REGOLAMENTO DI CONTE – PEPPINIELLO APPULO SALE SULLE BARRICATE E PROMETTE UN'OPPOSIZIONE “INTRANSIGENTE” ALLA MELONI, DALL'UCRAINA AL REDDITO DI CITTADINANZA – E IL PD, TERRORIZZATO CHE SI CREI UN ASSE TERZO POLO-DUCETTA, NON SA SE RICUCIRE COL M5S O NO (TANTO PER CAMBIARE) – BOTTURA: “GIUSEPPE CONTE TER HA RIMPROVERATO A MELONI DI RIFARSI AL GOVERNO DRAGHI, CHE GIUSEPPE CONTE BIS HA SOSTENUTO PER TUTTO IL TEMPO, E…”
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1 - CONTE TER
Estratto dell’articolo di Luca Bottura per “La Stampa”
[…] Giuseppe Conte Ter ha rimproverato a Meloni di rifarsi al Governo Draghi, che Giuseppe Conte Bis ha sostenuto per tutto il tempo, e ha stigmatizzato la polizia che, quando Giuseppe Conte Uno era al Governo, identificava chiunque passasse a meno di venti metri da Salvini senza almeno farsi un selfie. Il classico regolamento di Conte. […]
2 - CONTE: "PACE E REDDITO, NOI INTRANSIGENTI"
Carlo Bertini per “La Stampa”
A fine giornata si diffonde un piccolo giallo sui complimenti che Enrico Letta avrebbe fatto a Giuseppe Conte per il suo discorso, circostanza resa nota dai 5stelle e negata però dal Pd: «Si sono solo salutati per il primo giorno insieme in aula», ammettono dal Nazareno. Comunque sia andata, un segno di disgelo. In aula ogni truppa applaude il suo leader e il terzo polo lancia carezze al premier.
«Mai visto un autogol così clamoroso come quello di Debora Serracchiani che accusa Meloni di volere le donne un passo indietro agli uomini». Non è un membro del governo a commentare così un botta e risposta che ha portato la premier a rispondere caustica, «mi guardi onorevole Serracchiani, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?». No, è Carlo Calenda, che fa calare un brivido freddo sulla schiena dei dem, timorosi che si crei un asse Terzo Polo-Meloni.
A dimostrazione di quanto siano unite le forze anti-governo in questa contesa, basta sentirle in aula. «Un'opposizione implacabile, intransigente», quella che annuncia Giuseppe Conte. Che in serata incontra Beppe Grillo e in aula erige un muro a difesa del reddito di cittadinanza. E attacca sull'Ucraina.
«Lei non ha mai accennato all'unica via d'uscita: pace. Le ricorda qualcosa?», domanda portando la mano all'orecchio in segno di irrisione. «Saremo alternativi, ma quando dovremo fare scelte insieme sul tema dell'Ucraina, lo faremo», dice invece Enrico Letta. Che promette, «saremo guardiani inflessibili della Costituzione, no al presidenzialismo».
«Con fatti credibili, faremo le nostre proposte», tende invece la mano Matteo Richetti, a nome di Azione e Italia Viva. In queste diverse sfumature di grigio si misura la postura delle opposizioni di fronte al nuovo governo. Da quella radicale dei 5stelle, a quella più morbida del Pd, fino a quella disponibile del Terzo polo.
Ma fuori dall'aula, le reazioni dei dem tradiscono l'ansia per la capacità della premier di occupare anche il terreno della sinistra. Non liquidano infatti solo con parole sprezzanti «il comizio e il discorso tipico della destra romana, pieno di demagogia e luoghi comuni, della nuova Alemanno», come fa Andrea Casu.
Ammettono pure «che è stata brava e insidiosa», copyright Matteo Orfini. «Perché entra nel terreno tipico della destra sociale su lavoro e pensioni, mettendoci in crisi», nota l'ex presidente Pd. In disaccordo con Marianna Madia. Non solo in cortile, anche in aula il Pd si divide. Andrea Orlando è l'unico ad applaudire l'uscita contro «un modello di mercato non degno di un Paese libero e occidentale».
Lorenzo Guerini è l'unico a spellarsi le mani quando lei ringrazia l'impegno delle forze armate. Gianni Cuperlo e Roberto Speranza non si muovono. E se i dem sono in ordine sparso, i 5stelle si uniscono a Conte che mena fendenti: quando accusa Meloni di «strizzare l'occhio a istituzioni finanziarie internazionali, il che spiega un'opposizione compiacente con Draghi». E quando insinua «il dubbio che troverà appoggi dai banchi dell'opposizione».
Letta le imputa di «ammiccare ai No Vax», bolla il suo silenzio sui temi caldi, «salute e sanità pubblica, niente su gas, price cap, pensioni, ambiente, transizione digitale e sul fisco». Poi rivendica il sostegno del Pd al governo Draghi e non usa toni aspri. «Faremo il nostro dovere di opposizione, renderemo omaggio a Matteotti nel centenario della marcia su Roma», conclude evocando l'era fascista.
Con un solo termine spigoloso quando cita «il passaggio da brividi sul Covid». Richetti suona un'altra musica. Apprezza la proposta di una commissione d'inchiesta sulla pandemia come quella richiesta da Renzi. Attacca Salvini per mettere zizzania tra lui e la premier: «Lei ha attaccato coloro che, governando, hanno peggiorato i fondamentali macroeconomici del Paese. Ma il genitore due del reddito di cittadinanza è seduto lì accanto a lei...». Azione si fa avanti insomma: Calenda ha anticipato che l'atlantismo e nessun arretramento sui diritti sono le premesse al dialogo. E quando Richetti lancia la proposta di un credito di imposta alle aziende di ceramica falcidiate dalla crisi, Meloni prende appunti, dopo aver detto a Tajani, «questa me la segno...».