo mandato? Dal Comune tacciono, nel M5S si cerca invece di procrastinare la decisione a dopo gli Stati generali attesi in autunno. E così anche l' annuncio autonomo della sindaca finisce in stand by. In attesa di tempi e sondaggi migliori.