RENZI, DOPO AVERLA MOLLATA A SE STESSA PER SETTIMANE, DIFENDE LA BOSCHI: ''CHIEDERE LA SFIDUCIA PER IL SALVABANCHE È INFIMO E MESCHINO. UNA MOZIONE COPIATA MALE DA UN ARTICOLO DEL 'FATTO''' - E ANZALDI CHIEDE IL LICENZIAMENTO DI MASSIMO GIANNINI: ''DICE CHE IN ETRURIA C'È UN RAPPORTO INCESTUOSO? I DIRIGENTI RAI HANNO MANDATO A CASA AZZALINI PER MOLTO MENO''
1. BANCHE, IN SENATO VOTO SU MOZIONI DI SFIDUCIA. RENZI: "CONFLITTO D'INTERESSE BOSCHI NON ESISTE"
Accusare il governo di conflitto d'interessi per la vicenda della riforma delle banche popolari, provvedimento ribattezzato dalle cronache "ddl salvabanche", "è un'accusa infima e meschina. Questo governo ha commissariato Banca Etruria senza guardare chi sedeva nel Cda. Banca d'Italia ha sanzionato i familiari di un ministro e non c'è stato neanche un solo avvenimento che possa far parlare qualcuno qua dentro di conflitto di interessi, né per Maria Elena Boschi né per nessun altro membro del governo".
Così Matteo Renzi, parlando al Senato in sede di replica dopo la discussione generale sulle mozioni di sfiducia al governo presentate e illustrate in Aula da Forza Italia, Lega Nord e Movimento 5 stelle sulla vicenda del presunto salvataggio di quattro banche (Cariferrara, Carichieti e Banca Marche e Banca Etruria). La chiama sulla prima delle due mozioni dovrebbe iniziare intorno alle 19-19,30. Si passerà poi alla chiama sulla seconda mozione.
"Chiedere la sfiducia oggi sulla questione bancaria - ha argomentato Renzi -, denota da parte delle opposizioni una scelta politica ben precisa. Non avete scelto di porre la mozione sugli atti più importanti, come la legge elettorale, il mercato del lavoro, sulla questione delle tasse, magari evidenziando alcune incoerenze tra quello che abbiamo fatto in passato e quello che abbiamo fatto ora, oppure sugli insegnanti o tanto altro. Si è scelto di non parlare di questo perché si prende atto che su questi provvedimenti l'Italia ha visto finalmente l'azione di un Parlamento capace di far uscire il Paese dalla recessione".
Tutta questa vicenda è dunque una strumentalizzazione, come Renzi aveva già affermato alla Leopolda. "Voi pensate - ha proseguito Renzi - che gli italiani si lascino strumentalizzare da polemiche e che siano meno accorti di quanto immaginate. Noi siamo orgogliosi della riforma delle banche popolari. Se quel decreto fosse stato fatto alla fine degli anni 90, come Ciampi e Draghi avevano proposto, in tante parti d'Italia avremmo evitato le scene di questi anni in tema di contiguità tra banche e politica".
La discussione al Senato ha accomunato le due mozioni, su cui l'Aula si appresta ad esprimersi con votazioni separate. La mozione di Forza Italia e Lega Nord, primi firmatari i capigruppo Paolo Romani e Gian Marco Centinaio, denuncia "il conflitto di interessi insito all'interno dell'esecutivo", nello specifico "i fatti che hanno interessato la Banca dell'Etruria e del Lazio e la loro collocazione temporale" che "fanno sorgere più di un dubbio su quanto il Governo in carica sia ancora in grado di assolvere al dovere primario di disinteresse personale nell'adempimento di pubbliche funzioni, di imparzialità e di garanzia dei servizi per un ordinato svolgersi delle attività economiche e della vita sociale in generale".
La mozione del M5s rileva come "nel corso dell'anno 2015, il Governo ha adottato provvedimenti che, di fatto, hanno mutato radicalmente l'assetto del sistema bancario e creditizio del Paese. E in tale mutazione si sono inseriti atti e fatti idonei a configurare palesi conflitti di interesse: in capo al presidente del Consiglio dei ministri, oltre che ad altri esponenti governativi di primo piano". Riferimento diretto alla ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, figlia dell'ex vicepresidente dell'istituto aretino, Pier Luigi Boschi. In merito alla vicenda, la ministra ha già superato una mozione di sfiducia alla Camera presentata a suo carico ancora dal M5s.
