RENZI VS CONTE, NUOVO ROUND - MATTEUCCIO PRESENTA IL SUO LIBRO A BRUXELLES E FA LO SHAMPOO A PEPPINIELLO APPULO: “QUELLO SQUALLIDO EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO” - LE POLEMICHE SUI SOLDI (“VI SIETE MAI CHIESTI PERCHÉ RENZI LO CHIAMANO E CONTE NO?”) E IL QUIRINALE: “MEGLIO CHE DRAGHI RESTA AL GOVERNO. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA NON CAMBIA L'EUROPA, SEMMAI LA CAMBIA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE” – “NON SONO ADATTO PER LA NATO. SE VADO LÌ NEL GIRO DI UN QUARTO D'ORA FACCIO SCOPPIARE DUE GUERRE…”
-Marco Bresolin per "la Stampa"
«Nel 2022 il governo italiano si gioca una partita determinante in Europa perché bisogna riscrivere le regole del Patto di Stabilità. E il Presidente della Repubblica italiana non cambia l'Europa, semmai la cambia il Presidente della Repubblica francese».
Matteo Renzi frena sull'elezione di Mario Draghi al Quirinale. E lo fa proprio da Bruxelles, dove è arrivato dopo aver fatto tappa a Parigi per una due giorni di incontri con alcuni esponenti liberali «per costruire la "maison commune" dei riformisti europei». Che ovviamente ha il suo pilastro nella persona di Emmanuel Macron.
L'occasione è la presentazione del suo libro, Controcorrente (edizioni Piemme), anche se inevitabilmente si finisce a parlare del suo conto corrente. Nella sede del partito liberale fiammingo Open Vld, davanti a una cinquantina di sostenitori (tutti con il Green Pass, pochi con la mascherina, nonostante l'obbligo imposto dalle leggi belghe) l'ex premier si difende dalle accuse dei magistrati per i finanziamenti alla fondazione Open: «Non ho commesso alcun reato».
E fa spallucce quando gli viene fatto notare che un senatore non dovrebbe ricevere soldi da uno Stato estero: «Ho fatto conferenze ovunque e ho preso un sacco di soldi. Sì, è vero: anche in Paesi non democratici. Ma non vi siete mai chiesti perché Renzi lo chiamano e Conte no?».
L'ossessione del senatore di Scandicci è proprio Conte. Anzi, «quello squallido ex presidente del Consiglio che si chiama Giuseppe Conte, il prototipo del populismo squallido».
Risponde per le rime agli attacchi dell'avvocato del popolo, che ha accusato i ministri di Italia Viva di essersi opposti alla revoca della concessione autostradale ai Benetton perché finanziati dalla famiglia. «No - urla lui in una Bruxelles che per quasi tre anni lo ha visto protagonista e che ora lo accoglie come uno dei tanti comprimari -. La revoca delle concessioni è stata un'idiozia per il semplice fatto che lo Stato ha regalato 8 miliardi di euro ai Benetton».
La polemica sulle conferenze a pagamento, sostiene, è soltanto una scusa «per indebolire Italia Viva a due mesi dell'elezione del Presidente della Repubblica». Renzi non fa nomi su possibili candidati perché «quelli bravi a fare queste cose stanno zitti». E lui, modestamente, ritiene di esserlo. Anche se poi si prende in giro con un'imitazione di se stesso che parla in inglese («First reaction: shock!»).
Ammette che Draghi potrebbe fare qualsiasi cosa - «presidente del Consiglio, della Repubblica, della Commissione e del Consiglio europeo», però lascia intendere la sua preferenza: meglio che resti al governo. E la sua certezza: «Nemmeno Godzilla riuscirà a far terminare in anticipo la legislatura». Il 2022, comunque, sarà «una lunga notte di San Lorenzo: l'anno delle Cinque Stelle cadenti».
Ma Renzi cosa farà nel prossimo futuro, a parte continuare a girare il mondo incassando «un sacco di soldi» con le conferenze? Secondo Romano Prodi «cambierà mestiere». Di certo non farà il segretario della Nato: «Non sono adatto, se vado lì nel giro di un quarto d'ora faccio scoppiare due guerre».
In quel ruolo dice che vedrebbe bene «Letta, Mogherini o Gentiloni». Non Conte «perché gli americani non si fidano». Prima di rientrare in albergo confida che alla Leopolda tornerà alla carica per convincere il governo a chiedere i 36 miliardi del Mes sanitario. La stessa arma usata un anno fa per dare la spallata a Conte. Ma questa volta non finirà così. Mario Draghi può stare sereno.