SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA UOMINI DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN UN LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...
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Tra i motivi che hanno spinto Elly Schlein all’Aventino Rai non c’è solo la mancata riforma della governance di viale Mazzini: c’è anche un motivo che riguarda lo stato dell’arte del Pd. Infatti, Francesco Boccia era contrario all’Aventino e ha cercato di convincere Elly in direzione a cambiare parere.
Ma la signorina multingender ha capito dove andava a parare Boccia: a un presidente di garanzia chiamato Giovanni Minoli. Un nome su cui anche Fdi aveva dato il suo assenso, grazie alle buone relazioni tra il marito di Nunzia De Girolamo e Giampaolo Rossi. L'attuale dg e futuro ad della Rai aveva fatto da tramite con Giorgia Meloni. E l'accordo sembrava fatto.
Ma il duplex Boccia-Franceschini è stato zittito da Elly: “Io sono la segretaria del partito e decido io”. Del resto, cosa le importa di entrare nei giochi Rai, visto che il Tg3, in teoria in quota Pd, è in realtà in quota Mario Orfeo, un direttore con cui lei non ha mai avuto nulla a che fare. Prendersi in carico un altro “inaffidabile” come il multi-tasking Minoli, beh, cari Boccia e Franceschini, proprio “no, grazie”.
Il problema di Elly è che non ha neanche un uomo di fiducia in Rai. Mentre Boccia, da vecchio volpone, può contare su una rete di rapporti ben strutturata e su un filo diretto con il M5s. D'altra parte, l'ex ministro è tra i fautori dell’alleanza tra Pd e il M5s in Puglia, grazie al feeling con Michele Emiliano. In questo scenario, piuttosto che infilarsi in un labirinto pieno di trappole, Schlein ha preferito chiamarsi fuori, decidendo di non toccare palla nel cda di Viale Mazzini.