RAI, DI TUTTO DI PUS – A SAXA RUBRA È SCATTATA LA SINDROME DEL “TE SO AMICO”: I PAPABILI PER LE NOMINE GIALLOVERDI VENGONO ASSALTATI DAI COLLEGHI – SANGIULIANO È SEGUITO DA UN CODAZZO DI PERSONE TIPO PRIMARIO CON GLI ASSISTENTI. MATANO È SEMPRE AL TELEFONO, GLI EX RENZIANI NERVOSI FUMANO SULLE SCALE ANTI-INCENDIO – ANCORA NESSUNA NOVITÀ SULLE NOMINE, MA…
-Mario Ajello per “il Messaggero”
Un' atmosfera non agitata che nasconde il massimo dell' agitazione. Saxa Rubra, nel primo giorno del potere televisivo giallo-verde con Foa regnante e l' ad Salini governante, somiglia al Martini di James Bond: «Agitato, non mescolato». E in preda alla sindrome del «te so' amico». Appena passa un papabile a qualche direzione di tiggì, parte il «te so' amico» e la carezza furba: «Nessuno lo merita quanto t».
Ma la risposta è evasiva: «Chissà». Magari con toccatina al cornetto rosso, o al santino di San Luigi (Di Maio) o alla figurina del Capitano (non più Totti, ma Matteo). Quando Gennaro Sangiuliano, attuale vice al Tg1 in predicato di diventare direttore, va a mensa, è uno spettacolo da non perdere.
E' seguito da un codazzo, sembra uno di quei primari che girano per le corsie con un corteo di assistenti. Alberto Matano, il suo sfidante per la guida del telegiornale ammiraglio, è a sua volta rincorso telefonicamente da tanti: «Ci siamo?». Boh. Ma ecco Maurizio, Paolo e Hamed, i tre baristi della cittadella Rai. Sono, specialmente quest' ultimo, nordafricano naturalizzato italiano, sostenitori ante-marcia di Salvini.
Racconta uno di loro: «Il Capitano, quando comandava Renzi, veniva qua al bancone da solo. Non se lo filava nessuno. Ora c' è la folla, ogni volta, che gli fa le fusa: Matteo, Matteo, Matteo... Ma quanto sono buffi i giornalisti!». Molti inseguono Giuseppe Malara, del Tg1, troppo apertamente amico di Salvini e leader della corrente sovranista Pluralismo e Libertà che alle elezioni sindacali sta andando forte. «Giuse', ci pigliamo un caffè?». E non riesce a prenderne uno da solo.
GUERRA DI CLASSE
Il ponentino a Saxa è diventato un vento sovranista. L' importante, si ragiona nella palazzina del Tg3, è che non diventi uno tsunami. Nessuno comunque fa barricate, semmai domina - oltre alla caccia all' antenato anti-multi-culti: «Ho un parente che partecipò alle Crociate!» - un attendismo fiacco, comprensivo di singhiozzo.
I giornalisti ex renziani fumano sulle scale anti-incendio e aspettano l' arrivo dei barbari.
«Questi - così si ragiona - sono capaci di inventarsi perfino i menù sovranisti in mensa. Tipo: basta con la zucchina bio, solo bistecca di tigre!». I montatori e i tecnici invece festeggiano: «Finalmente la Rai del popolo, i giornalisti non conteranno più un cacchio!».
In attesa della giustizia proletaria giallo-verde, nelle palazzine non c' è angolo che sia privo del suo capannello - «Faranno prigionieri o non faranno prigionieri?» - e non c' è capannello che non abbia il suo toto-nomi in aggiornamento h24. Al mattino Franco Di Mare è già direttore («Vi giuro, me lo ha detto lui!!!!», ma non è vero) del Tg1, all' ora dell' ammazzacaffé Franco scende da quel podio e in fase apericena spunta su un' altra poltrona.
Anche altri girandolano così. Un punto fermo soltanto c' è per ora: Alessandro Casarin, quota Lega, è la prima nomina del nuovo Cda, da ieri ha l' interim alla guida della potente testata regionale, e poi avrà la nomina definitiva quando verranno fatte a breve tutte le altre.
Chissà se avrà un condirettore, in passato questa testata lo ha avuto, e nel caso potrebbe essere - anche per equilibrare il nordismo con una provenienza centro-sud - Nicola Rao. Gli occhi e le orecchie sono soprattutto su Tg1 e Rai1. Marcello Ciannamea non a dirigere la prima rete, come si diceva in questi giorni, potrebbe andare ma a guidare con l' appoggio di Salvini la super-corazzata di RaiPubblicità. Poltronissima.
E se a Rai1 va Di Mare, con la sua esperienza da uomo Rai, la guida del Tg1 potrebbe diventare l' approdo di Sangiuliano. Forte anche del fatto che ha una sua frequentazione accademica con il premier Conte, oltre che essere nelle grazie di Salvini e di buona parte della redazione.
E in questi giorni nella sua stanza, al secondo piano, c' è il via vai di gente come Leonardo Metalli (filo-grillino ma poi il selfie con Salvini lo ha reso trasversale), Luigi Monfredi (ex democristianone di Taranto, passato tra An e Forza Italia e sempre in pista), Lucia Duraccio e altri.
Molto corteggiata Sonia Sarno, leghista della prima ora, mentre Giorgino si gioca la sua partita: e punta alla vice-direzione. E il Tg2? Matano (ma non è detto che accetti) se all' 1 gli viene preferito Sangiuliano. O viceversa. Per il 3 ancora Mazzà. Su Rai2 si parla di Ludovico Di Meo, ma anche per RadioRai: lui o Giuseppe Carboni. In questo clima, a Saxa, tutti chiedono a tutti la stessa cosa: «Chi sale? Chi scende?».
Che poi è l' identico interrogativo che negli studios della Dear, dove si svolge la Prova del cuoco, si legge negli sguardi di quelli che si rivolgono a Elisa Isoardi. Ma lei, concentrata sulla sua trasmissione, non s' atteggia a Sibilla Cumana. E i sommersi e i salvati, per conoscere il proprio destino, devono pazientare ancora un po' ma è un po' una tortura.