Per Renzi, "le due mozioni presentano piccoli refusi: sono un copia e incolla da un quotidiano quanto mai lontano dalla vostra storia. E' un grande divertimento, perché è un editoriale del Fatto, la prossima volta magari controllate". Poi il presidente del Consiglio è entrato nel merito. "Nel 2015 gli articoli sulla stampa italiana dedicati a Banca Etruria sono stati più numerosi di quelli dedicati all'immigrazione - ha rilevato -. Anziché parlare della direttiva europea sul bail-in o dei crediti deteriorati si è parlato di una sola banca, perché si sostiene che ci sia conflitto di interessi.
E' un'accusa infima e meschina. Questo governo ha commissariato Banca Etruria senza guardare chi sedeva nel Cda. Banca d'Italia ha sanzionato i familiari di un ministro e non c'è stato neanche un solo avvenimento che possa far parlare qualcuno qua dentro di conflitto di interessi, né per la Boschi né per nessun altro membro del governo".
"Si legge nel testo di una mozione di sfiducia che il decreto sulle popolari imponeva la trasformazione e quotazione di Banca Etruria - ha puntualizzato ancora Renzi -. Ma di tutte le banche interessate dal decreto di gennaio l'unica banca già quotata era Banca Etruria, su cui si sta giocando - ha ribadito il premier - una strumentalizzazione politica comprensibile, alla quale siamo totalmente abituati e che non ci fa paura, ma totalmente slegata dalla realtà". "In questo Paese chi ha sbagliato paga e chi paga non lo decidete voi ma i giudici, nel primo, secondo, terzo grado di giudizio. E il quarto grado non è un blog dell'illuminato" ha sottolineato Renzi, con un ultimo riferimento a Beppe Grillo.
Poi, rivolgendosi al centrodestra, e in particolare a Forza Italia, Renzi ha osservato: "Siete divisi, siete sempre meno. I giornali conteranno i no, ma se contassero i sì, vedrebbero che sono sempre meno perché tra voi esiste una grande divisione. Attendiamo pazientemente che nel campo moderato del centrodestra si possa tornare a un linguaggio che non è quello della contrapposizione ideologica, che in un in un caso come questo vi porta a fare delle battaglie senza rendervi conto di cosa è stato il sistema bancario in Italia". Quanto alla Lega, "avete governato il Paese e lasciato le cose peggio di come le avevate trovate. Tenetevi le vostre polemiche, aggrappatevi al fango - ha concluso il premier -, noi pensiamo all'Italia e la lasceremo meglio di come l'abbiamo trovata".
2. RAI: ANZALDI, ALTRO CHE AZZALINI, MANDARE VIA GIANNINI
(ANSA) - "In Rai chi è controlla? Per il countdown anticipato a Capodanno ha dovuto accorgersene la rete Internet e solo dopo l'azienda. Tutti noi paghiamo una marea di dirigenti, ma chi è che controlla? Non può essere responsabile uno solo, ci sono un'infinità di dirigenti sopra il tetto dei 240 mila euro. Dovrebbero denunciare loro, dovrebbero dire ci scusiamo. Invece, ogni volta se ne accorgono i cittadini". Lo dice il deputato dem, Michele Anzaldi, raggiunto dall'ANSA dopo l'intervista a LaStampa.it nella quale accusa Massimo Giannini di Ballarò.
"Il licenziamento di Azzalini? L'ho trovato esagerato. In Rai si vedono cose ben peggiori - dice il deputato al quotidiano online -, come quello che è successo ieri sera a Ballarò. Il conduttore Massimo Giannini ha affermato che sul caso Boschi-Banca Etruria c'è un "rapporto incestuoso". È un'affermazione vergognosa, che avrà risvolti giuridici pesanti. Mi auguro che Boschi lo quereli". Secondo Anzaldi "qualcuno ora deve rispondere: Giannini stesso, ma anche Maggioni, Verdelli e Vianello. Qualcuno mi spieghi perché i super dirigenti Rai che guadagnano quattro volte più del premier non intervengono".
L'intervistatore gli chiede quindi se sia il caso di licenziare Giannini. "Hanno mandato a casa Azzalini per molto meno - replica Anzaldi -. C'è stato un cambio di rotta, ora si vada fino in fondo. Serve la stessa determinazione. Ballarò non è più una trasmissione di qualità e anche gli ascolti lo dimostrano. Prendiamo la trasmissione di ieri: il servizio pubblico dovrebbe tranquillizzare chi ha perso i propri risparmi, non fomentare". Ad una domanda sull'avvio di una offensiva di Renzi per prendersi Raitre, Anzaldi replica: "Visti i risultati di ascolto, farebbe bene".