IL RECOVERY FUND MANCO È STATO APPROVATO E DI MAIO GIÀ SPENDE I SOLDI PER RIDURRE LE TASSE. PECCATO CHE USARLI PER LA SPESA CORRENTE È VIETATISSIMO E FA SOLO INCAZZARE I GIÀ MOLTO CONTRARI PAESI ''FRUGALI''. COSÌ IL POVERINO CORREGGE IL TIRO E PARLA DI ''RIFORMA FISCALE'' - NEI PROSSIMI GIORNI CONTE PARLERÀ CON I LEADER DI FRANCIA, SPAGNA E PORTOGALLO (CI VUOLE POCO), E POI PURE CON I FALCHI KURZ E RUTTE. COSA DIRÀ PER CONVINCERLI?
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1. DI MAIO: ORA TAGLIAMO LE TASSE PALAZZO CHIGI LO STOPPA SUBITO
Francesca Sforza per “la Stampa”
La grande sfida dell' Italia è sulla semplificazione della pubblica amministrazione e della vita delle imprese, impastoiate in un labirinto burocratico che ha mostrato tutta la sua fragilità già nella destinazione dei primi sussidi a fondo perduto durante l' emergenza legata alla pandemia. Perché ce lo chiede l' Europa?
«No - spiegano fonti di Palazzo Chigi - perché ce lo chiedono gli italiani: grazie all' Europa noi, come altri, abbiamo la possibilità di rispondere alle esigenze della nostra economia». C' è un solo errore da non fare: lasciar passare l' idea che l' Italia userà i fondi europei per la spesa corrente, per abbassare le tasse o lanciare sussidi a pioggia. Soluzioni come Quota 100 o il reddito di cittadinanza non sono mai piaciute a Bruxelles, e non solo ai Paesi "frugali", ma anche agli Stati membri dell' Europa dell' Est, che nel negoziato che ci aspetta da qui a luglio sono in prima linea per denunciare sperequazioni e trattamenti di favore.
Su questo la linea di Palazzo Chigi è molto chiara, e ha messo in minoranza la prospettiva accennata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che accanto all' importanza della riforma fiscale e del codice degli appalti aveva parlato anche della necessità di abbassare le tasse per le famiglie. «Da questa crisi dobbiamo imparare che senza interventi forti non riusciremo a rialzarci, dunque abbassiamo le tasse e semplifichiamo il codice degli appalti - scriveva ancora ieri il ministro Di Maio su Facebook - Più lavoro e meno impedimenti per cittadini e imprese. Non c' è altro tempo da perdere».
Ma il punto - spiegano a Palazzo Chigi - è la crescita, e la forza di questo negoziato non è stata costruita sul fatto che bisognasse correre in soccorso di questo o quello, ma che ad essere in pericolo era il mercato unico nella sua interezza. Perché l' industria automobilistica tedesca non può fare a meno dell' indotto italiano, perché il 90 per cento dei fornitori di Airbus si trovano in Europa, e perché il mercato integrato comunitario - non l' Italia - è "Too Big to Fail", troppo grande per fallire. «Attraverso gli stimoli alla crescita che verranno dalla semplificazione per la parte produttiva del Paese sarà possibile diminuire percentualmente il debito e solo a quel punto si potrà parlare di abbassare le tasse», dicono ancora a Palazzo Chigi.
«Per noi è importante guardare al futuro - ha detto in chiusura di giornata la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ieri ha parlato a lungo al telefono con il premier Conte - In questa crisi ci sono stati molti danni, ma nessuno tra i Paesi membri ha alcuna colpa o ha fatto qualcosa di sbagliato per meritare una crisi economica così profonda, perciò vogliamo superare questa crisi insieme e dunque investiamo insieme nel futuro raccogliendo fondi nei mercati».
Sarebbe sbagliato dunque - fanno osservare fonti di governo - anteporre l' argomento delle condizionalità a quello delle riforme, perché il punto sono le riforme: se si fanno le riforme il Paese cresce, e se cresce non c' è condizionalità che possa impedirlo, anzi, possono solo essere fattori di stabilizzazione. Nei prossimi giorni Palazzo Chigi sta mettendo in agenda una serie di conversazioni preparatorie: Francia, Spagna e Portogallo sono gli interlocutori più vicini in questo momento, ma sono in vista colloqui con il leader austriaco Sebastian Kurz e l' olandese Mark Rutte.
«Questa è l' occasione per modernizzarci tutti - dicono ancora al governo - i Paesi del Nord Europa avranno la possibilità di investire sul Green Deal e la sostenibilità ambientale, quelli del Sud potranno procedere sulla strada della modernizzazione delle strutture e della razionalizzazione della burocrazia».
2. RECOVERY FUND: AMENDOLA,FONDI NON PER RIDURRE NOSTRE TASSE
(ANSA) - "Il recovery fund si finanzia con titoli di debito emessi sul mercato, merito anche della caparbietà di Paolo Gentiloni a Bruxelles. Quindi non ci sarà un aumento dei contributi nazionali ma avanzeremo, finalmente, nella direzione di creare e utilizzare risorse proprie dell'Unione europea. Avremo forme di tassazione europea legate a obiettivi come l'ambiente e il digitale. In altri termini, si profila una nuova sovranità europea". Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Affari europei proposto dal Pd, Enzo Amendola.
Sull'ipotesi che le tasse per i cittadini possano aumentare, Amendola assicura: "No. Semmai potrà esserci uno spostamento del prelievo dal livello nazionale al livello europeo. Non un aumento netto. E gli italiani avranno più benefici rispetto a quanto saranno chiamati a contribuire in questo piano". Sul fatto che nel governo c'è chi pensa di usare il Recovery Plan per un taglio delle tasse, fa notare: "Due mesi fa il tormentone era: 'l'Europa ci ha abbandonato'.
Oggi si fa a gara nel fare proposte sull'utilizzo delle risorse, notevoli, che ci saranno messe a disposizione. Io mi limito a far notare che i sussidi e i prestiti del Recovery Plan sono destinati a investimenti, non alla spesa corrente. E servono per tornare a crescere in modo robusto, in modo da ridurre il debito. Noi negli ultimi due decreti abbiamo mirato, correttamente, a proteggere la coesione sociale. Ora, con il piano italiano di rilancio, dovremo rivoluzionare la nostra capacità di impiego delle risorse europee nei settori cruciali". Quei soldi, quindi, non si possono usare per tagliare delle tasse, ma "sono destinati a investimenti supplementari rispetto a quanto avremmo fatto senza il piano europeo".